Il discorso drammatico di Mario Draghi per l'Ue dopo i dazi Usa imposti da Trump: "Nulla sarà come prima"
Mario Draghi ha provato a scuotere l'Unione europea sulle politiche tariffarie e protezionistiche e sui rapporti con gli Usa : "Siamo a un punto di rottura"
Non ha usato mezze parole Mario Draghi nel tentativo di scuotere l’Unione europea sul tema delle politiche tariffarie e protezionistiche e per lo scenario di incertezza dopo gli annunci di Donald Trump. Secondo l’ex premier con i dazi “siamo a un punto di rottura” e servirà un accordo con gli Usa anche se in ogni caso “nulla sarà come prima”. L’ex presidente della Banca centrale europea ha tenuto il suo discorso nel contesto del Simposio Cotec a Coimbra, in Portogallo.
- Il discorso di Mario Draghi
- Dazi e ripercussioni sull'Europa
- Le relazioni con gli Stati Uniti
- Cosa deve fare l'Europa
Il discorso di Mario Draghi
Le parole di Mario Draghi hanno trovato la condivisione anche del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Il Capo dello Stato, concluso l’intervento del professore, ha ribadito anche lui come sia finito, per l’Unione, il tempo di “stare fermi”.
Fonte foto: ANSA
L’ex premier Mario Draghi
Poco prima Mario Draghi aveva lanciato il suo monito: “Finora, la frammentazione politica interna e la crescita lenta hanno ostacolato una risposta europea efficace” alle nuove politiche tariffarie “e gli eventi recenti rappresentano un punto di rottura”.
Dazi e ripercussioni sull’Europa
Una conseguenza di questo, secondo l’economista, è che “l’ampio ricorso ad azioni unilaterali per risolvere le controversie commerciali e la definitiva esclusione dell’Wtc hanno minato l’ordine multilaterale in modo difficilmente reversibile”.
Difficilmente reversibile così come il peso delle nostre esportazioni negli Stati Uniti, visto che l’Europa “è particolarmente esposta” e sicuramente le recenti azioni dell’amministrazione statunitense “avranno ripercussioni sull’economia europea“, ha aggiunto Draghi.
Draghi ha poi lanciato un avvertimento: se le tensioni commerciali dovessero attenuarsi, comunque l’incertezza “rischia di persistere e di frenare gli investimenti in tutto il settore manifatturiero dell’Ue”.
Partendo dalla consapevolezza che, realisticamente, l’Unione europea “non riuscirà a diversificare le esportazioni al di fuori degli Stati Uniti nel breve periodo”.
Le relazioni con gli Stati Uniti
Ad ogni modo, ha proseguito Draghi, fermo restando il rapporto con gli Usa e la necessità di arrivare prima o poi a un’intesa, “possiamo e dobbiamo cercare di aprire nuove rotte commerciali e sviluppare nuovi mercati“.
Questo però non è detto possa bastare, visto che’ “qualsiasi speranza che l’apertura al mondo possa sostituire gli Stati Uniti rischia di essere delusa”. Inoltre sarebbe azzardato credere che “i nostri scambi commerciali con gli Stati Uniti torneranno alla normalità dopo una rottura unilaterale così grave delle relazioni”.
Cosa deve fare l’Europa
Per questo se l’Europa vuole ridurre la sua dipendenza dalla crescita statunitense, “dovrà produrla da sè: servono maggiori investimenti possono generare un forte impulso alla domanda interna, compensando eventuali venti contrari provenienti dalla domanda più debole degli Stati Uniti”, secondo Draghi.
Ma oltre a questo “la riduzione delle barriere interne aumenterà l’elasticità dell’offerta”, contribuendo a temperare le pressioni inflazionistiche derivanti dall’aumento degli investimenti”. Parallelamente, ha spiegato l’ex premier, un mercato unico ben funzionante “aumenterà la crescita della produttività, innalzando i tassi di rendimento e attirando maggiori investimenti privati“.
