In un modo o nell’altro ha accompagnato la vita di moltissimi italiani, segnato momenti importanti e si è dimostrato un affidabile compagno di viaggi per anni. Parliamo del motore FIRE, un pezzo di storia Fiat, impareggiabile in termini di economicità di utilizzo. 35 anni di servizio in cui ha dominato la scena pop dell’auto, alimentando tante bestseller italiane e aggiornandosi per rimanere sempre al passo con i tempi.
La nascita del FIRE 1000
Siamo agli inizi degli anni 80 e Stefano Iacoponi, ingegnere meccanico recentemente assunto nella direzione tecnica Fiat, diventa responsabile della divisione motori, cambi e organi di guida, e inizia la progettazione di quello che sarà a breve il primo dei suoi due capolavori motoristici (insieme al common rail). L’idea è di sostituire il propulsore Serie 100, a listino a partire dalla Fiat 600 del 1955. Le criticità di questo motore ad aste e bilancieri si trovano nel peso, nei consumi e nella complessità delle componenti. Dietro allo sviluppo si vive un periodo storico difficile per Fiat, in cui si susseguono scioperi, casse integrazioni e la famosa Marcia dei 40.000. Nonostante ciò, il lavoro del team guidato da Iacoponi non si ferma e procede in sedi temporanee. Gli ingegneri Fiat si trovano così a dare vita a un progetto semplice nelle lavorazioni, con pochi pezzi e compatto. Quando dai vertici Fiat arriva la richiesta ufficiale di un nuovo motore per sostituire il 903 della serie 100, basta poco tempo per dare ufficialmente vita al FIRE che conosciamo.
Un progetto nel segno dell’efficienza
Il nome FIRE nasce come acronimo di Fully Integrated Robotized Engine, una definizione che da sola sintetizza la filosofia industriale dietro al progetto. L’obiettivo non è solo costruire un motore moderno e affidabile, ma anche rivedere completamente i processi di produzione nel segno dell’efficienza e della velocità. Il FIRE è il primo propulsore Fiat interamente assemblato da linee robotizzate, con una drastica riduzione dell’intervento umano e un incremento della precisione.
Si mantengono così dei costi di produzione bassi, diminuiscono le possibilità di errore al minimo e si riesce a garantire una replicabilità perfetta tra un esemplare e l’altro. Il motore venne pensato per essere semplice da costruire, riparare e mantenere: monoblocco in ghisa, testata in alluminio, albero a camme in testa e distribuzione a cinghia dentata. Una configurazione essenziale e proprio per questo incredibilmente longeva.
Le differenze rispetto al Fiat 903 Serie 100
Il FIRE nasce con l’obiettivo dichiarato di superare i limiti tecnici ed economici del motore Fiat Serie 100 da 903 cc, in produzione fin dagli anni ’60. Il confronto tra i due mette in luce un netto cambio di filosofia sia progettuale che costruttiva. Il vecchio 903 è un motore robusto ma datato: utilizza un sistema ad aste e bilancieri, ha una testata in ghisa e un’elevata complessità costruttiva per l’epoca. Il FIRE, invece, è progettato da zero per essere più leggero, compatto e adatto all’assemblaggio robotizzato.
La differenza più evidente sta nel peso: il FIRE pesa circa 9 kg in meno rispetto al 903 (69 kg contro 78 kg), grazie all’utilizzo di una testata in alluminio e a un’architettura più compatta. Il numero complessivo dei componenti si riduce sensibilmente: il FIRE conta 95 parti in meno, semplificando la manutenzione e abbattendo i costi di produzione. Cambiano anche la disposizione e il numero degli organi meccanici: la distribuzione passa da un sistema laterale a uno con albero a camme in testa (SOHC), con cinghia dentata e valvole inclinate a V di 45°, soluzione più moderna e silenziosa. Inoltre, il basamento viene alleggerito e reso strutturalmente più semplice, contribuendo a ridurre le dimensioni del motore (solo 59 cm di lunghezza contro i 66 del 903).
FIRE 1000: qualche dato tecnico
Il primo motore FIRE nasce con un’impostazione razionale e moderna, che punta a semplicità costruttiva, leggerezza e facilità di manutenzione. L’architettura scelta è quella di un quattro cilindri in linea, con una testata a singolo albero a camme in testa e distribuzione a cinghia dentata, soluzione che sostituisce il precedente sistema ad aste e bilancieri della Serie 100. Il progetto prevede una testata in lega di alluminio, la prima al mondo prodotta in serie, che garantisce capacità di dissipazione e leggerezza migliorate, mentre il basamento è in robusta e duratura ghisa. Ogni scelta tecnica riflette la volontà di ridurre il numero dei componenti, ottimizzarne la lavorazione e garantire una produzione in larga scala a costi contenuti.
Il primo FIRE 999 cc, progettato per la Fiat Uno nasce con le seguenti caratteristiche tecniche:
- cilindrata di 999 cc, con alesaggio di 70 mm e corsa di 64,9 mm;
- potenza di 45 CV a 5.500 giri/min;
- coppia massima di 7,1 kgm (circa 69,6 Nm) a 3.000 giri/min;
- testata in alluminio con camere di combustione emisferiche;
- alimentazione a carburatore monocorpo Weber;
- distribuzione con cinghia dentata e valvole in testa (SOHC);
- peso complessivo ridotto e design pensato per l’assemblaggio robotizzato.
La produzione: il nuovo stabilimento Termoli 3
Fiat inaugura nel 30 marzo del 1985 il nuovo stabilimento Termoli 3, nato esclusivamente per la produzione del Fire. Si tratta di una struttura all’avanguardia, progettata fin dal principio per ospitare linee robotizzate con la massima efficienza produttiva. Il target fissato è su una media di 2.100 motori al giorno, cioè uno ogni 20 secondi. Termoli 3 è il cuore pulsante del progetto FIRE e rappresenta il primo vero esempio di industria 4.0 applicata all’automotive italiano. Dallo stabilimento, fin dall’inizio pensato per poter gestire i futuri aggiornamenti e variazioni del propulsore, escono milioni di motori destinati a modelli Fiat, Lancia, Alfa Romeo, ma anche vetture di brand esteri.
Negli anni, la fabbrica sarà aggiornata più volte per adattarsi alle nuove evoluzioni del FIRE, in particolare per accogliere le versioni a 16 valvole e, successivamente, quelle con tecnologia Multiair. È anche grazie a questa versatilità produttiva che il FIRE è riuscito a rimanere competitivo per oltre tre decenni.
Il successo commerciale
Quando un motore riesce a stare al passo con le normative ambientali, mantenere i costi bassi, offrire affidabilità e adattarsi a numerosi modelli, è inevitabile che si trasformi in un successo commerciale. Il FIRE è stato il cuore di icone come la Panda, la Uno, la Punto, la Cinquecento e la Ypsilon, fino ad arrivare ad Alfa Mito e Fiat 500 nelle sue evoluzioni più recenti. In oltre 35 anni di produzione, si calcola che siano stati assemblati più di 23 milioni di motori FIRE. Numeri impressionanti che lo rendono uno dei motori più longevi e diffusi mai prodotti in Europa. Nel 2020 viene sostituito dal FireFly, un propulsore mild hybrid che continua la storia del FIRE nel nome e nella produzione a Termoli 3, almeno fino a oggi, con la chiusura confermata da parte dei sindacati.