BYD vuole realizzare ibride plug-in con autonomia da record

Dopo l’assalto al mercato elettrico, la cinese BYD punta a conquistare l'Europa anche con l’ibrido plug-in grazie ad autonomie in grado di superare i 200 km

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Tommaso Giacomelli

giornalista automotive

Nato e cresciuto a Lucca, laureato in Giurisprudenza a Pisa, sono riuscito a conciliare le due travolgenti passioni per auto e scrittura. Una grande fortuna.

Pubblicato: 30 Maggio 2025 15:59

Dopo aver scosso il mercato elettrico europeo, la cinese BYD cambia marcia e prepara l’offensiva nel segmento dei PHEV (plug-in hybrid electric vehicle). Un terreno di battaglia strategico, soprattutto in alcuni mercati del Vecchio Continente. E il colosso asiatico, che ha già dimostrato di essere competitiva nelle vendite, al cospetto anche di brand già ampiamente affermati, non ha alcuna intenzione di restare a guardare.

A confermare le ambizioni ci ha pensato la vicepresidente esecutiva del Gruppo, che in un’intervista ha delineato la nuova fase dell’espansione europea: “Porteremo molti più PHEV in Europa, della gamma DM-i, e modelli diversi: SUV, berline, station wagon. Copriremo tutte le taglie, dai segmenti piccoli fino ai grandi”. Il messaggio è chiaro: la rivoluzione silenziosa dei cinesi passa anche per il mondo ibrido.

Il piano: più modelli e più autonomia

Oggi, la gamma ibrida plug-in del brand cinese conta una sola vettura, la BYD Seal U DM-i. A breve si aggiungerà la nuova Seal 06, disponibile in versione berlina e station wagon. Ma la vera svolta è un’altra: secondo la vice presidente esecutiva, la tecnologia per superare i 200 km di autonomia elettrica nei veicoli PHEV è già pronta. In Cina, è montata sul nuovo Denza N9, un maxi SUV della divisione premium di BYD, con batteria da 49 kWh, doppio motore e architettura e-Platform 3.0. Secondo il ciclo di omologazione cinese, l’autonomia supera la fatidica soglia dei 200 km. E presto potrebbe arrivare in Europa.

Sfida tecnologica: DM-i vs range extender

Il messaggio di BYD è anche una frecciata agli altri costruttori, che per recuperare terreno si rifugiano nei range extender, soluzioni ibride in cui il motore termico non muove le ruote ma ricarica la batteria. Una scorciatoia? Per BYD il quadro è chiaro: “Molti cercano di avvicinarsi con i range extender, ma il nostro DM-i è su un altro livello. La bellezza del DM-i è nella flessibilità: puoi guidare solo in elettrico, in modalità ibrida o solo a benzina. Decidi tu, in base alla potenza necessaria”.

Un attacco diretto alla concorrenza occidentale, accusata – neanche troppo velatamente – di inseguire piuttosto che innovare. E nel frattempo, BYD corre: la tecnologia DM-i di nuova generazione è già in fase avanzata, e il marchio è pronto a declinarla su una gamma completa. Con un obiettivo doppio: abbattere i consumi e spingere l’autonomia elettrica reale oltre i 100 km, soglia che permetterebbe a molti utenti di usare l’ibrido quasi sempre in modalità EV, ricaricando solo una o due volte a settimana.

Un futuro misto, tra EV e PHEV

Nonostante la prospettiva europea di uno stop ai motori termici dal 2035, BYD non sembra voler abbandonare il campo dell’ibrido. Anzi. Il gruppo sta preparando un mix di modelli PHEV ed EV, differenziato per ogni mercato. «Ci sono Paesi dove l’EV sarà dominante – spiega la vicepresidente esecutiva – ma in altri, come nel sud Europa, l’ibrido plug-in sarà la scelta prevalente, proprio come succede oggi in Cina”.

Una visione che riflette pragmatismo industriale e strategia globale. Perché, se l’elettrico rappresenta il futuro, l’ibrido plug-in – quello vero, efficiente e usabile – resta ancora una chiave fondamentale per conquistare i mercati. E BYD, con la sua tecnologia proprietaria e la voglia di giocare d’attacco, ha tutta l’intenzione di farsi largo. A suon di chilometri. In silenzio, ma senza chiedere permesso.