Delitto di Garlasco, le versioni di Andrea Sempio che si contraddicono e il giallo della Playstation
I riflettori sul delitto di Garlasco sono puntati sulle versioni sui movimenti di Andrea Sempio in casa Poggi: il mistero della Playstation
Continua a tenere banco il caso del delitto di Garlasco, con i riflettori che ora sono puntati sui movimenti di Andrea Sempio nella villetta in via Pascoli dove fu uccisa Chiara Poggi. Le versioni fornite all’inizio delle indagini e oggi differiscono per alcuni particolari, come la posizione all’interno dell’abitazione della Playstation.
- L'impronta numero 33 attribuita ad Andrea Sempio
- Le prime versioni sulla presenza di Andrea Sempio in casa Poggi
- Le nuove versioni sui movimenti di Andrea Sempio in casa Poggi
- Il mistero della playstation in casa Poggi
L’impronta numero 33 attribuita ad Andrea Sempio
La svolta nelle indagini è arrivata con l’attribuzione ad Andrea Sempio dell’impronta numero 33 sulle scale di casa Poggi, vicino al cadavere di Chiara.
Da quel momento, al centro delle indagini e delle cronache sul delitto di Garlasco sono finiti i movimenti di Sempio, amico di Marco Poggi (fratello della vittima), all’interno dell’abitazione. In un primo momento, all’inizio delle indagini sull’omicidio, avvenuto nel 2007, era stato riferito che la frequentazione della casa era legata esclusivamente alla passione per i videogiochi e ai locali dove questi si trovavano. Le nuove versioni, però, differiscono per alcuni elementi.
Fonte foto: ANSA
Andrea Sempio.
Le prime versioni sulla presenza di Andrea Sempio in casa Poggi
A puntare il dito sulle incongruenze delle versioni sui movimenti di Andrea Sempio in casa Poggi è il Corriere della Sera, che riporta le dichiarazioni di Marco Poggi fatte davanti ai carabinieri il 18 ottobre 2007. Riferito ai suoi amici, il fratello della vittima spiegò: “Durante le loro visite rimanevamo nella saletta della tv, al piano terra, o salivamo al primo piano, all’interno della camera da letto di Chiara, per utilizzare il computer”.
Dieci anni dopo, il 16 febbraio 2017, Marco Poggi ribadì: “Quando Andrea veniva da me, passavamo il tempo a giocare ai videogiochi, nella saletta giù o sul computer che era in camera di Chiara”.
Anche Andrea Sempio, il 10 febbraio di quell’anno, fornì una versione simile: “All’epoca andavo almeno 2 o 3 volte a casa sua a giocare. (…) Passavamo il tempo prevalentemente a giocare ai videogiochi. Giocavamo nel salottino della casa, dove c’era la consolle per giocare con il televisore o sul computer che era posizionato nella camera di Chiara”.
Le nuove versioni sui movimenti di Andrea Sempio in casa Poggi
A distanza di molti anni dal delitto di Garlasco, oggi i racconti sui movimenti di Andrea Sempio in casa Poggi sono diversi. In un’intervista a Chi l’ha visto? registrata a fine marzo 2025, lo stesso Sempio ha affermato: “In quella casa sono stato praticamente in tutte le stanze, tranne la camera dei genitori. Lì dentro ho toccato di tutto. Non mi stupirebbe se trovassero delle mie tracce”.
Queste le parole dell’avvocata di Andrea Sempio, Angela Taccia, dopo la novità sull’impronta 33: “Ha frequentato ogni angolo della casa, tranne la camera da letto dei genitori”.
Il mistero della playstation in casa Poggi
Il legale della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni, in alcune recenti dichiarazioni ha sottolineato che la prova dell’impronta “non è così decisiva come la vogliono propagandare”. Aggiungendo: “Marco teneva la Playstation e i videogiochi nella tavernetta“.
La reale posizione della Playstation in casa, però, è ancora da chiarire. Pochi giorni dopo l’omicidio di Chiara Poggi, il 21 e il 23 agosto 2007, i carabinieri chiesero ai familiari della vittima di descrivere minuziosamente ambienti, arredi e oggetti. Marco e la madre collocarono la consolle nella sala tv. “C’è un mobile con quattro cassetti. Nel primo dall’alto ci sono le guide telefoniche e scatole di videogiochi”, fu il racconto di Marco Poggi. Vicino, nell’ultimo piano del mobile della tv, “c’è il videoregistratore e sopra la Playstation con accanto una consolle Nintendo”.
Tale ricordo è anche confermato dalle fotografie scattate nella saletta dai carabinieri il giorno dell’omicidio.
TAG:
