Cambia l'abilitazione dei docenti all'università, cosa prevede la riforma sul reclutamento voluta da Bernini
La riforma presentata dalla ministra Anna Maria Bernini va a cambiare il sistema di reclutamento dei docenti all'università
Il consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge proposto dalla ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini che punta a modificare il mondo in cui vengono scelti i docenti universitari. La riforma interviene su vari aspetti del reclutamento accademico, dalle modalità di accesso alle valutazioni dei professori, che influenzeranno anche i fondi destinati alle università, superando il sistema dell’abilitazione nazionale.
- Università, la riforma della ministra Bernini
- Reclutamento docenti universitari, cosa cambia
- Valutazione dei docenti e fondi alle università
- Bernini: "Proposta che punta al merito"
Università, la riforma della ministra Bernini
La riforma sul reclutamento dei docenti all’università è stata presentata dalla ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, e approvata dal governo Meloni nel Consiglio dei ministri di lunedì 19 maggio.
Il disegno di legge va a modificare l’intero sistema di reclutamento accademico, andando a supera il sistema delle abilitazioni introdotto nel 2010 dall’allora ministra Mariastella Gelmini.
Fonte foto: IPA
L’attuale sistema, molto criticato nel tempo, prevede una prima valutazione centralizzata e nazionale, la cosiddetta Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN), e poi i vari concorsi per la chiamata in ruolo.
Reclutamento docenti universitari, cosa cambia
Con la riforma la ministra Bernini punta a snellire questo procedimento di reclutamento e a rafforzare l’autonomia universitaria, dando maggiori responsabilità agli atenei.
Con le nuove regole lo Stato fisserà dei requisiti minimi nazionali, ma saranno poi i singoli atenei a valutare gli aspetti specifici per i vari ruoli.
Il nuovo modello prevede l’uso da parte di professori e ricercatori di una nuova piattaforma informatica, gestita dal ministero, per dichiarare il possesso dei requisiti minimi richiesti a livello nazionale per partecipare ai concorsi.
A organizzare questi concorsi saranno poi le singole università: i candidati saranno valutati da commissioni che saranno a maggioranza di membri esterni, selezionati per sorteggio tra i docenti universitari italiani del settore scientifico-disciplinare interessato.
Il nuovo sistema di reclutamento varrà anche per la scelta dei ricercatori a tempo determinato.
Valutazione dei docenti e fondi alle università
Con la nuova riforma, ora al vaglio del Parlamento, tutti i docenti universitari saranno soggetti a una valutazione ogni due anni.
A verificare il rispetto degli standard minimi stabiliti a livello nazionale saranno commissioni istituite nei singoli atenei.
Il risultato di queste valutazioni influenzerà direttamente anche la distribuzione dei fondi pubblici alle università, secondo un meccanismo che incentiva il merito e la qualità.
Gli atenei che riusciranno a reclutare e valorizzare i docenti più qualificati e produttivi riceveranno maggiori risorse.
Bernini: “Proposta che punta al merito”
“È un passo importante per allineare il sistema di reclutamento universitario ai migliori standard internazionali”, ha dichiarato la ministra Anna Maria Bernini.
“Senza stravolgere i processi che hanno reso il nostro sistema universitario un polo di eccellenza e di crescente attrazione, vogliamo migliorarne quegli elementi che, alla prova dei fatti, si sono dimostrati disfunzionali o non centrati sull’obiettivo. È una proposta che punta al merito, alla trasparenza del sistema”.
“Interveniamo – ha spiegato – con poche ma precise modifiche, puntuali e decisive, che riguardano tutti i più importanti momenti di selezione, valutazione e progressione nella carriera del nostro personale universitario, valorizzando autonomia e responsabilità degli atenei”.
