Cori fascisti nella sede FdI a Parma, La Russa contro Crosetto: "Solo folklore, non voglio impiccare nessuno"
Ignazio La Russa definisce i cori fascisti di Parma “folklore neofascista sbagliato” e risponde a Crosetto: “Io non prendo a calci nessuno”
Anche Ignazio La Russa interviene sul caso dei cori fascisti a Parma. Secondo la seconda carica dello Stato, quanto accaduto non sarebbe altro che “folklore neofascista sbagliato”. Si è poi rivolto al ministro Crosetto, che sull’episodio era stato molto più duro, alludendo alla necessità di “prendere a calci” i responsabili. La Russa sposta l’attenzione su chi “tira le molotov alla polizia”. Ha quindi detto che lui non vuole picchiare nessuno, ma vuole parlare con questi giovani.
Cori fascisti: “folklore”
Ignazio La Russa non ha mai fatto mistero delle sue posizioni e lo stesso giornalista che lo ha intervistato per la Repubblica ha definito “ambigue”. Non nega legami e visioni del passato, che però, sottolinea, devono rimanere nel passato. Così, i cori fascisti della giovanile di Fratelli d’Italia sono stati descritti dalla seconda carica dello Stato come “folklore neofascista sbagliato”.
Sulla quantità di episodi di questo tipo, però, cerca di ridimensionare la portata del fenomeno. Dichiara infatti che Fratelli d’Italia esiste da 13 anni e che episodi di questo tipo se ne contano pochi, “forse due”, dice.

A queste dichiarazioni, però, il giornalista gli fa notare che c’è il famoso caso di Gioventù Nazionale. Così La Russa risponde: “Quello e quanti altri? Cinque?”. Il numero, però, è molto più alto. A questo punto, sposta l’attenzione su quello che considera un gruppo opposto a Gioventù Nazionale e accomuna tutte le azioni dei giovani “avversari”, citando chi blocca gli interventi di personaggi di estrema destra, sionisti o anti-diritti nelle università, o chi “aggredisce gli agenti”.
Le parole contro Crosetto
La Russa si è poi espresso anche su quanto detto da Guido Crosetto, il ministro della Difesa che ha preso una posizione forte contro i cori fascisti di Parma. In merito alle colpe che hanno portato dei giovani a quei cori, la seconda carica dello Stato dice che non è colpa dei loro messaggi “a volte ambigui” secondo il giornalista e dichiara che a Parma sono stati commissariati prima che la notizia venisse alla luce.
Poi commenta le parole di Crosetto, che ha dichiarato che andrebbero “presi a calci e mandati via”. “Ma se prendiamo a calci loro per una canzone, allora che facciamo con chi tira le molotov alla polizia? Li picchiamo?”, commenta.
Aggiunge poi che lui non vuole picchiare nessuno, ma vuole spiegare a questi ragazzi che “la reazione a questo antifascismo violento o di maniera non può essere il folklore neofascista”.
La citazione ad Almirante
Ignazio La Russa dice di non essere ambiguo, ma per spiegare cosa dovrebbero o non dovrebbero fare i giovani di Gioventù Nazionale contro “l’antifascismo violento”, cita Giorgio Almirante. “È quello che ci disse Almirante già nel 1979. Sarebbe sbagliato, da stupidi e controproducente, ci spiegò, continuare a usare nostalgie, canzoni e segni distintivi del fascismo nelle nostre sedi. Allora come oggi, è al futuro che bisogna saper guardare”, ha spiegato.
Giorgio Almirante è una figura che si potrebbe definire almeno “ambigua”. Morto nel 1988, è stato dirigente del regime fascista e collaborazionista dei nazisti, oltre a essere il fondatore del Movimento Sociale Italiano. Non rinnegò mai la sua fede fascista, la sua ostilità alla democrazia e la sua ammirazione per Benito Mussolini. Fu importante dirigente del Partito Fascista e autore di articoli razzisti e antisemiti.
Fu fascista fin da giovane, poi fondatore e segretario dell’MSI, partito neofascista italiano dal quale nacque Alleanza Nazionale. Ad Almirante furono spesso attribuite collaborazioni e coperture alla destra extraparlamentare responsabile di violenze, uccisioni e attentati. Nel 1968 partecipò agli scontri di Valle Giulia a Roma e, secondo molte testimonianze, guidò un’aggressione contro l’occupazione dell’università da parte di studenti di sinistra.
IPA