Cassazione respinge richiesta di revisione della strage di Erba, perché il caso di Rosa e Olindo non si riapre
La Cassazione ha pubblicato le motivazioni con cui ha respinto la richiesta di riapertura del processo sulla strage erba, presentato dai legali dei coniugi
Prove solide e “innumerevoli e minuziosissimi elementi di riscontro” alla base della bocciatura del ricorso di Rosa Bazzi e Olindo Romano. La Corte di Cassazione ha pubblicato le motivazioni con le quali è stata respinta la richiesta di revisione del processo sulla strage di Erba, presentata dai legali dei coniugi condannati all’ergastolo per i fatti del 2006.
- Le motivazioni della Cassazione
- Le prove sulla strage di Erba
- Il ricorso di Rosa Bazzi e Olindo Romano
Le motivazioni della Cassazione
Nelle motivazioni della Suprema Corte sul rigetto del ricorso del 25 marzo, i giudici hanno reso noto che “la base di raffronto” rispetto alle nuove prove “è costituita da un tessuto logico-giuridico di notevole solidità non solo per la forza espressa da ognuna delle principali prove acquisite in ragione della loro autonoma consistenza ma anche per la presenza di innumerevoli e minuziosissimi elementi di riscontro”.
Per gli Ermellini, infatti, rispetto alla decisione della Corte di appello di Brescia di ritenere le “irrilevanti” le prove presentate dalla difesa, “non si ravvisa alcun vizio argomentativo“.
Fonte foto: ANSA
Uno dei legali difensori di Olindo Romano e Rosa Bazzi, l’avvocato Fabio Schembri
Le prove sulla strage di Erba
Nelle 53 pagine depositate dalla quinta sezione della Cassazione, la Corte, presieduta da Rosa Pezzullo con Elisabetta Maria Morosini come giudice a latere, ha spiegato le ragioni per le quali è stata accolta la richiesta della procura generale di dichiarare inammissibile il ricorso.
Secondo i giudici i nuovi elementi portati dai rappresentati legali di Olindo Romano e Rosa Bazzi non sono sufficienti a compromettere le sentenze di condanna, alla luce delle prove acquisite nel processo ritenute consistenti, tra cui la “confessione dei due imputati, ancorché ritrattata”, la “ammissione di colpa riportata in appunti manoscritti e in scritti diretti a terzi”, la “deposizione dibattimentale dell’unico testimone oculare” Mario Frigerio e la “presenza di traccia ematica riconducibile a Valeria Cherubini sull’auto di Romano”.
Il ricorso di Rosa Bazzi e Olindo Romano
Confermando la decisione del 10 luglio 2024 con la quale i giudici bresciani avevano respinto l’istanza di revisione della sentenza di ergastolo, la Cassazione ha affermato, infine, che “la Corte di appello di Brescia non si è affatto sottratta al compito di effettuare una comparazione globale tra elementi ‘vecchi e nuovi’. La motivazione sulla inammissibilità delle richieste è esaustiva, immune da cadute di logicità e dai denunciati travisamenti della prova”.
Il pronunciamento della Suprema Corte può dunque mettere un punto a una vicenda giudiziaria lunga 20 anni sulla carneficina avvenuta nel comune del Comasco l’11 dicembre 2006, nella quale morirono Raffaella Castagna, 30 anni, suo figlio Youssef Marzouk, 2 anni, la madre Paola Galli, 56 anni, e la vicina di casa Valeria Cherubini, 55 anni.
In seguito al ricorso respinto dalla Cassazione, i due coniugi hanno annunciato l’intenzione di presentare un nuovo ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, come già fatto in passato, senza successo.
