Opel Manta nasce per distinguersi. Linee da sportiva vera, ma con spazio per la famiglia al gran completo. Una coupé che si fa guardare e che si può usare ogni giorno. Sbarca negli anni Settanta, quando in Europa la sete di novità la fa da padrone. Ispirata alle pony car americane, costruita sul pianale dell’Ascona, diventa subito riconoscibile. La comprano i ragazzi, la scelgono i padri, ci viaggiano in quattro senza sacrifici. Motori semplici, trazione posteriore, sedili comodi, carrozzeria robusta: ha successo perché è concreta. Restano due generazioni e oltre un milione di unità vendute. Poi si ferma, eppure continua a girare nei raduni, nei garage, nelle foto. Oggi ritorna: stesso profilo, spinta elettrica.
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Una sportiva concreta, tra stile e sostanza
Il progetto parte alla fine degli anni Sessanta. Opel vuole una coupé accessibile. La base tecnica viene ereditata dalla Ascona (simbolo degli anni Settanta) , solida e collaudata. Il disegno è realizzato da zero. Cofano lungo, coda sfuggente, tetto spiovente. George Gallion, responsabile dello sviluppo, sceglie il nome dopo un viaggio in Francia. Tra le foto del ricercatore Jacques Cousteau, resta colpito da un pesce elegante che si muove verso la luce: la manta. Il modello debutta nel 1970. Due porte, quattro posti, trazione posteriore. I motori sono affidabili e già presenti su altri modelli della gamma: 1.2 da 60 CV, 1.6 da 75, 1.9 da 90. In strada la Manta si comporta bene. Leggera, sincera, con un telaio che assorbe le asperità e trasmette fiducia.
Nonostante non coincida con l’identikit della tipica belva da pista, riesce a divertire. Il baricentro basso e le sospensioni semplici la rendono precisa e gestibile. A bordo si sta comodi, il bagagliaio supera i 500 litri, i consumi sono accettabili. Mettersi al volante è un piacere. Opel amplia dunque il listino con la versione Berlinetta, con finiture curate. Poi la GT/E, con iniezione Bosch e 105 CV. E infine la Black Magic, nera con strisce arancioni, oggi ricercata dai collezionisti. La Manta A resiste fino al 1975, vendendo quasi 500.000 esemplari. Una sportiva pensata con buon senso, capace di piacere a un pubblico vasto senza sacrificare stile o sostanza.
Dopodiché, sbarca la seconda generazione: Manta B. Il progetto si aggiorna, la linea diventa più netta. Spariscono i fari tondi, il frontale si fa squadrato, ispirato alle muscle car d’oltreoceano. La carrozzeria cresce leggermente, il passo si allunga. Dentro aumenta lo spazio, fuori guadagna presenza. Anche la meccanica evolve. Se La GT/E sale a 110 CV, la Manta B 400 vede la luce per correre nei rally, con 2.4 litri, 144 CV e dettagli tecnici da gara. Seguono le versioni Plus, Swinger, Holiday, ciascuna con finiture e dotazioni differenti. L’unica cabrio, invece, viene affidata a Karmann.
La Manta B funziona. In Germania diventa un simbolo della personalizzazione: tuning, accessori, verniciature speciali. Molti giovani la personalizzano, i meccanici la trovano semplice da sistemare. Alcuni allestimenti ricevono il turbo e spingono oltre i 140 CV. Nel 1988 la produzione si ferma. L’auto viene sostituita da modelli più moderni, ma lascia un’eredità solida. La Manta A ha lasciato tracci, sotto le vesti di coupé elegante, pulita, iconica. La Manta B rappresenta la maturità, con un’iniezione di muscoli e varianti. In totale vengono prodotte oltre un milione di unità.
Opel Manta (1970-1988) – Scheda tecnica
- Motore: 4 cilindri benzina da 1.2 a 2.4 litri (carburatore, iniezione, turbo; disponibile anche un 6 cilindri da 2.8 litri)
- Cambio: manuale a 4 o 5 marce; disponibile automatico a 3 rapporti
- Trazione: posteriore
- Velocità max: da 140 a 206 km/h in base alla versione
- Consumi: tra 8 e 12 L/100 km (ciclo misto stimato)
- Lunghezza: da 4.298 a 4.380 mm
- Bagagliaio: circa 500 litri
- Peso: tra 900 e 1.150 kg
- Posti: da 2 a 9 (in base alla configurazione)
GSe ElektroMOD: un passato che guarda avanti
Nel 2021 Opel (su cui Stellantis continua a puntare parecchio) rispolvera un’icona, alzando il velo sulla GSe ElektroMOD. Al posto di un’auto nuova, sceglie una vecchia conoscenza. La Manta torna con lo stesso profilo tagliato, ma dentro cambia. Il telaio resta quello della Manta A, mentre la silhouette non viene toccata. I tecnici lavorano sui volumi interni, sulla distribuzione dei pesi e sull’insieme tecnico. Il quattro cilindri a benzina viene sostituito da un motore elettrico da 147 CV, alimentato da una batteria agli ioni di litio da 31 kWh. La trazione? Sempre posteriore. La trasmissione manuale originale continua a funzionare.
L’autonomia arriva a 200 km. Il sistema di ricarica da 9 kW in corrente alternata completa il ciclo in meno di quattro ore. La gestione termica deriva da altri modelli a marchio Opel. Il frontale viene ridisegnato. Il classico muso cede il posto al Pixel Vizor, una fascia a LED che attraversa l’intera larghezza della vettura. Integrati nella stessa barra, i fari adottano tecnologia full LED.
La carrozzeria riceve una verniciatura giallo neon, mentre il cofano resta nero opaco, come nelle versioni più spinte degli anni Settanta. I nuovi cerchi Ronal da 17 pollici, con pneumatici ribassati, aggiornano l’impronta a terra evitando di compromettere la coerenza stilistica. All’interno, i vecchi strumenti analogici lasciano spazio a due display digitali, uno da 12” e uno da 10”, montati su una plancia ridisegnata: mostrano livello batteria, velocità, autonomia e impostazioni del powertrain.
Il volante a tre razze, firmato Petri, viene aggiornato con materiali moderni e una linea gialla centrale. I sedili provengono dalla Opel Adam S e migliorano il contenimento laterale rispetto all’originale. Le finiture giocano su grigio opaco e nero, con dettagli in Alcantara. Il tetto è rivestito con lo stesso materiale. A bordo viene montato un amplificatore Marshall Bluetooth, integrato nella console centrale. L’ambiente fonde elementi contemporanei e dettagli storici. Tutto coerente.
Anche se non entra in produzione, la GSe ElektroMOD dimostra che una forma classica può accogliere contenuti attuali senza perdere carattere. La struttura portante resta fedele all’originale, i materiali scelti guardano avanti. L’elettrico diventa un mezzo, il feeling alla guida ha un nonsoché di familiare. Nessuna concessione a estetiche vintage o scorciatoie da salone. La Manta GSe funziona perché resta pulita, mostrando cosa può diventare una macchina del secolo scorso se affrontata con rispetto. E, se un giorno Se un giorno le batterie diventeranno più economiche dei motori termici, la Manta potrebbe davvero tornare.
Opel Manta GSe ElektroMOD (2021) – Scheda tecnica
- Motore: elettrico sincrono da 147 CV (108 kW)
- Cambio: manuale a 4 marce (utilizzabile anche in modalità fissa)
- Trazione: posteriore
- Velocità max: stimata intorno a 150 km/h
- Consumi: circa 15,5 kWh/100 km stimati
- Lunghezza: circa 4.300 mm
- Bagagliaio: invariato rispetto all’originale (stimato sui 500 litri)
- Peso: circa 1.200 kg
- Posti: 4