Attentato a Sigfrido Ranucci, i dubbi del giornalista sull'autore: "Qualcuno che conosce miei movimenti"
Secondo Sigfrido Ranucci l'autore dell'attentato intimidatorio nei suoi confronti è qualcuno che conosce i suoi movimenti
“È stato qualcuno che conosce i miei movimenti”. Così Sigfrido Ranucci dopo l’attentato intimidatorio subito, dicendosi sicuro che chi ha fatto esplodere una bomba davanti casa sua a Pomezia conosce le sue abitudini. Il giornalista e conduttore di Report parla delle minacce subite negli ultimi anni e di un “clima di isolamento e di delegittimazione” nei suoi confronti.
- Attentato a Sigfrido Ranucci, i dubbi del giornalista
- Ranucci: "È qualcuno che conosce i miei movimenti"
- "Clima di isolamento e di delegittimazione"
Attentato a Sigfrido Ranucci, i dubbi del giornalista
“Mia figlia è passata davanti alla mia auto pochi minuti prima dell’esplosione, avrebbero potuto ammazzare una persona, avrebbero potuto ammazzare mia figlia“.
Così parla al Corriere della Sera Sigfrido Ranucci dopo la bomba che giovedì sera ha distrutto la sua auto parcheggiata davanti casa a Campo Ascolano, frazione di Pomezia.
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Il giornalista dice di non avere idea di chi possano essere gli autori o i mandanti dell’attentato intimidatorio.
Ma “potrebbe non essere una coincidenza“, afferma, il fatto che pochi giorni fa ha annunciato i temi delle nuove inchieste di Report, che tornerà in onda ogni domenica su Rai 3 a partire dal 26 ottobre.
Ranucci: “È qualcuno che conosce i miei movimenti”
“È chiaro che è stato qualcuno che conosce i miei movimenti“, dice Ranucci.
Perché mancava da casa da martedì scorso e in pochi sapevano che sarebbe tornato giovedì.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, gli attentatori avrebbero atteso che la scorta lo lasciasse prima di piazzare la bomba con la miccia a mano.
“Il fatto che avesse aspettato quel momento dopo 40 minuti che ero rientrato e che avesse posto la bomba proprio sotto il posto dove io passo sostanzialmente significa che conosce le mie abitudini”, ha detto Ranucci giovedì sera, ospite a Il cavallo e la torre su Rai 3.
“Chi ha piazzato la bomba sapeva dove metterla”, dice ancora al Corriere. “Penso che nelle intenzioni di chi ha agito dovesse sembrare una cosa non organizzata da una mente raffinata”.
È probabile che i responsabili lo abbiano osservato dal boschetto che si trova davanti alla sua abitazione: “È molto frequentato ogni sera, ma è stata anche una piazza di spaccio gestita dagli albanesi”.
Il messaggio della bomba è chiaro: “Sappiamo come ti muovi e possiamo colpire te e la tua famiglia in qualsiasi momento”.
“Clima di isolamento e di delegittimazione”
Ascoltato in procura a Roma, Ranucci ha parlato delle varie minacce ricevute, tutte denunciate, che riguardano esclusivamente cose di lavoro e la sua attività a Report.
“Ho notato una serie di coincidenze – aggiunge – collegate a quello che è accaduto, come il ritrovamento un anno fa di proiettili calibro 38 da parte del mio capo scorta che io non ho mai pubblicizzato”.
“Lo Stato e le istituzioni mi sono sempre stati vicini in questi mesi”, spiega, aggiungendo però di aver avvertito un “clima di isolamento e di delegittimazione nei miei confronti”.
Ma c’è anche chi gli ha espresso vicinanza, come il presidio di solidarietà che si è tenuto ieri pomeriggio davanti alla sede Rai di via Teulada a Roma.
È stato “un bel gesto”, dice il giornalista, “un momento bello per me che sono nato in questa azienda sentire i vertici della Rai vicini, è stata una cosa molto positiva”.
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