Referendum 8 e 9 giugno 2025, polemica per lo spot cita Silvio Berlusconi: "L'Italia è il Paese che amo"
Lo spot per il referendum 8 9 giugno 2025 sulla cittadinanza ha scatenato la reazione della destra per cui è una strumentalizzazione della memoria del Cav
“L’Italia è il Paese che amo”, inizia così lo spot per il Sì al referendum dell’8 e 9 giugno 2025 sulla cittadinanza. La campagna ha preso in prestito la frase simbolo pronunciata da Silvio Berlusconi nel 1994. Immediata la reazione della destra che denuncia una strumentalizzazione della memoria dell’ex presidente del Consiglio.
Lo spot del referendum 8 e 9 giugno 2025
Lo spot si apre proprio con qualche secondo del vecchio video di Silvio Berlusconi in cui affermava: “L’Italia è il Paese che amo“.
Poi compare la scritta “30 anni dopo l’Italia è cambiata” e si vedono una serie di giovani, di ogni colore, che spiegano perché sono italiani e cosa hanno imparato nel Bel Paese.
Fonte foto: Screenshot video Ansa
Locandina sul referendum cittadinanza
La denuncia della destra
La destra ha criticato lo spot a favore del Sì al referendum sulla cittadinanza denunciando una strumentalizzazione della memoria dell’ex presidente del Consiglio.
Il comitato per il Sì, dal suo canto, ha invece accusato il ministro Antonio Tajani di voler sabotare la consultazione, ricordando il suo invito all’astensione e criticando lo stallo sulla riforma della cittadinanza.
Così, dopo trent’anni, la frase “L’Italia è il Paese che amo” è tornata al centro del dibattito politico.
Il referendum dell’8 e 9 giugno
Domenica 8 e lunedì 9 giugno si vota per cinque referendum abrogativi. Un quesito chiede di modificare le norme sulla cittadinanza e gli altri quattro riguardano il lavoro.
I seggi elettorali saranno aperti dalle 7 alle 23 di domenica, e dalle 7 alle 15 di lunedì.
Il referendum sulla cittadinanza era stato proposto all’inizio di settembre dal deputato Riccardo Magi, del partito progressista +Europa, a cui poi si erano aggiunti diversi altri partiti e associazioni, e aveva raccolto più di 637mila firme in poco tempo grazie a una massiccia mobilitazione online.
L’obiettivo è ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza regolare necessari per poter chiedere la cittadinanza: una volta ottenuta, questa potrebbe essere trasmessa ai figli minorenni. La riforma riguarderebbe almeno 2,3 milioni di persone in Italia.
