Omicidio di Alessandro Venier a Gemona, altro sopralluogo del Ris in casa: si cercano tracce di sangue

Nuovo sopralluogo nella villetta di Gemona dove si è consumato l'omicidio di Alessandro Venier: i Ris cercano tracce di sangue

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Ris ritorneranno nella villetta di via dei Lotti, a Gemona (Udine), dove si è consumato l’omicidio di Alessandro Venier. Durante il sopralluogo la squadra scientifica dell’arma dei carabinieri cercherà le tracce di sangue che servono per dare un riscontro alla versione raccontata da Lorena Venier, rea confessa del delitto del figlio insieme alla nuora Mailyn Castro Monsalvo. Le due donne avrebbero ucciso il 35enne in casa per poi nasconderne il corpo sezionato dentro un bidone conservato nell’autorimessa dell’abitazione.

Il nuovo sopralluogo dei Ris

È previsto per venerdì 8 agosto il nuovo sopralluogo dei Ris nella villetta di Gemona (Udine) dove si sarebbe consumato l’omicidio di Alessandro Venier. Gli esperti cercheranno un riscontro con il racconto fornito da Lorena Venier, la madre 61enne della vittima. Secondo la donna, infatti, l’uomo sarebbe stato ucciso in casa e il suo corpo, successivamente, è stato sezionato e nascosto in un bidone nell’autorimessa dell’abitazione.

Come riferito da Morning News in un servizio andato in onda giovedì 7 agosto, fino ad oggi dai rilievi non sono state rinvenute tracce biologiche né di sangue.

Il nuovo sopralluogo sarà dunque mirato al rinvenimento di elementi che confermino o smentiscano la versione fornita da Lorena Venier agli inquirenti.

Gli investigatori del Ris di Parma faranno ricorso al luminol per individuare macchie ematiche invisibili a occhio nudo.

L’omicidio di Gemona

I fatti risalgono alle 17:30 del 15 luglio. In quel pomeriggio Lorena Venier, infermiera 61enne, e la nuora Mailyn Castro Monsalvo, 30enne di origini colombiane, avrebbero posto in essere l’intenzione di uccidere Alessandro Venier, 35 anni.

Alla base della scelta di ucciderlo ci sarebbero state le ripetute violenze da parte dell’uomo nei confronti della compagna, con la quale aveva deciso di partire per la Colombia insieme alla loro figlia, nata nel mese di gennaio. Le due donne avrebbero in primo luogo tentato di stordirlo e con dell’insulina e con dei barbiturici. In seguito avrebbero tentato di soffocarlo con un cuscino, poi Castro Monsalvo “lo ha strangolato coi lacci degli scarponi”, ha raccontato Lorena Venier agli inquirenti durante la sua confessione.

Quindi la 61enne avrebbe sezionato il cadavere del figlio con un seghetto, dividendolo in tre parti dato che – secondo la sua versione – il corpo non entrava nel bidone. In seguito il pesante carico è stato ricoperto con calce viva e abbandonato nella cantina della villetta.

Il piano, inoltre, prevedeva che Mailyn Castro Monsalvo tornasse in Colombia con la bambina mentre lei, Lorena, le avrebbe raggiunge una volta raggiunta la pensione.

Le violenze di Alessandro Venier

Come anticipato, a portare le due donne ad uccidere Venier sarebbero state le vessazioni che l’uomo avrebbe perpetrato nei confronti della compagna, specialmente dopo che la donna era entrata nel vortice della depressione post partum. A subire violenze e percosse sarebbe stata anche la madre Lorena. Le due donne, terrorizzate, avevano scelto di non denunciarlo per il timore di ritorsioni.

Per quanto riguarda la compagna, il 35enne “minimizzava la sua depressione post partum”, ha raccontato la madre dell’uomo. Ancora, Mailyn “veniva picchiata con violenza, insultata e più volte minacciata di morte” con frasi del tipo: “Ti porto in Colombia e ti annego nel fiume, tanto laggiù non ti cerca nessuno”.

Infine, agli inquirenti Lorena Venier ha riferito che da mesi la nuora chiedeva di uccidere l’uomo. Fino al 25 luglio, quando Alessandro Venier è stato ucciso. Travolta dal rimorso, infine, il 31 luglio Mailyn ha chiamato le autorità.

gemona-sopralluogo-ris-omicidio-alessandro-venier Facebook Alessandro Venier / US Mediaset