Dopo il femminicidio di Settala un vicino ha sentito l'urlo della bambina: "Papà, no", il racconto

Mentre il padre uccideva la madre davanti ai suoi occhi, la bambina avrebbe gridato: "Papà, no!". I nuovi dettagli sul femminicidio di Settala

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“Papà, no!”, questo l’urlo della bambina che avrebbe assistito al femminicidio della madre a Settala, nel Milanese. La donna, Amina Sailouhi, sarebbe stata uccisa dal marito Khalid Achak davanti agli occhi della piccola. La figlia della coppia, dopo la tragedia, avrebbe chiamato il 112 per chiedere aiuto. Le sue grida sarebbero state sentite da un vicino.

L’urlo della bambina

Le urla agghiaccianti e strazianti della bambina sarebbero state sentite da un vicino, un residente del civico 12 di via Cerca. Secondo la ricostruzione di Milano Today la piccola avrebbe urlato: “Papà, no!” mentre sua madre, Amina Sailouhi di 43 anni, veniva uccisa dal marito Kalid Achak di anni 50.

Il vicino, specifica Repubblica, avrebbe sentito la bambina urlare intorno alle 22 del 3 maggio. Pochi istanti dopo, in effetti, sarebbe partita la chiamata al 112 da parte della piccola.

settala femminicidioFonte foto: IPA
Tracce di sangue sulla scena del femminicidio di Settala. La figlia avrebbe urlato: “Papà, no!”, come conferma un vicino di casa

E proprio quella chiamata sarebbe stata interrotta dal padre, che mentre la figlia era in contatto con gli operatori delle emergenze le avrebbe strappato il telefono di mano per poi insultare l’interlocutore che stava raccogliendo la richiesta d’aiuto della piccola e chiudere la conversazione.

La bambina, ora, è stata affidata ad uno zio materno. La vicenda ha scosso dal profondo la comunità di Settala. L’amministrazione locale, in una nota, ha scritto: “Purtroppo questi drammi sono all’ordine del giorno delle cronache nere e nonostante fiumi di parole, di intitolazioni, di panchine rosse e di manifestazioni pubbliche, il dramma continua a ripetersi ogni giorno”.

Il femminicidio di Settala

Il dramma si è consumato intorno alle 22 di sabato 3 maggio. In via Cerca, a Settala (Milano), secondo una ricostruzione de Il Giorno sarebbe scoppiata una lite tra il 50enne Achak e sua moglie Amina Sailouhi. Alla base del conflitto ci sarebbe stato un capriccio della bambina, due giorni prima, che l’uomo avrebbe assecondato.

La donna, quindi – secondo la ricostruzione dell’uomo – avrebbe minacciato il marito di procurarsi delle ferite per poi denunciarlo. A quel punto sarebbe scattata l’aggressione: Achak avrebbe afferrato un coltello e l’avrebbe colpita fino a ucciderla. Un’ora dopo il femminicidio la bambina, che avrebbe assistito alla tragedia, ha chiamato i soccorsi.

La mancata misura cautelare dopo la denuncia del 2022

Come ricostruisce Repubblica, nel 2022 la donna aveva denunciato il marito per maltrattamenti ed era stato attivato il protocollo del codice rosso, ma per due volte – sempre secondo Repubblica – Amina Sailouhi avrebbe rifiutato un trasferimento presso una struttura protetta insieme alla figlia.

Per questo gli inquirenti non avrebbero ritenuto sufficienti gli elementi per disporre una misura cautelare contro il marito.

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