Il calapranzi
Il calapranzi
Scritto da Pinter nel 1957, “Il Calapranzi” fa parte della prima stagione drammaturgica dell’autore dove, all’interno di un linguaggio quotidiano, il non detto risulta essere metafora di un solo meccanismo, quello della violenza. Violenza sotterranea, fatta di sguardi a tratti quasi impalpabile, ma che manifesta, con scatti improvvisi, tutta la sua furia oppressiva.
Oppressiva come la stanza disadorna con due letti, due sedie e due uomini che aspettano…aspettano l’arrivo di istruzioni. Istruzioni che tardano ad arrivare, ma che quando arrivano sono senza significato, (parole che prendono la forma di immagini quasi primordiali come le tecnologiche faccine di whatsup o le ricette del cibo di cui la nostra società pare essere ossessionata).
Ben e Gus aspettano, in un’attesa riempita di parole senza senso, dove la tensione attraverso un dialogare teso e scattante, costruito su ritmi in cui i silenzi contano quanto le battute, la fa da padrone.
Lo stile registico scelto da Susini porta in piena luce il messaggio di Pinter – dove l’apparente mansuetudine dei due protagonisti cela una irrequieta oppressione dell’animo e della psiche. In una dimensione spesso rarefatta e quasi irreale, ci racconta le ansie, le paure, l’insicurezza e l’incomunicabilità degli esseri umani.
In un perfetto connubio tra comicità e dramma, ci svela l’immagine di una società in cui la violenza, sotto le mentite spoglie di una brutalità dai sapori morbidi, insidia, minaccia e tortura l’individuo.
A cinquant’anni dalla sua stesura, il Calapranzi continua a sfuggire alle maglie di un teatro di genere, ponendo interrogazioni senza tempo, interrogazioni che risuonano tra le mura di un sottosuolo… perché sono qua?
Le date
30 novembre e 1 dicembre Firenze, Teatro Reims
Oppressiva come la stanza disadorna con due letti, due sedie e due uomini che aspettano…aspettano l’arrivo di istruzioni. Istruzioni che tardano ad arrivare, ma che quando arrivano sono senza significato, (parole che prendono la forma di immagini quasi primordiali come le tecnologiche faccine di whatsup o le ricette del cibo di cui la nostra società pare essere ossessionata).
Ben e Gus aspettano, in un’attesa riempita di parole senza senso, dove la tensione attraverso un dialogare teso e scattante, costruito su ritmi in cui i silenzi contano quanto le battute, la fa da padrone.
Lo stile registico scelto da Susini porta in piena luce il messaggio di Pinter – dove l’apparente mansuetudine dei due protagonisti cela una irrequieta oppressione dell’animo e della psiche. In una dimensione spesso rarefatta e quasi irreale, ci racconta le ansie, le paure, l’insicurezza e l’incomunicabilità degli esseri umani.
In un perfetto connubio tra comicità e dramma, ci svela l’immagine di una società in cui la violenza, sotto le mentite spoglie di una brutalità dai sapori morbidi, insidia, minaccia e tortura l’individuo.
A cinquant’anni dalla sua stesura, il Calapranzi continua a sfuggire alle maglie di un teatro di genere, ponendo interrogazioni senza tempo, interrogazioni che risuonano tra le mura di un sottosuolo… perché sono qua?
Le date
30 novembre e 1 dicembre Firenze, Teatro Reims
Per maggiori informazioni
Teatro Reims
Via Reims 30,
50126 FIRENZE (FI)
50126 FIRENZE (FI)