Quesito 2 del Referendum 2025 sulle indennità di licenziamento, le ragioni del Sì e del No
Referendum 2025: le ragioni del sì e del no dietro al quesito 2, incentrato sul limite alle indennità di licenziamento nelle piccole imprese
Il quesito 2 del Referendum 2025 propone di eliminare il limite massimo di sei mensilità come indennità per il licenziamento ingiustificato nelle imprese di piccole dimensioni, ovvero quelle con meno di 16 dipendenti. Fra le ragioni del sì, l’obiettivo di rafforzare le tutele; chi vota no teme rischi per l’imprenditoria e un ostacolo alle assunzioni.
- Cosa significa il quesito 2 del Referendum 2025
- Come funziona l'indennità di licenziamento ingiustificato
- Le ragioni del sì e del no
- Come si vota
Cosa significa il quesito 2 del Referendum 2025
Tra i cinque Referendum approvati dalla Corte Costituzionale, su cui si va al voto l’8 e 9 giugno 2025 (domenica dalle 7 alle 23, lunedì dalle 7 alle 15), il quesito 2 è incentrato sull’indennità di licenziamento.
Nello specifico, si mira a rafforzare i diritti dei dipendenti delle microimprese, ossia quelle con meno di 16 lavoratori.
Fonte foto: IPA
Il quesito 2 del Referendum 2025 riguarda l’indennità di licenziamento legata alle microimprese
Come funziona l’indennità di licenziamento ingiustificato
Attualmente, chi viene licenziato senza giusta causa in queste aziende può ottenere un risarcimento massimo di sei mensilità, anche se il giudice ritiene il licenziamento privo di fondamento.
Secondo i promotori, questa norma mette i lavoratori in una posizione di debolezza e dipendenza. Il referendum chiede quindi l’abrogazione del limite all’indennizzo, per permettere ai giudici di stabilire liberamente l’entità del risarcimento in caso di licenziamento ingiustificato, senza un tetto predefinito.
Le ragioni del sì e del no
Se a prevalere sono i Sì, e il quorum viene raggiunto, il giudice potrà stabilire liberamente l’ammontare del risarcimento, senza vincoli. In caso di No, o se l’affluenza resta sotto la soglia necessaria, la legge continuerà a prevedere il tetto massimo.
Secondo i sostenitori del Sì – tra cui PD, M5S e AVS – l’abolizione del tetto garantirebbe maggiore equità e tutela a circa 3,7 milioni di lavoratori di piccole imprese, stimati dalla CGIL.
I contrari – come FdI, FI, Lega, Iv, Azione, +Europa e Noi Moderati – temono invece che l’incertezza sull’entità dei risarcimenti possa disincentivare le assunzioni e aumentare il rischio per chi fa impresa.
Come si vota
Domenica 8 giugno (dalle 7 alle 23) e lunedì 9 (dalle 7 alle 15) si vota per cinque referendum abrogativi: per esprimere la propria preferenza bisogna presentarsi al seggio con tessera elettorale e documento d’identità.
Votando Sì si chiede di eliminare una norma esistente: ovvero, in questo caso, quella che stabilisce il limite di sei mensilità per l’indennità in caso di licenziamento senza giusta causa. Con il No, invece, la legge rimane in vigore.
Attenzione però al quorum: affinché l’esito sia valido, è necessaria la partecipazione di almeno il 50% più uno degli aventi diritto. In caso contrario, anche se prevale il Sì, la norma non verrà modificata.
