Citroën C3 si fa strada nel mercato: tra le preferite in Italia

In un’Italia che mastica parole green ma fatica coi conti, Citroën si tiene stretta la C3: l'elettrico può anche funzionare, a condizioni d'acquisto favorevoli

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Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Pubblicato: 6 Luglio 2025 11:29

Mentre altri perdono terreno, la Citroën rimane a galla con la C3: quattro per cento di quota totale, 4,1% sui privati. Nessuno ci fa un titolo, eppure in concessionaria vuol dire margine. Funziona perché i proclami a vuoto li lascia da parte: promette parcheggio facile e condizioni d’accesso favorevoli. La C3 è una scatola onesta, non finge di essere un SUV, e i contenuti, quelli veri, hanno la precedenza, utili nel quotidiano. Assolve al proprio compito senza lasciarti in panne nel momento meno opportuno.

Anche l’elettrico può fare numeri

Gli acquirenti preferiscono evitare le complicazioni, e chi sceglie la piccola a benzina va sul sicuro. Chi invece vuole ‘cambiare sponda’ può optare per l’elettrico, segmento dove Citroën sta ottenendo risultati significativi. A giugno ha preso il secondo posto sulle 100% elettriche, 7,8% di quota tra le vetture a batteria. Zero spot motivazionali, largo a prezzi di listino sotto controllo, a partire da 23.900 euro. Il cliente italiano non è un pioniero: se stacca l’ultimo pieno di diesel, lo fa perché sa quanto paga la ricarica, mica perché vuole mettersi l’adesivo “green” sul cofano. E la C3 cade a pennello. Lei fa il lavoro sporco anche a batteria, e se ci devi caricare scatole, esiste in veste Van: piccola fuori, piazza la merce dentro, spazza via sul nascere la “paura” delle ZTL e ti lascia ancora qualche euro in tasca per le spese di ordinaria amministrazione.

Vince e convince pure C3 Aircross, a cui il cambiamento ha conferito una sferzata di energia. Lo dicono i numeri, con un +15% a giugno rispetto a maggio. Merito di come è disegnata: corta a sufficienza da parcheggiare sotto casa, alta abbastanza per dare la sensazione di SUV a bordo di una citycar. Dentro ci metti la famiglia, il passeggino, le borse della spesa, persino la nonna se serve, e se una domenica su dieci vuoi fare il finto furgone, tiri fuori la versione sette posti.

Ami e C5 Aircross, stile agli opposti

E poi, ecco la Ami girare nei centri urbani in modo ostinato. Una soluzione facile e accessibile sotto il profilo economico, con cui fare due chilometri e parcheggiare in spazi minimi, alla larga dalle “attenzioni indesiderate” dei vigili. La variante Buggy è una trovata di marketing, ma almeno diverte il conducente. Chi vuole più lamiera sceglie il C5 Aircross, un SUV puro tanto nella seduta, alta, quanto nel bagagliaio, da famiglia, l’ideale in autostrada per risparmiarsi mal la schiena. Una volta aperta la portiera vieni risucchiato in un’atmosfera semplice, spoglia di lusso da boutique. Citroën fa della schiettezza motivo di vanto: promette comodità, non tappeti rossi.

Tutto ciò mentre gli altri sfornano slogan e clip pubblicitarie da tre minuti, qui parlano i decimali. Il Double Chevron resta vivo e oggi, in un’Italia che digerisce a fatica i listini pompati, è già tanto. Finché riesci a mettere in strada numeri veri, officine piene e finanziamenti approvati, sei ancora in partita. In fondo, conta solo questo: che le ruote girino e i conti tornino, mentre la concorrenza urla futuro, licenziando nel frattempo dietro le quinte.