"Risveglio di primavera", spettacolo in scena al Teatro Ragazzi e Giovani di Torino
Wedekind scrisse Risveglio di primavera, il cui sottotitolo è Tragedia di fanciulli, nel 1891, un’epoca in cui parlare dell’età della scoperta della sessualità era considerato tabù, tanto da andare incontro alla censura per molti anni. Da allora in poi non si poterono più ignorare i turbamenti adolescenziali portati dalla discrepanza tra crescita dei corpi e immaturità psicologica. Fu codificata l’età della socialità di gruppo, dei complessi di inferiorità, delle paure e delle speranze sempre condivise con i coetanei, specchio e cassa di risonanza dell’interiorità del singolo. Nel contesto borghese perbenista della Germania di fine ‘800, un gruppo di quattordicenni, rigorosamente tenuti all’oscuro delle dinamiche della sessualità e dell’interazione affettiva, scoprono, ognuno in modo diverso, pulsioni, desideri e perversioni. In una società repressiva, che pretende di veder sfociare l’infanzia direttamente nella maturità adulta, nessuno di loro vive il cambiamento in modo sereno e le singole tragedie diventano un dramma collettivo.
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