Delitto di Garlasco, parla il giudice che assolse Stasi: “Lo rifarei”, ecco perché decise di non condannarlo
Delitto di Garlasco, il giudice Stefano Vitelli a Quarto Grado: “Assolverei di nuovo Stasi”. Dubbio sull’impronta e conferma dell’alibi informatico
Continua a far discutere il delitto di Garlasco, il caso che nel 2007 sconvolse l’Italia intera. Stavolta a parlare è Stefano Vitelli, il giudice che nel processo abbreviato di primo grado assolse Alberto Stasi dall’accusa di aver ucciso Chiara Poggi, la sua fidanzata. Intervistato da Quarto Grado, Vitelli ha definito il processo “un caso paradigmatico di ragionevole dubbio” e ha spiegato perché, anche oggi, prenderebbe la stessa decisione.
- Delitto di Garlasco, l’analisi del giudice Vitelli
- L’alibi informatico e le nuove ipotesi
- “Assolverei di nuovo Stasi”: la risposta che fa discutere
Delitto di Garlasco, l’analisi del giudice Vitelli
“La struttura dell’indagine, così come fu presentata all’epoca, lasciava ampi margini di incertezza”, ha detto Vitelli nell’edizione del 13 giugno di Quarto Grado. Secondo l’ex giudice, gli elementi contro Stasi erano fragili e non dimostravano oltre ogni dubbio la sua colpevolezza.
“L’impronta sul dispenser? Era un indizio molto particolare. I miei periti notarono che il lavandino era sporco, ma non c’erano tracce di sangue. E c’erano perfino capelli riconducibili alla famiglia Poggi”.
IPA
Il giudice Stefano Vitelli nel 2007
Una contraddizione, secondo il magistrato, che rende “non irragionevole” pensare che l’impronta fosse compatibile con una normale frequentazione della casa da parte di Stasi e non con la scena di un crimine.
L’alibi informatico e le nuove ipotesi
Altro punto chiave è stato l’alibi informatico: “Stasi stava davvero lavorando alla tesi quella mattina. Non ha mentito sul cuore della giornata”, ha detto Vitelli.
A rafforzare questa ricostruzione, un dettaglio spesso trascurato: “Quel giorno sbagliò la password del computer, come in altre occasioni nelle settimane precedenti. Un comportamento che conferma una certa routine”.
Quanto alle teorie su un possibile coinvolgimento di più persone, Vitelli resta prudente: “Il giudice deve rispondere alla tesi dell’accusa. E quella era costruita sull’idea che Stasi fosse l’unico responsabile”.
“Assolverei di nuovo Stasi”: la risposta che fa discutere
Alla domanda finale – “Oggi assolverebbe di nuovo Alberto Stasi?” – il giudice non ha esitato: “Sì”. Una risposta che riapre un dibattito mai sopito e rilancia una vicenda giudiziaria che, nonostante anni di indagini e processi, continua a dividere.
Il caso è stato riaperto anche sul piano mediatico e investigativo, ma Vitelli resta ancorato alla sua lettura dei fatti.
“Il dubbio resta – conclude – e quando il dubbio è ragionevole, la giustizia deve saperlo riconoscere”.
