Coronavirus, app per l'autocertificazione "irregolari": i motivi
La Polizia postale ha precisato che le app utilizzate in sostituzione del modulo cartaceo per l'autocertificazione agli spostamenti non sono valide
La Polizia postale ha precisato che le app da scaricare sullo smartphone per avere sempre con sé il modulo per l’autocertificazione degli spostamenti “si pongono in contrasto con le prescrizioni attualmente vigenti”. Secondo quanto riferisce l’Ansa, sono due le motivazioni che renderebbero inutilizzabili le app in questione.
Coronavirus, la nota della Polizia postale
Il primo riguarda l’aspetto giuridico dell’accertamento: l’autocertificazione deve esser firmata dal cittadino che viene controllato davanti all’agente di Polizia, in modo da assumersi la paternità di quanto dichiarato nel documento. Inoltre, il Dipartimento di Polizia Postale ha spiegato che il modello cartaceo è l’unico idoneo nel caso in cui, alle successive verifiche, dovessero emergere delle irregolarità sulla base delle quali può scattare la denuncia.
Coronavirus, app per autocertificazione: a rischio dati sensibili
Il secondo motivo concerne invece il “rispetto della dimensione della privacy” di chi utilizza le app, in quanto i dati inseriti nel modello consentono di rilevare non solo “frequenza e tipologia” degli spostamenti, ma anche le ragioni, “personali e riservate”, usate per dimostrare la legittimità degli stessi.
Ragioni che possono riguardare le condizioni di salute, esigenze personali, circostanze lavorative, dati sensibili che rischiano di mettere in una posizione insidiosa chi fa uso delle app.
Secondo quanto stabilito dal Regolamento europeo sulla protezione dei dati e le prescrizioni italiane sulla privacy, la conoscenza di questo tipo di dati presuppone l’adeguamento “a precisi obblighi in tema”, tra cui “correttezza e trasparenza, consenso informato, limitazione del trattamento a specifiche finalità, aggiornamento e soprattutto integrità e riservatezza”.
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