Di case automobilistiche “di nicchia”, capaci di concentrarsi sulla produzione di una manciata di modelli esclusivi, ce ne sono a decine. Bugatti, Pagani e Koenigsegg sono tre dei tanti esempi che potrebbero essere fatti in proposito: storie di successo basate su pochi modelli realizzati in maniera “artigianale” (o quasi) e ambiti in tutto il mondo. Non tutte le compagnie di questo genere, però, hanno pari fortuna. Il caso dell’italiana Vercarmodel Saro cade a fagiolo.
Nata sotto una cattiva stella, la realtà della nostra penisola provò a superare il vento di burrasca, dettato pure dalle sfavorevoli congiunture socioeconomiche e geopolitiche. In particolare, l’emergenza sanitaria aveva messo in ginocchio l’intero settore nel 2020 e giunse proprio allora la resa dell’azienda, rammaricata nell’ammettere la sconfitta.
Bersagliata dalla sfortuna, oggi il suo nome suonerà forse poco familiare a chi si è appena avvicinato ai motori, così come al pubblico generalista. Eppure, le dichiarazioni proferite dai portavoce aziendali all’epoca prospettavano l’inizio di una nuova, brillante era, contro le principali esponenti del lusso su scala globale.
Il flop del Karlmann King
Il produttore, che in passato aveva lavorato per Ferrari, Audi e Porsche, provò a farsi strada nel mondo dei SUV lanciando il Karlmann King, un colosso a quattro ruote dal costo decisamente non alla portata di tutti. Con un prezzo di 3,8 milioni di dollari per unità, il Karlmann King era da più parti considerato come lo Spot Utility più costoso sulla faccia della Terra: un veicolo unico ed esclusivo, che però non ebbe lo stesso successo dei marchi citati in precedenza.
L’accoglienza del SUV (realizzato sulla base di un pickup Ford F550, con motore benzina da 7 litri, interni in pelle di coccodrillo e finiture laminate in oro) era stata infatti piuttosto fredda: gli ordini si contavano sulle dita di una mano e l’azienda di Beinasco (cinta industriale di Torino) entrò in crisi. Una situazione aggravata dal pessimo momento attraversato dall’industria automotive, perciò la Vercarmodel Saro dovette dichiarare fallimento e chiudere i battenti una volta per sempre.
Le lamentele dei sindacati
“Non è accettabile – affermarono Bruno Ieraci della Fiom e Sergio Di Ruzza della Uilm – che 100 famiglie vengano abbandonate a sé stesse a pochi giorni da Natale. È urgente un incontro con la Regione Piemonte e con il curatore fallimentare per fare il punto sulla procedura concorsuale e per capire come gestire gli ammortizzatori sociali ancora a disposizione. È inoltre necessaria l’attivazione di politiche attive del lavoro per ricollocare questi lavoratori che, lo ricordiamo, sono altamente specializzati. Dopo il recente caso della Pininfarina Engineering, Torino dice addio a un altro pezzo importante del settore automotive”.
A giugno il produttore torinese aveva richiesto l’attivazione della Cassa Integrazione straordinaria di 12 mesi per tutti i lavoratori, senza ottenere però i risultati sperati. Il piano di rilancio prospettato dalla proprietà, infatti, non si era concretizzato e, a conclusione di un anno a dir poco pessimo, la decisione di dichiarare fallimento mise la parola fine su un’esperienza di assoluta eccellenza. E la lista infinita di “what if…?” aggiunse l’ennesimo nome alla sua schiera.