Esplosione a Castel D'Azzano, nel 2012 i Ramponi investirono e uccisero Davide Meldo: la rabbia della famiglia
L'antefatto dell'esplosione a Castel D'Azzano: il mancato risarcimento dopo l’omicidio di Davide Meldo per mano dei fratelli Ramponi con il trattore
Prima dell’esplosione a Castel D’Azzano i fratelli Ramponi furono responsabili di un altra morte: Valeria Meldo, sorella di Davide, racconta che per l’incidente in cui perse la vita il fratello, non è stato ricevuto alcun risarcimento, con le somme versate andate via principalmente per multe. Davide perse la vita investito da un trattore privo di luci e assicurazione, guidato al buio da uno dei Ramponi.
- Le parole della sorella di Davide Meldo
- La responsabilità dei fratelli Ramponi
- L'esplosione a Castel D'Azzano
Le parole della sorella di Davide Meldo
La spirale che porta alla strage di Castel D’Azzano ha origine nel lontano 2012, in un incidente stradale a Trevenzuolo. Un trattore guidato da un membro della famiglia Ramponi, privo di luci e assicurazione, investì Davide Meldo, che morì tra le fiamme dopo che il veicolo prese fuoco.
“Non ricordo quanto ci dovesse quella famiglia, so solo che la maggior parte delle cifre che hanno pagato sono andate per le multe, a noi non è arrivato alcun risarcimento” ha denunciato la donna al Corriere del Veneto.
ANSA
I fratelli Ramponi hanno fatto esplodere il loro casolare uccidendo tre carabinieri
“La sera in cui hanno ammazzato mio fratello giravano con il trattore a fari spenti e senza lampeggianti, in una coltre di nebbia in cui non si vedeva niente: mio fratello Davide non ha potuto evitarli. Ora, oltre alla mia famiglia, ne hanno rovinate altre tre”.
La responsabilità dei fratelli Ramponi
Il camionista Davide Meldo il 28 gennaio 2012 stava tornando a casa dal lavoro quando, lungo una strada di campagna, si è trovato di fronte il trattore dei Ramponi. L’impatto fu devastante.
“A seguire tutta la parte giudiziaria furono i miei genitori, assistiti da un avvocato ormai anziano. Emersero subito le irregolarità: il trattore non aveva luci, né alcuna copertura assicurativa” ha spiegato la sorella.
“Tutte le somme pagate dai Ramponi furono destinate alle multe e alle sanzioni per quelle violazioni. Noi non abbiamo visto un euro. Purtroppo i miei genitori, sopraffatti dal dolore, sono morti tre anni dopo l’incidente di mio fratello”.
L’esplosione a Castel D’Azzano
L’incidente innescò contenziosi economici e legali che si prolungarono per anni: i Ramponi dovettero vendere terreni e contrarre prestiti non restituibili, con ipoteche e pignoramenti.
Le tensioni durarono anni finché, dopo lo sfratto, i tre fratelli Ramponi hanno saturato il casolare di gas per farlo saltare, causando la morte di tre carabinieri.
“All’inizio non ho collegato quelle persone a questa tragedia: ho pensato che chi ha agito così fosse un criminale. Poi ho sentito delle interviste e ho messo insieme la vicenda dei tre carabinieri a quella della mia famiglia” ha spiegato Valeria Meldo.
“Sono dei pazzi: quello di mio fratello non è stato solo un incidente, è stato un omicidio. Se ti metti in strada di sera, nella nebbia, senza fari, non puoi non pensare che potresti ammazzare qualcuno. Spero che le famiglie di questi carabinieri abbiano giustizia”.
ANSA