L’abbandono di animali domestici lungo le strade è anche un rischio per l’incolumità pubblica. Soprattutto nei mesi estivi, ogni anno migliaia di cani, gatti e altri animali sono lasciati soli sull’asfalto, nelle aree di sosta, scarpate autostradali o carreggiate secondarie.
Questa pratica, oltre a causare sofferenze agli animali, è un pericolo per la sicurezza stradale, poiché un animale impaurito che attraversa improvvisamente la strada può causare incidenti anche mortali. L’automobilista che commette questo gesto tradisce la fiducia dell’animale che dipende da lui, ma infrange anche la legge e di conseguenza si espone a una serie di conseguenze.
Indice
Il reato secondo il Codice Penale italiano
Secondo l’articolo 727 del Codice Penale, chiunque abbandona un animale domestico o un animale che abbia acquisito abitudini della cattività è soggetto a sanzioni che traducono in un’ammenda fino a 10.000 euro o nei casi più gravi nell’arresto. Più esattamente, se però l’abbandono dell’animale provoca un incidente stradale che causa la morte o le lesioni personali di una o più persone, scatta la reclusione da 3 mesi a 1 anno per le lesioni gravi, da 1 anno a 3 anni per le lesioni gravissime e da 2 anni a 7 anni per l’omicidio stradale.
La norma non lascia margini di interpretazione: l’abbandono è considerato un comportamento lesivo della dignità e del benessere dell’animale e viene trattato come un crimine.
Non importa il motivo – sia esso disagio economico, trasloco o partenza per le vacanze – la legge non ammette giustificazioni. E quando l’abbandono avviene su strade ad alta percorrenza, come superstrade o autostrade, la pena può essere aumentata fino a un terzo per via del riconoscimento dell’aggravante del pericolo arrecato anche agli altri utenti della strada.
Dall’auto al carcere, le conseguenze
Quando il gesto viene compiuto con l’ausilio di un’automobile, come nel caso di chi trasporta l’animale lontano dalla propria abitazione per poi lasciarlo in aperta campagna o sul bordo di una strada, entra in gioco un altro profilo sanzionatorio.
Il Codice della Strada prevede la possibilità della sospensione della patente di guida per un periodo dai sei mesi a un anno. In altre parole non si rischia solo una sanzione pecuniaria o penale, ma si può essere privati del diritto alla mobilità, con tutte le ripercussioni che ne derivano sul piano lavorativo e personale. Questa misura accessoria risponde a una logica di coerenza normativa: chi utilizza un mezzo per commettere un reato che mette in pericolo gli altri automobilisti non può continuare a guidare come se nulla fosse accaduto.
Abbandono e incidente, legame sottovalutato
L’aspetto più inquietante di questo comportamento emerge quando l’abbandono di un animale è causa diretta di un incidente stradale. Se un animale lasciato su strada provoca un sinistro con danni alle persone, chi lo ha abbandonato può essere chiamato a rispondere di lesioni personali gravi o gravissime, e in caso di esiti fatali, di omicidio stradale.
La responsabilità penale si estende quindi ben oltre il gesto in sé, e comprende anche le conseguenze che ne derivano, in una catena di eventi che può trasformarsi in tragedia. In queste circostanze, le pene variano da 3 mesi a 7 anni di reclusione, a seconda della gravità delle lesioni o del decesso delle vittime coinvolte.
Il fenomeno stagionale, picchi estivi e inizio autunno
Anche se si assiste all’abbandono di animali durante tutto l’anno, i mesi estivi e il rientro dalle ferie registrano il numero più alto di casi. Questo picco si spiega con la decisione di partire per le vacanze e non voler affrontare il costo o l’impegno di portare con sé l’animale.
L’automobile diventa quindi lo strumento per disfarsene con rapidità, nel silenzio delle periferie o lungo le provinciali meno sorvegliate. Un comportamento che dietro l’apparente leggerezza rivela una strutturale incapacità di pianificazione e responsabilità da parte del proprietario.
Il ruolo delle forze dell’ordine e delle telecamere
L’introduzione di sistemi di videosorveglianza intelligenti lungo le arterie autostradali e nei pressi di molte aree verdi ha reso più facile l’identificazione dei colpevoli. Le forze dell’ordine riescono a risalire alla targa del veicolo utilizzato per l’abbandono, incrociare i dati con le denunce di scomparsa o con segnalazioni e arrivare a individuare il responsabile.
Molte compagnie autostradali collaborano con associazioni animaliste per attivare punti di soccorso e segnalazione rapida di animali vaganti. Questo sforzo condiviso mostra che l’abbandono non è più un reato difficile da dimostrare: oggi la tecnologia inchioda e l’automobilista che compie il gesto viene scoperto in tempi brevi.
Le associazioni animaliste e il fronte della sensibilizzazione
In parallelo all’attività repressiva è cresciuto l’impegno delle associazioni per la protezione animale, che lavorano per sensibilizzare l’opinione pubblica e offrire alternative etiche all’abbandono. Le campagne sociali che mostrano gli effetti devastanti di questa scelta, accompagnate da immagini toccanti o slogan incisivi, hanno un impatto forte, soprattutto tra i più giovani.
A ben vedere l’abbandono degli animali è il sintomo di un problema culturale profondo: la mancata percezione dell’animale come soggetto di diritti, dotato di sensibilità, memoria, sofferenza. In Italia, nonostante i passi avanti, questa consapevolezza sembra a tratti ancora parziale e relegata alla sensibilità individuale. In troppe famiglie, il cane o il gatto vengono ancora considerati impegni temporanei da mettere da parte quando sopraggiungono le vacanze, un trasloco o un figlio.
Il paradosso dell’auto
Non va trascurata l’ambivalenza del mezzo con cui molti animali vengono abbandonati. L’automobile, simbolo di libertà e progresso, si trasforma in questi casi in strumento di esclusione e violenza, usato per trasportare una creatura verso la solitudine e il pericolo. È un ribaltamento che sottolinea come l’abuso di un bene tecnologico possa diventare il mezzo per compiere un’azione disumana. Questo aspetto è doloroso per chi, da automobilista responsabile, si trova costretto a sterzare bruscamente per evitare un cane sulla corsia o assiste impotente a un incidente provocato da un animale in fuga.
Giurisprudenza sempre più severa
Numerose sentenze dimostrano che i tribunali italiani sono sempre meno disposti a tollerare con leggerezza i reati di abbandono di animali. I giudici applicano con le pene previste dal Codice Penale anche in assenza di danni diretti alle persone.
In alcune circostanze, sono stati disposti anche risarcimenti danni morali per le associazioni intervenute a tutela degli animali, e la sospensione della patente è stata confermata anche nei casi in cui il veicolo non abbia causato direttamente un pericolo. Si delinea così un orientamento giurisprudenziale che rafforza la deterrenza, e che invia un messaggio: chi abbandona paga, senza attenuanti.