Maria Denisa Adas scomparsa a Prato, indagata la madre per false informazioni: colpo di scena nelle ricerche
Indagata per false informazioni la madre di Maria Denisa Adas, l'escort 30enne scomparsa a Prato: perquisita la casa di Roma dove viveva con la figlia
Svolta inattesa nelle indagini sulla scomparsa di Maria Denisa Adas. La madre della 30enne romena residente a Roma, sparita a Prato da venerdì 16 maggio, risulta indagata per false informazioni al pubblico ministero. La procura della città toscana ha disposto una perquisizione nell’abitazione della 49enne Maria Cristina Paun, che aveva dichiarato di temere il rapimento della figlia.
La scomparsa di Maria Denisa Adas
Maria Denisa Adas lavorava come escort e si spostava spesso da Roma per incontrare clienti in altre città. Le ultime informazioni su di lei risalgono alla serata di giovedì 15 maggio, quando aveva telefonato da Prato alla madre, con cui aveva contatti continui, prima di scomparire.
Non avendo più sue notizie la 49enne ha subito denunciato la scomparsa della figlia, i cui due cellulari risultano staccati da quel giorno. Le ultime tracce della 30enne riporterebbero alla stanza 101 di un residence del comune Toscano, dove le telecamere hanno ripreso un uomo, ritenuto il suo ultimo cliente, mentre lasciava la struttura.
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La zona di Prato dove Maria Denisa Adas, dove si hanno le ultime tracce della 30enne scomparsa
La perquisizione a Roma
Su disposizione della procura di Prato, guidata dal procuratore Luca Tescaroli, i carabinieri hanno eseguito il provvedimento di perquisizione, ispezione e sequestro nella casa di Roma della madre, in cui viveva anche Maria Denisa Adas.
Maria Cristina Paun è stata ascoltata dagli inquirenti nella giornata di mercoledì 21 maggio, insieme a due amiche della figlia, e adesso è indagata per false informazioni rilasciate ai magistrati.
Indagata la madre
La donna avrebbe confidato a delle amiche che la figlia sarebbe stata rapita da un gruppo di connazionali con l’intento di costringerla alla prostituzione.
Un’ipotesi che, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, le sarebbe stata confermata da un professionista italiano, presumibilmente un avvocato, il quale avrebbe rassicurato la 49enne sulla possibilità che la figlia sia ancora viva.
Elementi che avrebbero portato gli inquirenti a seguire come principale pista investigativa l’ipotesi di un sequestro a scopo di sfruttamento sessuale e non più quella iniziale di omicidio.