Christian Vieri e la polmonite interstiziale, cos'è e quali sintomi ha avuto l'ex calciatore alle Maldive
L’ex attaccante 51enne, dopo 21 giorni di cure, sta meglio e spiega cosa ha avuto. Pregliasco: “Una condizione che può essere molto seria”
Ci sono volute tre settimane di cura e non poca preoccupazione, ma il peggio per Christian Vieri sembra passato. L’ex calciatore, infatti, aveva accusato un malore mentre si trovava in una vacanza di famiglia alle Maldive con la moglie Costanza Caracciolo e le figlie. Ora, dopo 21 giorni, è stato reso noto l’esito delle analisi che spiega cosa gli è accaduto. Il bomber 51enne avrebbe avuto un’infezione da Mycoplasma pneumoniae e SARS-CoV-2, come raccontato da lui stesso e dalla moglie sui social. L’intervista a Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’IRCCS Galeazzi-Sant’Ambrogio e Direttore della Scuola di specializzazione di igiene e medicina preventiva dell’Università degli Studi di Milano.
- Il video di Christian Vieri dopo il malore
- La “polmonite interstiziale con focolai multipli”
- L'intervista a Fabrizio Pregliasco
Il video di Christian Vieri dopo il malore
L’ex calciatore ha voluto aggiornare i suoi follower sui social, spiegando cosa ha avuto e come si sente ora, dopo 21 giorni di cure e all’indomani dell’esito delle analisi e degli esami ai quali si è sottoposto, anche in Italia.
In un primo video postato tra le stories e che ha come didascalia Day 21, Vieri aveva fatto sapere di poter escludere una polmonite (“Per fortuna non è polmonite, 10-15 giorni di riposo”, comunicava sui social pochi giorni fa).
Ora, però, pare che si sia trattato proprio di una forma di polmonite interstiziale.
La “polmonite interstiziale con focolai multipli”
Dopo una nuova visita e dopo giorni di cure a base di cortisone e antibiotici, Vieri ha nuovamente aggiornato i supporter: “Ora la Coco (il nickname usato per la moglie, Costanza Caracciolo, Ndr) vi spiega quello che ho avuto”, ha detto l’ex calciatore nel video su Instagram.
Proprio l’ex velina ha chiarito che si sarebbe trattato di una “polmonite interstiziale con focolai multipli”.
A causarla sarebbe stata un’infezione da Mycoplasma pneumoniae e SARS-CoV-2. Ovviamente non è più infettivo perché ha superato i giorni di antibiotici, ancora una terapia per qualche giorno e poi dovrebbe finire questo incubo”, ha aggiunto Caracciolo, senza risparmiare un affettuoso bacio in fronte al marito.
L’intervista a Fabrizio Pregliasco
Cos’è una “polmonite interstiziale con focolai multipli” come quella diagnosticata a Vieri?
“Assomiglia ad alcune polmoniti causate anche dal virus Sars-Cov2, responsabile del Covid: in comune hanno il fatto di poter essere interstiziali. È una condizione, infatti, che interessa l’interstizio, cioè la rete degli alveoli dei polmoni. Nello specifico il tessuto connettivo che crea gli alveoli, cioè le ‘sacche’ dei polmoni, si inspessisce a tal punto che rende difficile la respirazione”.
È per questo che può essere tanto pericolosa?
“Sì, perché l’infiammazione a carico dell’interstizio ne crea appunto un inspessimento: questo impedisce il normale passaggio dei vari gas (come l’ossigeno) tra i capillari che si trovano sulla parte superficiale del tessuto. In presenza di questa condizione è necessario ricorrere a un trattamento per ripristinare la normale funzionalità”.
Il fatto che si parli di focolai multipli”, invece, cosa significa?
“Semplicemente che ci sono più aree coinvolte in questa infiammazione”.
Quali possono essere le cause?
“Questo tipo di polmonite può essere causato da virus, o da batteri come appunto il mycoplasma, ma può anche essere effetto collaterale dell’assunzione di determinati farmaci, come nel caso di alcuni antitumorali o immunosoppressori. In certi casi, invece, non si riesce a determinarne le cause e si parla di polmonite idiopatica”.
Quali sono i sintomi che devono far preoccupare?
“Certamente una tosse secca persistente, la dispnea dunque difficoltà di respiro, la febbre alta e una debolezza generalizzata. In presenza di queste condizioni occorre una visita approfondita”.
Come si diagnostica, che esami occorrono?
“Sicuramente è consigliabile una tac ad alta risoluzione, insieme a una serie di esami del sangue. In certi casi è suggerita e utile anche una broncoscopia o addirittura una biopsia polmonare”.
Questo tipo di polmonite può avere conseguenze anche serie?
“Sì, lo abbiamo visto anche durante il periodo della pandemia da Covid. Come per la polmonite lobare, gli alveoli si ‘intasano’ e diventa difficile lo scambio di gas, compreso l’ossigeno. Può essere necessario, quindi, anche il ricorso a ossigenoterapia”.
Quali altre cure sono previste?
“In genere si ricorre ad antibiotici o antivirali, in base a diagnosi. Come detto, è utile l’ossigenoterapia e il posizionare il paziente a pancia in giù per agevolare la respirazione, come abbiamo imparato durante il Covid, quando si sono utilizzati anche molto i caschi per la respirazione. Nei casi più seri è necessaria anche la sedazione per somministrare la respirazione assistita”.
