Bezalel Smotrich non vota l'accordo di pace su Gaza, il ministro di Israele vuole "annientare Hamas"

Il ministro delle Finanze di Israele, Bezalel Smotrich, ha detto che voterà contro l’accordo di pace su Gaza: crescono tensioni nel governo Netanyahu

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Il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich ha annunciato che voterà contro l’accordo di pace su Gaza, opponendosi al cessate il fuoco e invocando l’annientamento di Hamas e il disarmo della Striscia. Per il ministro di Israele la guerra non può fermarsi, ma le sue posizioni radicali aggravano le tensioni nel governo Netanyahu e accrescono le preoccupazioni internazionali.

Bezalel Smotrich contro l’accordo di pace su Gaza

Il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich, leader dell’estrema destra religiosa e figura di spicco del governo Netanyahu, ha annunciato apertamente la sua contrarietà al piano di tregua raggiunto tra Israele e Hamas.

In un post pubblicato su X ha dichiarato: “C’è un’immensa paura delle conseguenze dello svuotamento delle prigioni e del rilascio della prossima generazione di leader terroristi che faranno di tutto per continuare a versare fiumi di sangue ebraico qui, Dio non voglia”.

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Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze di Israele che ha dichiarato che voterà contro l’accordo di pace su Gaza

“Solo per questo motivo – ha poi concluso Smotrich – non possiamo unirci a festeggiamenti miopi o votare a favore dell’accordo”. Pur ribadendo la sua fedeltà all’attuale esecutivo, Smotrich ha confermato che voterà contro la tregua.

“Annientare Hamas e disarmare Gaza”

Sempre tramite il proprio profilo sui social network, Smotrich ha poi sottolineato che il conflitto non deve arrestarsi neanche di fronte al ritorno degli ostaggi.

“Subito dopo il ritorno degli ostaggi, lo Stato di Israele riprenderà a impegnarsi con tutte le sue forze per la vera eradicazione di Hamas e il vero disarmo di Gaza, in modo che non rappresenti più una minaccia per Israele”, ha scritto.

Ha inoltre ammonito il Paese a non ripetere errori del passato: “È anche fondamentale garantire che non si torni alle idee sbagliate del 6 ottobre e che non si diventi di nuovo dipendenti dalla calma artificiale, dagli abbracci diplomatici e dalle cerimonie sorridenti, ipotecando il futuro e pagando prezzi orribili”.

Le tensioni politiche e il contesto internazionale

Le dichiarazioni del ministro hanno aggravato le divisioni interne alla coalizione e provocato non poco allarme a livello internazionale.

La frase più dura è stata forse raccolta dal Guardian: “Gaza sarà completamente distrutta, i civili saranno inviati verso sud in una zona umanitaria senza Hamas o terrorismo, e da lì inizieranno a partire in gran numero verso Paesi terzi”.

Parole che hanno rafforzato i timori di deportazioni di massa e di un possibile scenario di pulizia etnica. Mentre Hamas accusa Israele di condurre una “guerra della fame e dello sterminio”, diversi governi e organizzazioni internazionali hanno avvertito che l’attuazione di simili piani costituirebbe una violazione del diritto internazionale e aggraverebbe la catastrofe umanitaria già in corso nella Striscia.

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