Latte ritirato per corpi estranei, quali sono le confezioni richiamate per contaminazione: coinvolti 7 marchi
Tutto quello che c’è da sapere dopo il ritiro di confenzione di latte contaminato da corpi estranei, quali sono i rischi per la salute secondo l'esperto
L’allarme è scattato dopo il ritiro di diversi lotti di latte intero pastorizzato ad alta temperatura, prodotto in uno stabilimento di Vicenza, ma distribuito in buona parte d’Italia, in diversi supermercati. Il provvedimento è arrivato per la possibile presenza di corpi estranei, in particolare di residui di gomma che si sarebbero staccati da una guarnizione danneggiata nello stabilimento di produzione, la Centrale del Latte d’Italia S.p.A, che interessa però prodotti di 7 marchi differenti. Quali sono i rischi secondo Agostino Macrì, responsabile Sicurezza alimentare dell’Unione Nazionale Consumatori, già all’Istituto Superiore di Sanità e Professore di Ispezione degli Alimenti presso la Facoltà di Medicina del Campus Biomedico di Roma.
Il primo richiamo
Non si tratta della prima iniziativa di questo genere, che peraltro riguarda confezioni di latte commercializzate con nomi differenti.
Nello specifico un primo richiamo ha coinvolto i marchi coinvolti Polenghi Lombardo, Mukki, Latteria Soresina, con date di scadenza:
- 15 maggio 2025
- 16 maggio 2025
- 17 maggio 2025
Molti supermercati e catene di grande distribuzione hanno avvertito i clienti esortando, in caso di acquisto di confezioni di latte coinvolte (in bottiglie di plastica da un litro) a riconsegnarle per ricevere un rimborso o la sostituzione con altre non interessate dal ritiro, anche se non più in possesso dello scontrino.
Il secondo richiamo
Dopo il primo provvedimento, però, ne è seguito uno analogo, datato 3 maggio e confermato dal Ministero della Salute.
Il secondo richiamo ha avuto a che fare anche con il latte venduto dai brand Latte Verona, Fior di Maso, Giglio e Cappuccino Lovers, anch’essi usciti dallo stabilimento di Vicenza.
I lotti coinvolti hanno queste date di scadenza:
- 15 maggio 2025 (i primi tre)
- 17 maggio 2025 (Cappuccino Lovers)
Il motivo sarebbe ricondotto allo stesso tipo di problema, cioè a un danneggiamento di un macchinario che avrebbe rilasciato particelle di gomma nelle bottiglie.
La sicurezza dei consumatori
“La ragione che ha spinto al richiamo è la salvaguardia della salute e della sicurezza alimentare dei consumatori, anche se non ci segnalano al momento criticità per i cittadini. È solo un sospetto”, ha rassicurato, Angelo Mastrolia, presidente del Gruppo NewPrinces ex Newlat Food che controlla l’impianto della Centrale del Latte d’Italia S.p.A di Verona.
Lo stesso Mastrolia ha spiegato che “potrebbero esserci stati dei residui infinitesimali di gomma di una guarnizione di chiusura dei silos dei contenitori del latte. Ma sempre che ci fossero stati parliamo di pezzetti inferiori al millimetro, quindi nulla che ha provocato danni alla salute. E la prova è che in oltre 10 giorni non c’è stata nessuna segnalazione di danni o problemi per nessuno”.
L’intervista ad Agostino Macrì
Professor Macrì, c’è da preoccuparsi, dopo i due recenti richiami?
“Intanto io vedrei l’aspetto positivo di questi provvedimenti, perché sono a tutela della salute e sicurezza dei consumatori. Sono previsti da norme vigenti che risalgono a un pacchetto europeo dei primi anni 2000 e che danno la responsabilità della sicurezza degli alimenti ai produttori. Le aziende, dunque, sono tenute a mettere in atto piani di autocontrollo e a garantire la tracciabilità del materiale che arriva nei loro stabilimenti”.
Come avvengono questi controlli?
“Come avviene solitamente nella filiera lattiero-casearia, all’arrivo delle cisterne con il latte se ne prelevano alcuni campioni per verificarne la genuinità con di alcuni sistemi di screening rapido, per capire ad esempio se ci siano eventuali tracce di antibiotici, metalli pesanti, ecc.. In caso positivo il prodotto viene respinto e non entra in lavorazione”.
Cosa può essere accaduto nei casi recenti?
“Può accadere che ci verifichino anomalie anche nelle fasi successive. Nel caso specifico potrebbe, come sempre, essersi verificata l’usura di qualche guarnizione di un macchinario, ma sembrerebbe si tratti di particelle non pericolose (come possono essere i materiali cancerogeni) che generalmente non dovrebbero creare problemi seri per la salute umana”.
Esistono, comunque, livelli successivi di controllo in corso di lavorazione?
“Certamente. Sono previsti altri controlli tanto che, se si verificassero anomalie nella lavorazione, si può risalire al lotto in questione e bloccare eventuali prodotti derivati, come possono essere i formaggi freschi nel caso di alimenti realizzati con il latte fresco. Ma anche dopo la commercializzazione è sempre possibile procedere con un ritiro. La ditta produttrice, infatti, è sempre tenuta a segnalare irregolarità al ministero della Salute, che le comunica ai cittadini”.
Quindi è sempre possibile essere informati in caso di problemi?
“Esatto: sul sito del ministero della Salute quasi quotidianamente sono segnalati eventuali ritiri o blocchi di prodotti per inadempienze o potenziali rischi, come quelli di salmonellosi in altro genere di alimenti che non siano il latte”.
Quali altri rischi possono derivare dal consumo di un prodotto come il latte? Cosa occorre controllare?
“Sicuramente la data di scadenza, ma non solo per il latte. Certamente quello fresco, specie in stagioni calde come la primavera e l’estate, può essere più soggetto a deterioramento se non lo si conserva in modo corretto. Per questo vanno seguite le indicazioni sulla confezione. È, infatti, un alimento che può sviluppare microrganismi patogeni, potenzialmente pericolosi, specie se è latte fresco. In genere va consumato entro 2 o 3 giorni dall’acquisto e apertura”.
Questo genere di raccomandazioni vale anche per altri alimenti, come il latte a lunga conservazione?
“Sì, perché nonostante si possa conservare anche per diverse settimane o persino qualche mese, una volta aperto va consumato in breve tempo. Ma può accadere anche con cibi in scatola, per esempio, o con la pasta. In qualche caso potrebbe succedere di trovarvi le classiche farfalline, anche prima della data di scadenza, magari perché conservata in un luogo umido e caldo. In questo caso ovviamente non va mangiata, come se si trovassero delle muffe anche in altri alimenti: vanno semplicemente portati indietro al rivenditore, per la sostituzione. I produttori, del resto, hanno tutto l’interesse a ritirare prodotti non consoni, per evitare danni di immagine”.
Le stesse indicazioni, quindi, valgono anche per prodotti di altri tipo o per “latti” differenti?
“Sì, anche se va chiarito che quello alle mandorle, per esempio, non è un latte, ma una ‘bevanda’. Il fatto di non contenere le stesse proteine o grassi del latte vaccino, comunque, lo rende meno soggetto a degradazione e conservabile più a lungo. Va comunque consumato in poco tempo, una volta aperta la confezione, come per altri alimenti”.
