Incidenti in auto: gli italiani ignorano le frecce

Una ricerca commissionata da ANAS rivela le peggiori abitudini degli italiani alla guida tra frecce, cellulari e la tendenza a dare la colpa agli altri

Più della metà degli italiani non usa le frecce alla guida: è uno dei dati più eclatanti della ricerca, commissionata da ANAS, presentata durante del convegno “Sicurezza stradale: obiettivo zero vittime” organizzato in occasione della Giornata mondiale in ricordo delle vittime della strada, il 21 novembre scorso.

La ricerca, effettuata tramite strumenti per la rilevazione automatica ma anche con osservazioni dirette sul campo, rivela un quadro preoccupante quanto alle abitudini di guida degli italiani, che risultano distratti e troppo auto-indulgenti.

Oltre la metà degli italiani non usa le frecce alla guida

La freccia è un optional: troppo spesso ci si trova a pensarlo alla guida dell’auto, nel traffico cittadino tanto quanto sulle autostrade. L’ultima ricerca commissionata dall’ANAS sulle abitudini degli italiani alla guida conferma che quella di non utilizzare le frecce in fase di sorpasso o per segnalare un cambio di corsia, per esempio imboccando le rampe in entrata e in uscita, è una delle cattive abitudini più diffuse sulle strade italiane.

Secondo i risultati della ricerca, che ha monitorato giornalmente ben 357.477 veicoli, il 54% degli automobilisti italiani non utilizza gli indicatori di segnalazione cambio corsia durante le manovre di sorpasso, mentre il 35% non usa le frecce per segnalare un cambio corsia per manovra di entrata da rampa, nonostante le salate multe previste dal Codice della Strada.

In termini di scelte alla guida, da segnalare anche che il 17% degli automobilisti osservati durante le rilevazioni non rispetta il divieto di sorpasso in caso di segnaletica orizzontale a linea continua. A quanto pare, gli automobilisti meno disciplinati sono quelli che guidano una berlina, fatta eccezione per il mancato uso della freccia in entrata da rampa, in cui a dominare sono SUV e auto luxury, con il 51% (contro il 34,5% della media).

In generale, la ricerca ha preso in considerazione la velocità media di viaggio dei veicoli, il rispetto dei limiti di velocità e della distanza di sicurezza e l’occupazione media delle corsie: il monitoraggio si è svolto su sei tratti stradali – Strade Statali o raccordi autostradali, come quelli di Roma e Torino. In termini geografici, il GRA di Roma e la SS700 della Reggia di Caserta presentano le cifre più alte, soprattutto per quanto riguarda il mancato rispetto delle distanze di sicurezza, che se a Caserta si ferma all’80%, sul Grande Raccordo Anulare – la strada più trafficata tra quelle esaminate – arriva all’88,5%.

Italiani alla guida: è sempre colpa degli altri

Durante le rilevazioni, è emerso anche che il 10,3% degli automobilisti italiani usa impropriamente il cellulare alla guida, e addirittura l’11,3% non indossa la cintura di sicurezza. A non usare la cintura sono soprattutto coloro che guidano veicoli commerciali e camion (14,3%) e SUV (15,3%). Quanto all’utilizzo improprio del cellulare, invece, sono le city car a guidare la classifica dei comportamenti pericolosi in auto, con il 12,1% dei casi contro una media che supera appena il 10%.

Le abitudini sembrano avere anche un aspetto legato all’età: se l’utilizzo improprio del cellulare alla guida cresce con l’abbassarsi dell’età, con le cifre più alte registrate tra i 18 e i 40 anni, per quanto riguarda il mancato uso della cintura di sicurezza, che comunque mostra dati molto incoraggianti rispetto a quelli del 2021, è vero il contrario. Al di sotto dei 40 anni il 10,5% degli automobilisti non indossa la cintura, ma guardando agli automobilisti over 60 la percentuale arriva al 14,8%.

Da un questionario strutturato sottoposto a 3.036 automobilisti utilizzatori di almeno una strada ANAS, sono emerse altre tendenze preoccupanti, che non riguardano le scelte alla guida ma la percezione di se stessi e degli altri. Come spiegato nello studio realizzato da CSA Research, “la guida enfatizza una prospettiva individualistica, con atteggiamenti di idealizzazione di sé e ostilità verso gli altri”, aumentati durante la pandemia a causa di un isolamento che – oltre a farci perdere un po’ della capacità di guida acquisita negli anni – ha indotto “una maggiore propensione alla critica del prossimo, considerato alieno”.

Chiamati a giudicare il proprio modo di guidare, gli automobilisti italiani danno a se stessi voti che vanno da 7,9 a 8,8, e sostengono di mettere sempre le frecce, pianificare i viaggi, non usare il cellulare alla guida, etc. Tutti santi, insomma. E gli altri? Secondo la classica distorsione percettiva nota come self serving bias, gli altri automobilisti arrivano a malapena a un 5, non rispettano i limiti di velocità in assenza di autovelox e usano troppo spesso il cellulare alla guida.