Divieto di professione per i medici indagati per la morte di Margaret Spada, per quanto non potranno operare
Due medici sospesi a Roma dopo la morte di una giovane paziente: indagini in corso sulle responsabilità professionali.
Eseguite due misure cautelari interdittive a Roma che hanno portato alla sospensione per 12 mesi dall’esercizio della professione di due medici, Marco e Marco Antonio Procopio (padre e figlio), titolari di uno studio medico nella Capitale. I provvedimenti sono stati emessi dopo la morte di Margaret Spada, giovane paziente siciliana che si era affidata ai due professionisti per un intervento di rimodellamento del naso. L’azione è stata condotta nell’ambito di una complessa indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma.
Le indagini e le misure cautelari
Stando alle informazioni pubblicate sul sito dei Carabinieri, nella mattinata odierna i militari del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità di Roma hanno dato esecuzione a due misure cautelari interdittive dall’esercizio della professione medica. I provvedimenti sono stati disposti dal G.I.P. del Tribunale di Roma, su richiesta della locale Procura della Repubblica, che aveva richiesto anche la custodia cautelare in carcere per la gravità dei fatti contestati.
La ricostruzione dei fatti
L’inchiesta, coordinata dal Sostituto Procuratore Eleonora Fini, ha permesso di ricostruire l’intera vicenda che ha avuto come tragico epilogo il decesso di una ragazza siciliana. La giovane si era rivolta ai due medici per sottoporsi a un intervento di rimodellamento del naso. Le indagini, svolte con il supporto di periti nominati dall’Autorità Giudiziaria, hanno raccolto gravi elementi a carico dei due professionisti, ritenuti responsabili di condotte che avrebbero portato alla morte della paziente.
Le responsabilità contestate
Le pesanti evidenze probatorie raccolte dai Carabinieri del NAS hanno consentito all’Autorità Giudiziaria di emettere la misura interdittiva nei confronti dei due medici. Nonostante ciò, il Pubblico Ministero titolare delle indagini aveva richiesto la custodia cautelare in carcere, anche in considerazione del fatto che i due continuerebbero a esercitare la professione anche in Albania. In particolare, il padre dei due medici si trova attualmente proprio in Albania, motivo per cui il provvedimento a suo carico è stato notificato direttamente al suo legale.
ANSA
Il presente articolo è stato redatto con l’ausilio di sistemi di intelligenza artificiale e con una successiva verifica e valutazione umana.