Attacco Usa contro l'Iran, i siti nucleari potrebbero essere vuoti ma Hegseth dichiara: "Li abbiamo devastati"
Il Pentagono definisce “devastante” l’attacco USA ai siti nucleari iraniani, mentre Teheran parla di evacuazione per tempo
Il capo del Pentagono Pete Hegseth ha dichiarato che l’attacco USA ai siti nucleari iraniani è stato un successo schiacciante che ha “devastato il programma nucleare”. I media locali, invece, affermano che i siti e i materiali erano stati evacuati da tempo.
Il discorso di Hegseth
Il capo del Pentagono Hegseth ha affermato che gli attacchi statunitensi hanno “devastato il programma nucleare iraniano”. Nel discorso viene confermato di aver colpito solo i siti e non truppe o civili iraniani.
Durante il discorso ha voluto sottolineare l’impegno del presidente Donald Trump nell’attuazione di una “pace attraverso la forza”. Obiettivo dell’attacco, almeno quello dichiarato pubblicamente, è frenare le presunte ambizioni nucleari militari di Teheran.
Va detto che, da decenni, secondo Stati Uniti e Israele l’Iran sarebbe in procinto di creare armamenti nucleari, ma ciò non è ancora ufficialmente avvenuto. L’Iran, infatti, insiste sul carattere esclusivamente civile del proprio programma nucleare.
Quali sono i siti colpiti
Donald Trump ha dichiarato di aver completamente distrutto tre siti nucleari iraniani: Fordow, Natanz e Isfahan. La conferma dell’avvenuto bombardamento arriva direttamente da funzionari iraniani.
Nello specifico, l’impianto di Fordow si trova sotto terra ed è operativo dal 2006. Si trova a circa 48 km dalla città di Qom, a nord di Teheran, ed è stato costruito all’interno di una montagna; sarebbe stato colpito grazie a bombe bunker-buster, potenti ordigni da 13 000 kg in grado di penetrare fino a 60 m di profondità.
ANSA
Un altro impianto di arricchimento nucleare attaccato è quello di Natanz, a sud di Teheran. L’impianto, suddiviso in due strutture per test e ricerca e per l’arricchimento dell’uranio, si trova anch’esso nel sottosuolo; per colpirlo sarebbero stati lanciati almeno due dozzine di missili Tomahawk. Infine, l’impianto di ricerca atomica di Isfahan era utilizzato per la conversione dell’uranio.
Le conseguenze dell’attacco
Bisogna usare il condizionale perché non è ancora chiaro l’entità del danno subito dai siti nucleari colpiti. In assenza di dichiarazioni iraniane dirette, diverse valutazioni indipendenti non sono ancora in grado di fornire un quadro preciso della situazione.
Secondo Hegseth, i danni sarebbero stati devastanti e l’obiettivo di distruzione completa sarebbe stato raggiunto; al momento, in ogni caso, non risulta alcuna contaminazione radioattiva nei pressi dei siti colpiti. La conferma arriverebbe da fonti interne ed esterne all’Iran nonché da agenzie governative. Sembra quindi accertato che non vi sia un aumento dei livelli di radiazione al di fuori dei siti né altri tipi di contaminazione.
I media iraniani parlano, invece, di assenza di radiazioni grazie allo “spostamento preventivo del materiale”. I siti colpiti sarebbero stati evacuati per tempo, ma non è stato comunicato dove siano ora i materiali.
Quali conseguenze avrà questo attacco sul programma nucleare iraniano? Dal punto di vista militare non è dato saperlo, poiché, nonostante le accuse di decenni, non esistono prove che l’Iran abbia raggiunto l’obiettivo di creare un’arma. Dal punto di vista civile, invece, l’attacco potrebbe effettivamente rallentare il programma, anche se, secondo diversi analisti, la risorsa più preziosa dell’Iran è proprio il materiale arricchito posseduto.