Pignoramento per chi non paga le bollette, stretta del governo con la proposta della Lega: cosa può cambiare

La Lega punta al pignoramento facile, senza decreto ingiuntivo del giudice, anche per le bollette non pagate: basterà una lettera dell'avvocato

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Potrebbe presto arrivare una decisa stretta sulla riscossione dei debiti: la maggioranza, su input della Lega, potrebbe permettere ai creditori di ottenere il pignoramento dei beni dei debitori, anche per il semplice mancato pagamento di bollette di luce, gas o telefono senza dover passare da un giudice. Il Disegno di legge, a prima firma della senatrice Erika Stefani, è attualmente in discussione in Commissione Giustizia al Senato, dove ha già ottenuto il via libera su tutti gli emendamenti. Manca solo il voto finale per l’approdo in Aula.

Pignoramento, come funziona oggi

La riforma promette di snellire la giustizia civile ma, per l’opposizione e le associazioni dei consumatori, rischia di trasformarsi in una trappola per i cittadini più fragili.

Con la normativa attuale, un creditore che non riceve il pagamento deve rivolgersi al giudice civile per ottenere un decreto ingiuntivo, cioè un ordine di pagamento che può essere opposto dal debitore. Solo dopo il passaggio in giudizio, se il debito è confermato, può scattare il pignoramento.

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Erika Stefani (Lega)

Ipotesi pignoramento senza giudice

La proposta prevede che, senza bisogno di un decreto ingiuntivo, il creditore possa incaricare un avvocato di inviare una lettera di intimazione al debitore. Nella comunicazione vengono allegate prove del debito come bollette o fatture non pagate, e si concede un termine di 40 giorni per il pagamento o per presentare opposizione al giudice di pace.

Se il debitore non reagisce entro la scadenza, scatta automaticamente il pignoramento dei beni o del conto corrente. Nessuna udienza, nessun contraddittorio preventivo, nessun controllo esterno da parte dello Stato.

Debiti inclusi ed esclusi dal pignoramento senza giudice

La procedura riguarderebbe quasi tutti i debiti di natura civile, incluse le utenze domestiche e i prestiti concessi da società finanziarie o fornitori privati.

Restano invece esclusi i mutui bancari e i debiti che derivano da contratti stipulati con istituti di credito, mentre la norma si applica ai debiti di competenza del giudice di pace, quindi fino a 10.000 euro.

Le ragioni della Lega

Il partito di Matteo Salvini giustifica la proposta con l’esigenza di semplificare e rendere più efficiente il recupero dei crediti. Secondo i promotori, il sistema attuale costringe i creditori a lunghe attese e spese legali sproporzionate, anche per importi di poche centinaia di euro.

L’obiettivo dichiarato è duplice: ridurre il carico di lavoro dei tribunali civili, spesso sommersi da procedimenti minori, e favorire la certezza del diritto per chi vanta crediti legittimi.

Il disegno di legge non è ancora stato approvato: dopo il voto in Commissione Giustizia, dovrà passare in Aula al Senato e poi alla Camera. Considerate le tempistiche, e la priorità data all’ultimazione della Manovra, è difficile che il via libera arrivi entro l’anno.

E anche in caso di approvazione, il testo prevede un ulteriore decreto attuativo entro sei mesi dall’entrata in vigore, affidato al Ministero della Giustizia. In pratica, le novità non diventerebbero operative prima del 2026 o 2027.

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