Un tempo Elon Musk prometteva di rivoluzionare la mobilità. Oggi Tesla si ritrova con decine di Cybertruck invenduti, posteggiati in un centro commerciale semi-abbandonato della provincia americana. Dall’elettrico dei sogni alla realtà degli esemplari adagiati in un piazzale, sotto al sole e alle intemperie. Succede a Farmington Hills, sobborgo di Detroit, Michigan, dove decine di pickup futuristici – quelli che dovevano cambiare la storia dell’auto – giacciono in bella mostra in un vecchio shopping center in declino.
Le immagini comparse sul web parlano da sole: file ordinate di Cybertruck argentati che occupano diverse file di stalli nel parcheggio di Hunter’s Square, una location che sembra più adatta a un film post-apocalittico che a un lancio di prodotto high-tech. Ma la notizia non è solo pittoresca. Perché quella distesa di veicoli rappresenta una doppia sconfitta: commerciale e logistica.
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Il problema? Troppi pickup, pochi acquirenti
Tesla, stando ai dati riportati da Forbes, ha venduto appena 40.000 Cybertruck nel 2024, contro i 250.000 previsti. Un buco nero, se si considera che Musk aveva parlato con entusiasmo di oltre 1 milione di prenotazioni prima del debutto ufficiale. Ma da quel lancio – ritardato più volte – le cose non sono andate come da copione. I clienti americani, abituati a pickup solidi e familiari, hanno storto il naso di fronte alla linea spigolosa e alle prestazioni non proprio rivoluzionarie. E così, mentre il Ford F-150 Lightning guadagna terreno, il Cybertruck rimane fermo. Come gli esemplari nel piazzale.
Parcheggi vietati e silenzi imbarazzanti
Il problema, ora, è capire cosa fare di tutti questi veicoli. L’area scelta da Tesla, a quanto pare, non è autorizzata a ospitare uno stoccaggio del genere. La conferma arriva dal responsabile dell’urbanistica a Farmington Hills: “Il proprietario è stato informato della violazione, ma i tempi di applicazione del codice sono lunghi”, ha spiegato con una punta di frustrazione. In altre parole, anche volendo, rimuovere quei veicoli non sarà una questione di giorni.
L’ipotesi più accreditata è che quei Cybertruck provengano dal nuovo showroom Tesla inaugurato da poco nella vicina West Bloomfield. Ma né il proprietario registrato del sito né il gestore di Hunter’s Square hanno risposto alle richieste dei giornalisti. E il silenzio, in questi casi, pesa più delle parole.
Musk pensa ai “saldi”
Nel frattempo, Tesla tenta di correre ai ripari. In aprile ha lanciato finalmente la versione single motor a trazione posteriore, proposta a 69.990 dollari, mentre per gli altri modelli sono stati proposti sconti, pacchetti di leasing agevolati e persino ricariche gratuite. Una strategia chiara: tagliare i margini per svuotare i piazzali. Ma non è detto che basti.
A peggiorare la situazione ci sono i valori di permuta crollati, con diversi proprietari che si sono detti scioccati da quanto poco valga un Cybertruck già dopo pochi mesi. Un altro colpo all’immagine di un veicolo che, nelle intenzioni, doveva ridefinire il concetto stesso di pickup elettrico.
Da status symbol a potenziale fallimento
La parabola del Cybertruck somiglia sempre più a quella di certi progetti visionari finiti male: molto fumo, tanto hype, e poi il brusco risveglio della realtà. Il design da Blade Runner non ha convinto, la qualità percepita ha lasciato perplessi e i ritardi hanno inficiato la fiducia.
Oggi, quello che doveva essere il nuovo gioiello di Elon Musk è diventato un problema urbanistico per una cittadina del Michigan. E, forse, anche un campanello d’allarme per Tesla: perché non basta più promettere il futuro. Bisogna anche riuscire a venderlo.