Delitto di Garlasco, spunta un nuovo capello nella spazzatura: il Dna può riaprire il caso Chiara Poggi

Un capello trovato nella spazzatura di casa Poggi riaccende le indagini sul delitto di Garlasco: ora si attende il test del Dna

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Un capello lungo tre centimetri è stato ritrovato nel sacco della spazzatura della casa di Chiara Poggi, a Garlasco. Il reperto è emerso durante il secondo incidente probatorio e sarà ora analizzato per estrarne un profilo di DNA. Potrebbe essere un dettaglio decisivo per fornire nuovi dettagli sul caso, 18 anni dopo.

Delitto di Garlasco, spunta un nuovo capello

Come riporta TGcom24, il capello è emerso nel cuore del secondo round dell’incidente probatorio disposto dalla gip di Pavia, Daniela Garlaschelli. Si trovava all’interno del sacco azzurro della pattumiera di casa Poggi, tra confezioni di Fruttolo, Estathé e altri oggetti appartenenti alla colazione consumata la mattina del 13 agosto 2007.

Il rinvenimento è avvenuto giovedì 19 giugno, poco prima che un blackout oscurasse i laboratori della Questura di Milano. In un primo momento si è ipotizzato potesse trattarsi di un pelo di gatto (nella casa viveva un animale) ma gli esperti hanno poi concordato su una formazione pilifera umana, potenzialmente rilevante per l’indagine.

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La villetta di Garlasco dove è stata uccisa Chiara Poggi

Il capello, isolato e non attaccato ad alcun contenitore, verrà analizzato nei prossimi giorni da Denise Albani e Domenico Marchigiani, i consulenti nominati dal giudice.

L’estrazione del profilo di Dna

Il punto cruciale riguarda la possibilità di estrarre un profilo di Dna nucleare dal capello, che renderebbe possibile una identificazione univoca.

In alternativa, si tenterà la via del Dna mitocondriale, meno preciso ma utile per stabilire legami di parentela.

Una pratica già adottata nel 2008, quando il genetista Carlo Previderé analizzò i capelli trovati nel pugno della vittima e nelle pozze di sangue. Solo uno, dotato di bulbo, restituì il profilo genetico completo di Chiara.

I restanti fornirono un aplotipo mitocondriale sempre compatibile con lei. I capelli trovati nel lavandino della villetta – dove si ipotizza che l’assassino si sia lavato le mani – non furono mai esaminati. Le nuove tecnologie permetteranno ora test più raffinati e, forse, risultati mai ottenuti prima.

Il caso della chiavetta Usb

Accanto al capello, il nuovo incidente probatorio ha fatto riemergere elementi trascurati o mai approfonditi. In particolare, una chiavetta Usb fotografata sopra il telecomando dell’allarme, malgrado Chiara lo avesse usato per disattivare il sistema alle 9:12. Poco chiaro il momento in cui sia stata spostata.

Ancora più ambigua la presunta impronta digitale trovata sul telefono fisso della cucina, sporco di sangue. I Ris di Parma, all’epoca, avevano lavorato col cianoacrilato ma quell’impronta non fu mai attribuita.

Inoltre, ci sono le tracce archiviate nel 2007 come “di nessuna utilità”: impronte digitali, palmari e papillari su mobili e pareti. Se il Dna del nuovo capello trovasse corrispondenza con una di queste tracce, il caso di Garlasco potrebbe cambiare prospettiva.

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