Rexal Ford non è il vero nome del killer di Villa Pamphili, giallo sul passaporto del 46enne fermato in Grecia
Il nome del presunto assassino di Villa Pamphili, arrestato in Grecia, non sarebbe Rexal Ford: il giallo sulle identità e la testimonianza di un amico
Gli inquirenti cercano ancora di risalire all’identità della donna trovata morta a Villa Pamphili, ma adesso anche il nome del marito e presunto assassino è rimesso in discussione. Rexal Ford, fermato in Grecia per l’omicidio della figlia neonata e l’occultamento del corpo della madre nel parco di Roma, non si chiamerebbe così: il passaporto risulta autentico, ma i dati non corrispondono alle generalità presenti nei registri anagrafici Usa.
- Il nome del killer di Villa Pamphili
- L'arrivo in Italia di Rexal Ford con la famiglia
- La testimonianza sul matrimonio e la casa a Malta
Il nome del killer di Villa Pamphili
Le nuove incongruenze sull’identità del presunto assassino di Villa Pamphili sono state riportate dal Tg1 e infittiscono ancora di più il mistero attorno a Rexal Ford, arrestato e al momento recluso sull’isola di Skiathos, in attesa delle procedure di estradizione.
In Grecia è stato rintracciato e fermato a distanza di sei giorni dal ritrovamento dei cadaveri della moglie e della bimba, sulla quale sono in corso le verifiche del Dna per accertare che fosse effettivamente figlia della coppia.
ANSA
Il luogo del ritrovamento del cadavere della donna a Villa Pamphili a Roma
L’arrivo in Italia di Rexal Ford con la famiglia
Oltre all’analisi dei campioni genetici prelevati dall’uomo, gli inquirenti stanno tracciando tutti gli spostamenti del 46enne attraverso il suo smartphone, movimenti bancari, testimonianze e telecamere di videosorveglianza.
Dalle indagini è emerso che l’uomo sarebbe arrivato in Italia ai primi di aprile, nonostante il suo ingresso non sia stato registrato, e si sarebbe mosso facendo acquisti con carte di credito e con addosso diverse Sim, dalle quali verranno estrapolati i tabulati.
Il 7 maggio il 46enne si è presentato come regista indipendente in una società di produzione cinematografica a Roma, sfruttando proprio il nome di uno sceneggiatore connazionale e proponendo una sceneggiatura su un film da girare a Firenze.
“Parlava inglese, era curato” hanno detto a Repubblica i dirigenti della casa di produzione che hanno avuto l’appuntamento con Rexal Ford, con il tramite di uno sceneggiatore inglese.
L’8 giugno, un giorno dopo il ritrovamento dei cadaveri della moglie e della neonata, il presunto regista ha inviato una mail alla società per chiedere riscontri sul finanziamento.
L’11 giugno la partenza per la Grecia da Fiumicino, senza bagagli e con gli stessi vestiti con il quale è stato sottoposto a controlli della polizia il 5 giugno con la bambina in braccio.
La testimonianza sul matrimonio e la casa a Malta
Gli inquirenti sono al lavoro per ricostruire il quadro familiare seguendo anche un’altra pista, che porterebbe a Malta.
Nell’isola la coppia si sarebbe sposata e lì sarebbe nata anche la bambina: nei registri dei matrimoni gli investigatori contano di trovare il vero nome della giovane donna.
Nel frattempo è emersa anche la testimonianza di un amico della coppia, Oskar Christian, cantante e chitarrista di musica messicana conosciuto con il nome di El Mariachi, che a Repubblica ha raccontato di aver vissuto a casa della coppia.
L’uomo ha affermato come Ford fosse tutt’altro che un clochard, ma che “aveva diverse proprietà, da quello che ricordo, affittavano case su Airbnb. Io, per un periodo, sono stato loro ospite. Erano super simpatici, gli volevo bene. Abbiamo vissuto bei momenti insieme”.
“Rexal aveva mille interessi: regista, sceneggiatore, produttore. Conosceva la vita e il mondo” ha detto ancora, sostenendo che il 46enne provenisse da una famiglia benestante e di artisti, mentre la moglie era “un genio dell’informatica, una sorta di hacker. Il suo soprannome era Stella, ma non credo si chiamasse così. Mi pare fosse russa, o forse islandese, comunque del Nord Europa”.
