Sventrava supercar di lusso, recuperati oltre 200.000 euro di pezzi auto

Una casa tranquilla nel Padovano, attrezzi da corsa e un furgone pieno di pezzi rubati: così un lituano e sua madre gestivano un traffico da 200.000 euro

Foto di Manuel Magarini

Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Pubblicato: 17 Maggio 2025 10:58

Aveva scelto una villetta tranquilla a Cittadella, nel Padovano. Un quartiere residenziale, silenzioso, perfetto per non dare nell’occhio. Ma quello che succedeva dietro quel cancello era tutt’altro che tranquillo. Una “officina fantasma” dove pezzi di supercar sparivano, venivano smontati, imballati e pronti per essere spediti all’estero. Alla guida del traffico un 39enne lituano, approdato in Italia pochi giorni prima. Insieme a lui la madre, 64 anni, anche lei coinvolta nell’operazione.

La Squadra Mobile di Padova lo ha arrestato il 13 maggio, ponendo fine a una serie di manovre notturne che avevano colpito decine di automobilisti tra le province di Padova e Venezia. L’uomo era arrivato in Veneto il 6 maggio. Un viaggio che, secondo gli inquirenti, aveva un solo obiettivo: mettere a segno furti mirati su modelli di alta gamma. Audi, BMW, Mercedes.

Ricambi pronti a partire

Le indagini erano partite da tempo, dopo che diversi proprietari si erano ritrovati la macchina a pezzi: via i paraurti, spariti i volanti, tolti sensori, fanali, centraline. Colpi puliti, senza disordine. In linea con un nuovo trend, che punta a sottrarre componenti tecnologici come radar e telecamere piuttosto che l’intera vettura. Roba da professionisti.  Ed è proprio così che si presentava il lituano: in patria lavorava su mezzi da corsa e partecipava a competizioni di supercar. Un profilo tecnico, con competenze avanzate. A far scattare il blitz è stata l’analisi dei movimenti notturni. Le telecamere di videosorveglianza avevano ripreso più volte una macchina con targa straniera – a volte contraffatta, a volte clonata – girare senza meta apparente in zone residenziali. Sempre di notte. Sempre nelle stesse fasce orarie in cui si verificavano i furti.

Quando la Polizia lo ha fermato nei pressi della villetta presa in affitto, ha trovato la conferma. All’esterno, in cortile, c’era un furgone con targa danese. Dentro, 14 paraurti completi, volanti, fanali, sensori, centraline. Rigorosamente imballati, pronti per partire. Nella sua auto mancavano addirittura i sedili posteriori: spazio extra per caricare in fretta e scappare. Nel bagagliaio, cassette di attrezzi professionali. Gli agenti hanno trovato pure il sito internet dove l’indagato piazza il bottino. Un marketplace parallelo: componenti rubati, ma puliti e rivenduti come usati, probabilmente a clienti che nemmeno sospettavano la provenienza.

Il blitz

La madre era anche lei arrivata da poco in Italia. Aveva affittato la villetta insieme al figlio e lo aiutava a gestire la logistica: copertura perfetta, almeno in apparenza. Ma i movimenti troppo precisi, l’organizzazione, la scelta delle auto, tutto ha fatto insospettire gli investigatori. Il colpo finale è giunto prima della partenza: madre e figlio avevano i biglietti per tornare in Lituania il 16 maggio. Ma la Polizia ha chiuso il cerchio tre giorni prima. Il tribunale di Padova ha convalidato l’arresto e disposto per il 39enne la custodia cautelare in carcere. La madre è stata denunciata a piede libero.

Valore totale della refurtiva recuperata? Oltre 200.000 euro. E chissà quante altre componenti erano già passate di mano prima del blitz. Un’operazione che dimostra, ancora una volta, quanto certi furti non siano improvvisati. Ma frutto di piani, competenze tecniche e coperture. La differenza, questa volta, l’ha fatta il lavoro certosino della squadra Mobile e l’occhio lungo delle telecamere.