Garlasco, la famiglia di Chiara Poggi sbotta contro Le Iene e non solo: "Vittima di una campagna diffamatoria"
La famiglia di Chiara Poggi sbotta dopo l'ultima puntata de Le Iene e accusa organi di informazione e social di aver creato una "campagna diffamatoria"
A meno di due settimane dal maxi incidente probatorio di martedì 17 giugno, in cui si analizzeranno i dna di diversi soggetti tra cui quelli delle gemelle Stefania e Paola Cappa, la famiglia di Chiara Poggi tuona, e lo fa attraverso una nota firmata dagli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, diramata dopo l’ultima puntata de Le Iene, in cui sono andate in onda le dichiarazioni di un presunto testimone deceduto che avrebbe fatto allusioni a una “presunta relazione sentimentale di Chiara con un uomo adulto”. Dichiarazioni sottolinea la nota dei legali dei Poggi, “già all’epoca ritenute del tutto false”. La condanna non è però rivolta solo alla trasmissione di Mediaset, ma agli “organi di informazione e social”, colpevoli di una “assillante campagna diffamatoria che non sta purtroppo risparmiando nemmeno la amata Chiara”. Rita Poggi, ai microfoni di TgR Lombardia, ha poi rincarato la dose: “Veramente disgustoso“.
Il racconto della giornata
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Procura Generale: "Chiara Poggi non aveva una doppia vita"
Chiara Poggi non aveva alcuna “doppia vita” e la “versione alternativa” che indica in Andrea Sempio il suo assassino è priva di “ogni razionalità e plausibilità pratica”. Lo ha scritto la Procura generale di Milano in un “appunto”, visionato da LaPresse. Le “ipotesi alternative” sull’omicidio della 26enne, dal “ladro sconosciuto” o dal “soggetto legato da blanda conoscenza” sono “prive di ogni collegamento con le risultanze processuali”. L’atto, che risale al 17 gennaio 2017 ma non è mai stato pubblicato, contiene una serie di “osservazioni in ordine all’istanza della difesa di Alberto Stasi” che, con le indagini della società privata SKP Investigazioni & Servizi di sicurezza, aveva indicato nell’amico di Marco Poggi il colpevole alternativo del delitto.
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Procura Generale nel 2017: "Sempio non uccise Chiara"
“La fotografia della scena del crimine (…) esclude Sempio come possibile autore dell’omicidio”. Così la Procura Generale di Milano in un appunto trasmesso nel 2017 ai pm di Pavia durante la prima inchiesta, poi archiviata, in cui Sempio era accusato del delitto di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007. Nell’atto, che l’ANSA ha potuto leggere, si spiega che “il modo con cui Chiara consente l’ingresso” del killer “prova” una profonda “confidenza” e che “le modalità dell’aggressione, rivelano un coinvolgimento emotivo particolarmente intenso”. Di ciò non c’è “traccia nelle evidenze probatorie” relative ai suoi rapporti con Sempio.
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Rita Poggi contro Le Iene: "Ho sentito anche quello ieri sera"
Durissima Rita Poggi, madre di Chiara, ai microfoni di TgR Lombardia: “Siamo disgustati dalle affermazioni fatte in questi giorni dalle varie trasmissioni televisive. Si continua a infangare la memoria di nostra figlia. È veramente disgustoso. Nostra figlia era una ragazza pulita, semplice. Non aveva segreti e non aveva amanti. Ho sentito anche quello ieri sera. Non aveva due telefoni. Quello che è grave è che si fanno illazioni su una ragazza che non può difendersi”.
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Tajani: "Riflettere prima di riaprire i processi"
Antonio Tajani, ministro degli Esteri e vicepremier, ai microfoni di Ping Pong su Rai Radio 1 ha dichiarato che “chiudere processi per poi riaprirli è un fatto che crea una grande confusione nell’opinione pubblica. Si dà un senso di incertezza del diritto. Forse, prima di comunicare che si riapre un processo, bisogna riflettere e vedere se ci sono tutti gli elementi per farlo. Altrimenti il cittadino non capisce più cos’è la certezza del diritto, questo è il vero problema. Ecco perché noi insistiamo sulla riforma della giustizia, ecco perché diciamo che la questione giustizia tocca tutti, e non è una questione di partiti”.
Secondo il leader di Forza Italia, infatti, “la persona che è stata assassinata è pure vittima, non può diventare vittima due volte: dell’omicidio, ma anche della damnatio memoriae. Come se fosse colpevole di chissà che cosa, questo non è assolutamente giusto. Quando si fanno delle indagini, se si devono riaprire, si riaprono in silenzio, con grande discrezione. Poi, se ci sono prove certe, allora si può dare la notizia. E poi si fa notizia sulla vittima, che non si può difendere, come non può smentire: mi pare anche che dalla parte della stampa dovrebbe esserci un po’ più di prudenza, perché c’è sempre il rispetto della persona come elemento fondamentale”.
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Intercettazioni Sempio: "Del popolo bue non me ne frega più niente" e "In ballo 30 anni di galera"
Adnkronos ha diffuso altre intercettazioni di Andrea Sempio, fresco di interrogatorio, avvenuto il 9 febbraio 2017.
Le conversazioni in auto sono quelle più rilevanti ai fini dell’indagine. Come quella del 10 febbraio 2017 quando tutta la famiglia Sempio è sulla Sukuzi e parlano delle domande dei pm. Andrea Sempio ribadisce sullo scontrino – l’alibi della mattina del 13 agosto 2007 – che nel primo interrogatorio non ha detto nulla perché non gli era stato chiesto niente. È in queste conversazioni relative all’interrogatorio che si inserisce la frase già nota “ne abbiamo cannata una, che io ho detto che lo scontrino era stato ritrovato dopo che ero stato sentito, che tu hai detto che lo abbiamo trovato prima" dice rivolto al padre. “Mi hanno fatto alcune domande, che non pensavo che mi facevano, non gli ho dato una risposta perfetta. Mi hanno chiesto se io ero andato a Vigevano, siccome ero andato a Vigevano per comprare il cellulare… loro hanno rilevato il mio cellulare a Vigevano, se io ti dico mi ricordo perfettamente che avevo il cellulare e logico che ti do una risposta… allora ho detto non mi ricordo". E sulla difficoltà di ricordare fatti e orari ad anni di distanza concorda il padre che afferma “poi gli orari li ho buttati li…“.
Il giorno dopo, l’11 febbraio 2017, intercettato sempre in auto, Sempio prova a ‘smontare’ la traccia genetica trovata sulle unghie della vittima: “Questa merda di Dna, ma cosa state dicendo… ma il fatto è che ormai alla gente piace discutere su quello perché se tu parti dal presupposto che c’è il mio Dna allora puoi discutere su tante cose… come c’è rimasto, se non c’è rimasto, come ha fatto a trasmettersi, se e vero che può essere rimasto… incomprensibile… se era un’aggressione, se era sopra, se era sotto… quelle minchiate lì". E ancora: “C’è in ballo trent’anni di galera". L’intercettazione è di due giorni dopo l’interrogatorio e sembra che nell’abitacolo l’indagato ripercorra la serie di domande a cui ha dovuto rispondere. “Fatto a me domanda di genetica su come funziona Dna…non sono un genetista e non sono un avvocato, non ho accesso ai dati…io aspetto…direi e poi…che cosa è successo e capisci che era in realtà…benissimo".
Quindi l’intercettazione numero 132 – quella del 12 febbraio 2007. Si tratta di una parte di una conversazione ambientale (in auto, forse al telefono), finita agli atti della prima inchiesta della Procura di Pavia su Andrea Sempio: “So che sbaglio, perché so che è molto, molto importante… in realtà è molto importante questa cosa però non me ne frega più niente guarda… continuino pure a pensare che io un giorno mi sono svegliato perché ho portato lo scontrino alla cavolo… continuino a pensare". Parlando probabilmente del rapporto con Chiara Poggi e dell’ipotesi che possa essersi invaghito, aggiunge: “Era quasi mai a casa… e allora non la incontravo e loro questa cosa non la sanno e te la continuano a menare con … non è possibile (…). Non me ne frega niente… già sono uno che a cui le opinioni degli altri frega poco, cioè mi interessa l’opinione di poche persone. In questa vicenda mi interessano le opinioni di quelle persone e dell’autorità che deve valutare, fare delle indagini (…). Del popolo bue non me ne frega più niente. Di andare a impressionare la casalinga, fargli credere… no, casalinga, pensa quello che vuoi, odiami… continua a pensare che in mano a lei c’era una ciocca dei miei capelli che però nessuno per dieci anni ha mai… però… nessuna delle squadre degli investigatori si è mai accorta che c’era un’intera ciocca di capelli… continua a pensare, sì pensa che mi sono tagliato i capelli per non nascondere il fatto che … se poi tagli i capelli, ma il capello è uguale lo stesso… vogliamo analizzare il capello… non è che superata una certa lunghezza la struttura del capello cambia".
Il 21 febbraio 2017 Sempio è ancora in auto: “Te pensa che con quello che c’è nelle carte di Giarda (ex difensore di Alberto Stasi, ndr) direttamente il pm ha detto che è una cosa.. .ce l’ha già detto che è una mezza minchiata e ce l’ha detto in faccia a me… e ai due avvocati… quindi ce l’ha detto… ce l’ha detto lui… loro". Non si sa con chi parla Sempio, ma dice: “Adesso aspettiamo, che da quanto ho capito sei mesi per archiviare, possiamo attendere".
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La nuova verità dei testimoni chiave sul delitto
La bici, la ragazza bionda, l’auto scura, il verbale ritrattato: le dichiarazioni dei testimoni chiave sul delitto di Garlasco.
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Fari sulle intercettazioni di Andrea Sempio: ci sono dei buchi
Sul caso del Delitto di Garlasco sono riemersi file con le intercettazioni ad Andrea Sempio, ma ci sono buchi nelle trascrizioni: alcune cose non sarebbero state annotate.
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Lo sfogo del Poggi: la nota degli avvocati di famiglia
Mercoledì 4 giugno, i Poggi hanno affidato agli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna le proprie sensazioni dopo mesi di attenzione mediatica. Nella nota dei legali, è scritto che la famiglia Poggi “è da settimane vittima di una assillante campagna diffamatoria da parte di organi di informazione e social, che non sta purtroppo risparmiando nemmeno la amata Chiara. Ieri sera la trasmissione Le Iene ha addirittura adombrato una presunta relazione sentimentale di Chiara con un ‘uomo adulto’, utilizzando a tal fine le risalenti dichiarazioni di una persona deceduta, già all’epoca ritenute del tutto false“. Gli avvocati hanno anche aggiunto che “la famiglia Poggi provvederà da parte sua a ogni opportuna iniziativa giudiziaria a tutela della dignità e dell’onore di Chiara” e che “la continua sovrapposizione fra fughe di notizie, vere o presunte, riguardanti l’attività di indagine e le autonome ricostruzioni romanzesche liberamente costruite dai soggetti più vari, ha determinato l’incontrollabile diffusione di ogni genere di insinuazioni in totale dispregio della realtà dei fatti e del rispetto dovuto a ogni singola persona a qualsiasi titolo coinvolta nelle vicende in questione”. I legali auspicano “che le autorità preposte possano a loro volta contribuire a porre fine a simili reiterate condotte illecite“.
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