Bruno Vespa "infame", scritta trovata nell'ascensore della sede Rai a Roma: caccia ai responsabili

In un ascensore della sede Rai a Roma spunta una scritta contro Bruno Vespa "infame"

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Vespa infame“, questa la scritta contro Bruno Vespa comparsa in uno degli ascensori della sede Rai di via Teulada a Roma. La frase offensiva nei confronti dello storico giornalista e conduttore di Porta a Porta ha scatenato immediate reazioni e l’avvio di indagini da parte delle forze dell’ordine per risalire ai responsabili.

Bruno Vespa “infame”, scritta nell’ascensore della sede Rai

Nelle ultime ore è stata notata una scritta offensiva contro Bruno Vespa all’interno della sede romana della Rai.

Vespa infame“, questa la scritta tracciata con un pennarello all’interno di uno degli ascensori della sede dell’azienda di via Teulada a Roma. Lo riporta Ansa.

Bruno VespaIPA

La condanna della Rai

Immediate le reazioni, a partire dai vertici dell’azienda. L’amministratore delegato della Rai, Giampaolo Rossi, fa sapere che la “Rai esprime ferma condanna per la scritta offensiva e infame” rivolta a Vespa.

“Si tratta – prosegue – di un episodio grave che rappresenta una forma di intimidazione e di intolleranza inaccettabile. Simili comportamenti non appartengono alla cultura del dialogo e del rispetto che devono caratterizzare ogni luogo di lavoro, tanto più una sede del Servizio Pubblico radiotelevisivo”.

Dello stesso tono il commento di Antonio Marano, presidente facente funzioni Rai: “È inaccettabile che all’interno dell’azienda non si rispetti un professionista come Bruno Vespa, che da decenni rappresenta un simbolo dei valori del servizio pubblico”.

“La Rai – spiega in una nota – si fonda sul rispetto delle persone, sulla libertà di espressione e sulla professionalità di chi ogni giorno contribuisce a garantire un’informazione equilibrata e di qualità”.

“Bruno Vespa incarna pienamente questi principi: la sua storia professionale, la competenza e il rigore con cui ha servito il pubblico ne sono la testimonianza più evidente”.

“Gesti offensivi e intimidatori come quello accaduto nella sede di via Teulada non appartengono alla cultura della Rai e non possono essere tollerati. Mi auguro che si faccia piena luce sull’episodio e che si riaffermi, dentro e fuori l’azienda, il valore del rispetto reciproco e del senso di appartenenza al servizio pubblico”.

Le reazioni

In una nota il sindacato dei giornalisti Unirai esprime “ferma condanna per l’episodio avvenuto nella sede Rai di via Teulada, dove è comparsa una scritta offensiva nei confronti di Bruno Vespa. Un gesto intollerabile e vile, che nulla ha a che fare con il confronto di idee e con il rispetto che deve sempre contraddistinguere un ambiente di lavoro e una comunità professionale come quella Rai”.

Unirai “manifesta la più convinta solidarietà a Bruno Vespa, figura storica del giornalismo e della televisione italiana, e confida che le forze dell’ordine individuino al più presto i responsabili di un atto che offende non solo la persona, ma anche l’intera azienda”.

Poi l’altro sindacato, Usigrai: “Le critiche si fanno e si ricevono. Gli insulti vanno rispediti al mittente. Vale anche per quelli scritti da mano anonima nell’ascensore Rai di Via Teulada, contro Bruno Vespa. Non abbiamo mai risparmiato critiche al giornalista e conduttore Rai, sul suo contratto da artista e sul suo modo di fare informazione. Continueremo a farlo se lo riterremo necessario. Ma siamo contro chi usa questi metodi nei confronti di dipendenti e collaboratori della Rai, alimentando dentro l’azienda un clima di sospetto che è da rigettare”.

“Sono solidale con Bruno Vespa non solo per la scritta ingiuriosa che ha ricevuto, ma anche per il coraggio con cui ha detto quello che andava detto all’esponente della cosiddetta Flotilla. Bravo Vespa”, ha detto il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri.

Il presidente di Noi Moderati Maurizio Lupi ha commentato così: “Il clima d’odio colpisce tutti, anche i giornalisti. Solidarietà a Bruno Vespa e condanna per la scritta ingiuriosa trovata a Via Teulada”.

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