Alberto Trentini detenuto in Venezuela, la madre a Palazzo Chigi per la liberazione: il giallo del cambio nome

La madre di Alberto Trentini ha incontrato il governo. L’Italia è al lavoro, ma il Venezuela non rivela dove il cooperante è detenuto da novembre

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Prosegue la detenzione in Venezuela di Alberto Trentini, il cooperante di cui non si hanno più tracce, arrestato senza accuse e privato dei contatti con la famiglia. La madre è stata ricevuta a Palazzo Chigi, che continua a impegnarsi sul piano diplomatico. Un caso che resta delicato, con il luogo di detenzione ignoto e le preoccupanti testimonianze di ciò che accade nelle carceri venezuelane.

Caso Alberto Trentini, le novità

Alberto Trentini è rinchiuso in Venezuela dal 15 novembre, in isolamento totale, senza poter comunicare con la famiglia né conoscere le accuse a suo carico. Il luogo esatto della detenzione non è stato mai rivelato.

A fornire alcuni aggiornamenti sul caso del cooperante veneziano, domenica 4 maggio, è la trasmissione di Rai3 “PresaDiretta”.

alberto trentini venezuelaFonte foto: ANSA

Un’immagine del flash mob per Alberto Trentini a gennaio 2025

Il programma ha raccolto le testimonianze della madre di Trentini, Armanda Colusso, e quella di un ex prigioniero del carcere di massima sicurezza El Rodeo I, dove si sospetta si trovi anche il cooperante.

Cosa ha detto la madre di Alberto Trentini

Armanda Colusso ha riferito in particolare di un incontro recente a Palazzo Chigi con il sottosegretario Alfredo Mantovano, definendolo utile e rassicurante. Il governo italiano, ha detto la donna, sta lavorando seriamente per riportare a casa suo figlio.

La madre di Alberto Trentini ha però espresso forte preoccupazione per le condizioni psicologiche del cooperante, in isolamento da mesi e senza contatti esterni, temendo che possa cedere alla disperazione.

Colusso ha infine ricordato l’impegno umanitario del figlio, esortando l’Italia a esserne orgogliosa, mentre la Farnesina continua a esercitare pressioni per ottenere almeno l’accesso consolare e garantire i suoi diritti fondamentali.

La testimonianza di un ex detenuto

Ad aiutare nella ricostruzione del possibile contesto in cui Trentini è coinvolto anche la testimonianza preziosa di David Estrella, un cittadino americano con doppio passaporto che ha vissuto 145 giorni in isolamento in una prigione venezuelana.

Estrella era stato arrestato senza spiegazioni dopo un controllo di routine, a suo avviso per il solo fatto di essere statunitense. L’uomo ha descritto condizioni carcerarie durissime.

“Non ci era permesso di fare domande, dovevamo solo stare zitti” ha raccontato. “Non eravamo nemmeno sicuri che qualcuno dei nostri cari sapesse che eravamo stati arrestati”.

Estrella non ha visto personalmente Trentini nella sua sezione a El Rodeo I, ma ritiene che l’italiano possa essere uno dei tanti stranieri presenti nel penitenziario.

Per evitare tracciamenti, ha spiegato Estella, le identità dei detenuti verrebbero inoltre falsificate. “Quando sei lì è come se non esistessi” ha aggiunto. “Danno un nome falso a tutti i detenuti, nel caso il sistema venisse hackerato. Come mi hanno detto, potrebbero spararti e metterti in una buca nel terreno e nessuno ne saprebbe nulla”.

alberto trentini Fonte foto: ANSA
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