Che bello (anche no) quando in F1 la strategia deve incidere a priori. Con grande proprietà di sintesi è questo il riassunto di Monaco. Secondo i luminari della massima categoria del motorsport, a Monte Carlo era giusto obbligare tutti i piloti alle due soste. Peccato che il problema di Monaco sia proprio Monaco. Parliamo del percorso che si snoda tra le stradine del Principato, adatto a una gara di F1 come un vegano in un barbecue texano.
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Pirelli, il distacco dalla doppia sosta monegasca
Denigrare Monte Carlo non è certo l’intento dello scritto. Al contrario, il fascino di vedere sfrecciare mostri da 1000 cavalli in spazi angusti è impagabile. Proprio per questo va accettata così com’è. Senza trovare soluzioni che di fatto non esistono e non servono. Eppure la F1 targata Liberty Media lo deve fare. Conta lo spettacolo tipico della mentalità a stelle e strisce che tanto va di moda oltreoceano. Mischiare le carte, sempre e comunque.
Fare più casino possibile funziona, secondo loro: sembra che il caos attiri tutti, pure quelli che beccano la F1 per sbaglio mentre il telecomando muore e rimangono incollati al canale come se fosse un incidente in autostrada. Peccato che i team siano piuttosto preparati al caos e lo sappiano gestire piuttosto bene, tranne rare eccezioni (vedi Ferrari). Non possiamo girarci attorno: ieri, una certa anti sportività è andata in scena durante la gara.

Alcuni piloti hanno appositamente rallentato il gruppo per trarre vantaggio, sotto ordine dei rispettivi team. Una mossa assolutamente lecita ma, come detto, irrispettosa per lo spirito della categoria. Spendendo due chiacchiere nel paddock, un po’ tutti erano d’accordo: addetti ai lavori, colleghi e soprattutto i piloti. Pure il boss della Pirelli non era affatto convinto della soluzione implementata per il round numero 8 del mondiale 2025.
Nella conferenza stampa del sabato abbiamo chiesto il parere di Mario Isola: lui non si è sbilanciato, cercando di commentare in maniera analitica l’alternativa voluta e imposta dalla proprietà. C’era un certo distacco dalla decisione però. La conferma arriva dalla consueta grafica relativa alle possibili strategie, dove il costruttore, per la prima volta nella sua storia in F1, non ha suggerito nulla limitandosi ad un “tutto può accadere”.
Norris giudica la F1 sulla doppia sosta: ha ragione da vendere
Prima pensiamo a Verstappen che ha pure ironizzato. Ci è andato pesante, equiparando il buttare bucce di banana in pista alla soluzione adottata per Monaco. L’intelligenza del “rimedio” ha la stessa morale per Max. Il campione del mondo lo dice: le due soste non hanno affatto funzionato. Sommare spettacolo di plastica non serve. È della stessa idea Lando Norris, vincitore del Gran Premio di Monaco a bordo della McLaren numero 4.
Il britannico va diretto al punto e boccia le gare costruite. L’obiettivo di fornire opportunità casuali non ha alcun senso, e soprattutto viola lo spirito sportivo. Un atteggiamento del genere può produrre un vincitore non meritevole, situazione del tutto fuori contesto. Deve tagliare il traguardo chi lo merita di più, le corse artificiali lasciamole ad altre discipline: la F1 non ne ha affatto bisogno. Sainz non ha peli sulla lingua: “non si può manipolare la gara in questo modo“.
Incollare gli spettatori al teleschermo… è sempre questo il discorso. Ma prendere scorciatoie come quella monegasca è assolutamente superfluo. Dove non c’è sostanza, le cose alla lunga non funzionano. Ma d’altra parte è un po’ lo specchio della società, dove “serve” far passare il messaggio che si può arrivare in alto pure se non lo si merita e se le doti non sono eccelse. Il commento lapidario di Leclerc rende l’idea per chiudere il pezzo: “deve contare solo chi guida meglio…”