Un vero e proprio tesoro della storia dell’auto: la scoperta

In Belgio è stato scoperto un salone chiuso da decenni con auto perfette degli anni ’80 e ’90: una collezione bloccata dietro porte chiuse e misteri irrisolti

Foto di Manuel Magarini

Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Pubblicato: 2 Maggio 2025 08:00

Quando la realtà supera l’immaginazione. In Belgio, in una cittadina di cui (per ora) non è stato reso noto il nome, è stata scoperta una concessionaria abbandonata da decenni. Fin qui nulla di strano, penserai. E invece no: al suo interno, sotto uno strato leggero di polvere, è rimasta parcheggiata una collezione di auto da far venire la pelle d’oca a qualsiasi appassionato di motori. Modelli anni ’80 e ’90, intatti, allineati come se il tempo si fosse fermato. Nessun graffio, gomme ancora gonfie, lamiera lucida. Un vero tesoro.

Icone ferme

Tra le tante meraviglie ritrovate, nomi capaci di segnare intere generazioni: Peugeot 106 Rallye, Alfa Romeo 33, Renault 5 GT Turbo, Volkswagen Golf GTI. Ma anche qualche perla più rara: Abarth mai immatricolate, vecchie BMW da corsa. Tutte in piedi, in silenzio, come in attesa che qualcuno le metta in moto e le riporti sulla strada. Le foto che girano online sembrano scattate in uno showroom vintage perfettamente allestito per una fiera, e invece è frutto del caso, o meglio: dell’abbandono.

A colpire è proprio lo stato di conservazione. Nessuna officina a prendersene cura, nessun telo a coprirle. Eppure, niente ruggine, niente interni sbiaditi. Solo una patina grigia a coprire le carrozzerie. Come se lo strato di polvere fosse stato l’unico – e inspiegabilmente efficace – sistema di protezione contro il tempo. Un’istantanea di trent’anni fa rimasta perfetta, senza ritocchi.

Ovviamente, resta il grande punto interrogativo: perché? Perché un’intera concessionaria piena di gioielli è rimasta chiusa così a lungo? Le ipotesi si sprecano: fallimento improvviso, una causa legale mai risolta, proprietario scomparso senza lasciare indicazioni agli eredi… Mistero. La beffa, però, è che questo luogo – ormai ribattezzato “la Disneyland dell’automobilismo vintage” – non è visitabile. Le vetture sono lì, sì, però dietro porte chiuse, protette da cavilli legali che ne impediscono la vendita o la rimozione. Bloccate, alla pari dell’attività commerciale che le ospita.

La burocrazia si mette di traverso

La rivelazione ha acceso i riflettori su una domanda affascinante: quanti altri posti simili ci saranno sparsi per l’Europa? Quanti capannoni, officine, concessionarie chiuse di colpo, magari con dentro bellezze rimaste ferme da decenni? E quante potrebbero essere salvate, restaurate, rimesse su strada prima che sia troppo tardi? Anche nel nostro Paese esistono luoghi che sembrano sospesi nel tempo. Basta farsi un giro nelle zone industriali in disuso o nelle campagne, dove ancora si trovano garage chiusi da vent’anni. Solo che, come spesso accade, la legge complica il recupero. Servono pratiche, autorizzazioni, soldi. E nel frattempo le auto marciscono.

Impossibile entrare, impossibile comprare. L’iter per recuperare legalmente uno dei veicoli è complicato. Bisogna passare per tribunali, aste pubbliche, verifiche catastali. Chi vuole provare deve mettere in conto spese alte e tempi infiniti. Non il massimo se vuoi riportare in vita una sportiva degli anni d’oro. Eppure, la passione resta. In rete si sono già formati gruppi dedicati al “tesoro belga”, con foto, commenti, ipotesi e sogni a occhi aperti. Qualcuno propone raccolte fondi per provare ad acquistare almeno una parte del lotto, qualcun altro invoca l’intervento di musei, chi semplicemente spera che il patrimonio non venga dimenticato.