Facile pensare a quelle automobili che al primo sguardo riescono a stregarti, a quelle che accendono i desideri più profondi e che ti fanno meravigliare come un bambino. La più che centenaria storia delle quattro ruote è costellata da queste stelle luminose, che tutti venerano in modo ossequioso. Esiste, tuttavia, il rovescio della medaglia; infatti – al pari delle auto da sogno – ci sono quelle da incubo. Modelli così brutti che sono passati agli annali dalla porta sbagliata, ma che grazie alla loro avvenenza claudicante sono riusciti comunque a ottenere la ribalta. Dunque, vediamo le otto auto più brutte della storia.
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Ottavo posto: Nsu Prinz
Guai a pensare che non fosse un’auto pragmatica e apprezzata da una vasta platea europea, la Nsu Prinz nonostante un aspetto bizzarro è riuscita a farsi amare. Soprannominata “la vasca da bagno”, la Prinz 4 – prodotta dal 1961 al 1973 – era contraddistinta dall’intercambiabilità dei suoi due lati, col frontale identico al posteriore (eccezion fatta per i gruppi ottici). Una linea talmente banale che anche un bambino alle prime armi sarebbe stato in grado di realizzarla. Per questo motivo rientra a pieno titolo in questa poco lusinghiera graduatoria. Come tante altre sue colleghe gode di un cattivo passaparola.
Settimo posto: Fiat Multipla
Chi l’ha avuta in passato, adesso la rimpiange. Questo fenomeno così diffuso tra gli ex possessori di Fiat Multipla (negli anni evoluta) non sembra accennare a decrescere e – forse – è figlio di quella nostalgia che sta coinvolgendo sempre più persone dentro al suo vortice. Battute a parte, la Multipla è stata un’auto innovativa e intelligente, capace di ospitare al suo interno sei passeggeri in meno di 4 metri di lunghezza. Stilisticamente divide, c’è chi la ama e chi la odia. Per alcuni è l’auto più brutta di sempre, per altri un capolavoro da esporre in un museo, come il MoMa di New York ci insegna, avendola esposta sotto ai propri riflettori con tanto orgoglio e curiosità. Sicuramente, la monovolume di Fiat è stata in grado di catturare gli sguardi su strada e di farsi riconoscere dovunque. Suo malgrado.
Sesta posizione: Citroen Ami 6
Il Double Chevron ha sempre impressionato gli appassionati d’auto per il design stravagante delle sue vetture. L’originalità contraddistingue lo stile delle Citroen, che a volte fa centro e altre volte sbaglia in modo marchiano. Tra le meno riuscite operazioni del brand transalpino c’è la Ami 6, una vettura di fascia medio-bassa che ebbe notevoli problemi in fase di omologazione, che compromisero il suo aspetto definitivo. Lo stesso Flaminio Bertoni, geniale designer italiano di stanza in Citroen, appena la vide nella sua veste ufficiale esclamò: “Sembra che abbia già investito tre pedoni”. Il taglio posteriore, come se fosse compiuto con un colpo di scure, fa effetto. Non che l’anteriore riesca a fare di meglio, purtroppo.
Quinta posizione: Fiat Duna
Alle nostre latitudini quando si pronuncia il suo nome, il cielo si oscura. La Fiat Duna è uno dei maggiori incubi su quattro ruote degli italiani, che l’hanno sbeffeggiata fin dal suo debutto. Nata in Brasile, la Duna non era altro che una versione a tre volumi della riuscita (e amata) Uno. Come sia stato possibile trasformare un’icona in un oggetto di scherno tramite l’installazione di un voluminoso bagagliaio, è un fenomeno ancora da spiegare. Certo, la sua silhouette non è una delle più aggraziate, ma chi l’ha provata ha scoperto che le sue doti sono superiori anche a quelle della Uno, con una qualità costruttiva e una robustezza ampiamente migliorate.
Quarta posizione: Daihatsu Materia
Prodotta tra il 2002 e il 2016, la giapponese Daihatsu Materia è salita agli onori della cronaca per il suo design quadrato. Linee geometriche perfette, angoli ben delineati, praticamente un mattone su quattro ruote. Tra le vetture di quasi ultima generazione, la povera Materia figura tra i modelli meno apprezzati dagli esteti dell’automobile, che hanno i loro canoni di bellezza ben saldi, e che la giapponesina non rispecchia in nessun modo.
Terza posizione: Ford Scorpio II
La prima generazione di Ford Scorpio non era di certo annoverabile tra le auto più affascinanti dei primi anni Novanta, ma con le sue linee classiche ebbe modo di farsi notare. La seconda generazione, invece, è stato un tuffo nell’abisso. Un muso simile a quello di un pesce con la bocca aperta e un posteriore goffo con una lunga fascia luminosa, hanno sancito un flop enorme per Ford, che per un po’ di tempo si è allontanata dal segmento delle berline di fascia medio-alta.
Seconda posizione: Pontiac Aztek
Fortunatamente non è mai arrivata da noi in modo ufficiale, se non tramite qualche impavido importatore, ma la Pontiac Aztek è forse una delle auto meno aggraziate che la storia ricordi. Un pachiderma che unisce un cocktail di stili differenti e decisamente mal riuscito. Ovunque la si guardi si resta sconvolti, e le ruote sotto dimensionate rispetto a una mole voluminose, sono un colpo basso difficile da digerire. Spesso è stata venduta con uno strano abbinamento bicolore, utile per non essere discreti. Si è fatta notare per essere l’auto di Walter White, protagonista delle serie tv “Breaking Bad”. Meglio starne alla larga, se non si vogliono passare dei grossi guai.
Primo posto, SsangYong Rodius
Gli appassionati di tutto il mondo sembrano convergere all’unanimità sulla scelta dell’auto più brutta di sempre: la SssangYong Rodius. Questa poco lusinghiera palma viene poggiata sul capo di una vettura che sembra uscita dai peggiori incubi infantili, con quella sua silhouette massiccia e quel terzo volume posteriore così fuori luogo da sembrare posticcio. Il montante a “Z” non ha mai realmente funzionato e la sudcoreana ne è la dimostrazione, dato che in molti l’hanno chiamata “ferro da stiro ambulante”. Da dimenticare, se possibile.