Quesiti Referendum 2025, dalla spiegazione del quorum agli orari delle votazioni
Tutto quello che c'è da sapere sui referendum abrogativi dell'8 e 9 giugno 2025, dai quesiti su lavoro e cittadinanza agli orari di apertura dei seggi
L’8 e il 9 giugno 2025 si vota in Italia per il referendum abrogativo. I quesiti sono cinque di cui quattro legati al tema del lavoro e uno sulla cittadinanza. Dagli orari di apertura dei seggi fino al quorum e alla spiegazione di cosa si chiede di abrogare, sono tante le informazioni da conoscere prima di recarsi ai seggi.
- Il quorum e i documenti per il voto
- Come si vota e gli orari di apertura dei seggi
- Le opzioni di voto
- Cosa si chiede nel primo quesito
- Cosa si chiede nel secondo quesito
- Cosa si chiede nel terzo quesito
- Cosa si chiede nel quarto quesito
- Cosa chiede il quinto quesito
Il quorum e i documenti per il voto
Per essere validi, i referendum abrogativi devono superare il quorum di votanti del 50% più uno del corpo elettorale.
Bisogna presentarsi ai seggi con un documento d’identità valido e la tessera elettorale.
Fonte foto: ANSA
Un cappello protettivo da lavoro con l’adesivo per invitare a partecipare al referendum
Gli italiani residenti all’estero potranno votare per corrispondenza come previsto dalla normativa vigente.
Gli elettori con gravi infermità e impossibilitati ad allontanarsi dalla propria abitazione possono votare a domicilio, facendo pervenire al Comune di residenza la domanda insieme a un certificato medico della Asl e a una copia della tessera elettorale.
Gli elettori fisicamente impediti, invece, possono esercitare il diritto di voto andando in cabina con l’assistenza di un accompagnatore di fiducia purché iscritto nelle liste elettorali.
Come si vota e gli orari di apertura dei seggi
Per il referendum si vota domenica 8 giugno dalle 7 alle 23 e lunedì 9 giugno dalle 7 alle 15.
Agli elettori verranno consegnate 5 schede su cui sono riportate le domande a cui rispondere. Il voto si esprime tracciando un segno sul Sì se favorevoli alla proposta, oppure sul No se contrari.
La vittoria del Sì cancella del tutto o in parte la legge in questione, con il No la norma rimane invariata.
Affinché la consultazione sia ritenuta valida, il numero dei votanti deve superare il 50% degli aventi diritto al voto per ognuno dei quesiti.
Le opzioni di voto
Gli elettori possono agire in più modi per prendere parte al referendum.
Si può decidere di non andare al seggio e astenersi totalmente non contribuendo al quorum.
Si può andare al seggio, ritirare tutte le schede ed esprimere il proprio voto in modo regolare per ogni quesito.
L’elettore può anche andare al seggio e scegliere di ritirare solo alcune schede. In questo caso, contribuisce al quorum solo per i quesiti relativi alle schede ritirate perché ogni quesito ha un quorum a se stante.
L’elettore va al seggio ma non ritira le schede, cosa che la premier Giorgia Meloni ha detto che farà. In questo caso non è considerato votante e quindi non concorre al quorum.
Infine l’elettore può ritirare le schede ma senza entrare in cabina e restituendole al presidente. In questo caso, le schede vengono annullate e l’elettore è conteggiato come votante, quindi contribuisce al quorum.
Fonte foto: ANSA
Cosa si chiede nel primo quesito
Il primo quesito è nella scheda di colore verde chiaro e riguarda l’abolizione del contratto di lavoro a tutele crescenti del Jobs Act che impedisce al lavoratore licenziato illegittimamente di essere reintegrato al proprio posto.
Con la legge in vigore il dipendente a tempo indeterminato di un’impresa con più di 15 lavoratori, non può essere reintegrato se licenziato illegittimamente. Questa regola vale solo se si è stati assunti dopo il 7 marzo del 2015.
Per chi ricade nel regime delle tutele crescenti è riconosciuto un indennizzo che aumenta in base all’anzianità aziendale, con un minimo di 12 e un massimo di 36 mensilità di stipendio.
La legge distingue sempre fra i dipendenti per cui vale l’articolo 18 e quelli a tutele crescenti, che oggi sono 3 milioni e mezzo, cioè circa il 20% del totale di chi è a tempo indeterminato.
La domanda del primo quesito è: “Volete voi l’abrogazione del d.lgs. 4 marzo 2015, n. 23, recante ‘Disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183’ nella sua interezza?”
Cosa si chiede nel secondo quesito
L’obiettivo del secondo quesito, scheda arancione, è cancellare il tetto all’indennità nei licenziamenti nelle piccole imprese.
Attualmente i lavoratori licenziati in modo ingiustificato possono ottenere un indennizzo fino a un massimo di sei mesi di stipendio. Si chiede invece che venga eliminato questo limite.
La domanda recita: “Volete voi l’abrogazione dell’articolo 8 della legge 15 luglio 1966, n. 604, recante “Norme sui licenziamenti individuali” , come sostituito dall’art. 2, comma 3, della legge 11 maggio 1990, n. 108, limitatamente alle parole: “compreso tra un” , alle parole “ed un massimo di 6” e alle parole “La misura massima della predetta indennità può essere maggiorata fino a 10 mensilità per il prestatore di lavoro con anzianità superiore ai dieci anni e fino a 14 mensilità per il prestatore di lavoro con anzianità superiore ai venti anni, se dipendenti da datore di lavoro che occupa più di quindici prestatori di lavoro?”.
Cosa si chiede nel terzo quesito
Nella scheda di colore grigio si chiede di abrogare le norme che hanno reso più facile ricorrere ad assunzioni a tempo determinato, ora possibili per i primi 12 mesi senza doverne giustificare il motivo.
La domanda del terzo quesito è: “Volete voi che sia abrogato il d.lgs. 15 giugno 2015, n. 81, avente ad oggetto Disciplina organica dei contratti di lavoro e revisione della normativa in tema di mansioni, a norma dell’articolo 1, comma 7, della legge 10 dicembre 2014, n. 183 limitatamente alle seguenti parti: Articolo 19, comma 1, limitatamente alle parole non superiore a dodici mesi. Il contratto può avere una durata superiore, ma comunque” , alle parole “in presenza di almeno una delle seguenti condizioni , alle parole in assenza delle previsioni di cui alla lettera a), nei contratti collettivi applicati in azienda, e comunque entro il 31 dicembre 2025, per esigenze di natura tecnica, organizzativa e produttiva individuate dalle parti; e alle parole b-bis); comma 1-bis, limitatamente alle parole di durata superiore a dodici mesi e alle parole dalla data di superamento del termine di dodici mesi; comma 4, limitatamente alle parole, in caso di rinnovo, e alle parole solo quando il termine complessivo eccede i dodici mesi; Articolo 21, comma 01, limitatamente alle parole liberamente nei primi dodici mesi e, successivamente?”.
Cosa si chiede nel quarto quesito
Il quarto quesito riguarda la sicurezza sul lavoro e punta all’abrogazione della norma che non permette al lavoratore in subappalto, che ha un incidente, di chiedere il risarcimento anche all’impresa che ha commissionato l’opera. La scheda è di colore rosso rubino.
La domanda recita: “Volete voi l’abrogazione dell’art. 26, comma 4, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, recante “Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro” come modificato dall’art. 16 del decreto legislativo 3 agosto 2009 n. 106, dall’art. 32 del decreto legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito con modifiche dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, nonché dall’art. 13 del decreto legge 21 ottobre 2021, n. 146, convertito con modifiche dalla legge 17 dicembre 2021, n. 215, limitatamente alle parole “Le disposizioni del presente comma non si applicano ai danni conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici?”.
Cosa chiede il quinto quesito
La scheda gialla contiene il quinto quesito in cui si chiede di dimezzare da 10 a 5 anni i tempi di residenza legale in Italia utili per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana, ripristinando un requisito introdotto nel 1865 e rimasto invariato fino al 1992.
La domanda è: “Volete voi abrogare l’articolo 9, comma 1, lettera b), limitatamente alle parole “adottato da cittadino italiano” e “successivamente alla adozione”; nonché la lettera f), recante la seguente disposizione: “f) allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica.” , della legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante “Nuove norme sulla cittadinanza?”.
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