Delitto di Garlasco, spunta audio con le minacce al testimone Muschitta: cosa dicevano Marchetto e Sportiello

Un audio potrebbe ribaltare la posizione di Muschitta, considerato testimone inaffidabile nel caso Garlasco, forse vittima di minacce

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Nel 2007, poco tempo dopo l’omicidio di Chiara Poggi, Marco Muschitta fornì una descrizione dettagliata sulla persona che aveva visto uscire dalla casa di Garlasco con in mano quella che avrebbe potuto essere l’arma del delitto. In seguito, dichiarò di essersi inventato tutto. Un nuovo audio lascia supporre che la ritrattazione del testimone sia stata frutto di minacce.

Il nuovo audio sul caso Garlasco

Il quotidiano Il Tempo rivela una conversazione telefonica avvenuta il 17 luglio 2022 tra l’ex maresciallo Francesco Marchetto e Alfredo Sportiello, responsabile della Asm di Vigevano dove lavorava Marco Muschitta.

Il maresciallo, addita Muschitta come “un quaquaraquaà, non è un uomo…” affermando che “sicuramente l’han minacciato…”.

Caso GarlascoANSA
Nuove indagini nella villetta di Garlasco

Marchetto prosegue: “Poi magari gli han dato anche dei soldi per stare zitto”.

Infine, il commento di Sportiello: “Eh, ma chissà che minacce gli hanno fatto però?”.

Muschitta vittima di minacce?

L’audio lascia supporre che, se Muschitta ritirò la propria testimonianza non fu perché falsa ma perché costretto da qualcuno.

Il responsabile dell’Asm di Vigevano, nell’audio afferma che Muschitta “quella mattina lì alle 9-9:30 ha visto”.

Le schede di lavoro confermerebbero la presenza dell’operaio nelle vicinanze del luogo del delitto.

Ai dubbi di Marchetto sulla veridicità della deposizione, Sportiello ribatte: “Ha visto questa ragazza in giro con la bicicletta da donna, l’ha vista, lui non se l’è inventata”.

Secondo la ricostruzione de Il Tempo, all’epoca gli inquirenti si sarebbero concentrati sulla ricerca di prove utili a dimostrare la mitomania di Muschitta.

Perché fu ritenuto testimone inattendibile

Marco Muschitta fu ascoltato dai carabinieri di Garlasco il 27 settembre 2007, il colloquio si protrasse per più di 4 ore.

L’operaio raccontò di aver visto una ragazza allontanarsi in bicicletta dalla villetta in cui fu uccisa Chiara Poggi.

Parlò di una giovane donna con un caschetto biondo, che portava in mano quello che somigliava a un alare da camino.

In quell’occasione, Muschitta fece il nome di Stefania Cappa, cugina della vittima.

In seguito, l’operaio ritrattò: “Mi sono inventato tutto quello che vi ho raccontato perché sono uno stupido”. Per questo, gli inquirenti lo considerarono un testimone inattendibile.

Marco Muschitta finì anche a processo, accusato di calunnia contro Stefania Cappa, in seguito prosciolto.

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