Riforma Giustizia su separazione delle carriere non convince del tutto Nordio e Gratteri attacca il Governo
Polemiche sulla Riforma della Giustizia sulla separazione delle carriere dei magistrati: l'ammissione del ministro Nordio e l'attacco di Gratteri
Il via libera definitivo del Parlamento alla Riforma della Giustizia sulla separazione delle carriere dei magistrati ha scatenato polemiche. Il ministro Carlo Nordio ha ammesso che “ci sono ragioni per essere perplessi”, mentre il procuratore Nicola Gratteri ha criticato il Governo Meloni.
- Cosa prevede la Riforma della Giustizia sulla separazione delle carriere
- Il commento del ministro Nordio sulla Riforma della Giustizia
- L'attacco di Nicola Gratteri al Governo Meloni
Cosa prevede la Riforma della Giustizia sulla separazione delle carriere
Il Parlamento ha approvato in via definitiva (tra le polemiche) la Riforma della Giustizia che introduce in Costituzione la separazione delle carriere dei magistrati. Sia la maggioranza che le opposizioni hanno già annunciato di voler promuovere un referendum confermativo.
Il cuore della riforma consiste nell’introduzione di una netta separazione tra giudici e pubblici ministeri: a oggi tutti i magistrati seguono lo stesso percorso formativo e nei primi 10 anni di carriera possono cambiare funzione una volta, passando dal ruolo giudicante a quello requirente oppure viceversa. Con la riforma, questo passaggio è definitivamente bloccato, con i giudici e pm che seguiranno due percorsi separati e non comunicanti. Un’altra novità prevista dalla Riforma della Giustizia è la creazione di due Csm, uno per la magistratura requirente e l’altro per quella giudicante, entrambi presieduti dal Capo dello Stato.
I punti principali della Riforma della Giustizia.
Il commento del ministro Nordio sulla Riforma della Giustizia
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, in alcune dichiarazioni riportate da Il Fatto Quotidiano, ha dichiarato di credere “moltissimo” in questa Riforma, aggiungendo però che ” ci sono sicuramente delle ragioni per essere perplessi su alcune scelte della legge costituzionale”.
A proposito del referendum, Nordio ha detto: “Il prossimo step è il referendum. Io mi auguro che non venga politicizzato, trovo improprio che si ripeta la tiritera dell’attentato alla Costituzione”.
Il ministro ha aggiunto: “La mancanza di confronto non è stata colpa nostra. L’Associazione Nazionale Magistrati ha subito risposto con uno sciopero, l’opposizione si è opposta nettamente ai due principi fondamentali della Riforma, la separazione delle carriere e il referendum, poi è ovvio che il dialogo manchi. Nell’ambito delle leggi attuative che faremo, però, qualcosa si può recuperare”.
L’attacco di Nicola Gratteri al Governo Meloni
Il procuratore Nicola Gratteri, considerato simbolicamente a capo del comitato per il No, ha dichiarato proprio a Il Fatto Quotidiano: “Non sono e non mi sento a capo di alcun comitato”. Poi ha aggiunto: “Sono contrario alla separazione delle carriere per più motivi”.
Secondo Gratteri, tra i vari motivi, ci sarebbe che la Riforma della Giustizia voluta dal Governo Meloni rappresenterebbe “il primo step di un percorso diretto alla sottoposizione del pm alla politica, che indicherà prima quali reati perseguire e poi come controllare l’esercizio dell’azione penale. I politici sono insofferenti al controllo di legalità“.
In risposta alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha affermato che la Riforma renderà “la Giustizia più giusta”, Gratteri ha detto: “I problemi che maggiormente affliggono la Giustizia sono: durata dei processi e carcere come luogo di pena. La separazione delle carriere non riguarda né l’uno né l’altro”.
Gratteri ha ribadito il concetto anche in un’intervista concessa a La Notizia, in cui ha anche affermato che la Riforma “renderà più difficile per i cittadini l’accesso al sistema Giustizia” e che “verrà mortificato il principio di uguaglianza di tutti di fronte alla legge, aumenteranno i costi per coloro che si troveranno loro malgrado ad affrontare un processo e che di fronte a un pm avvocato dell’accusa – non più garante terzo dei diritti di tutti i cittadini davanti alla legge – dovranno pagare parcelle ancor più elevate ai propri difensori. Per non parlare della triplicazione dei costi pubblici che ricadranno sui cittadini con l’istituzione del doppio Consiglio Superiore della Magistratura e dell’Alta Corte disciplinare”.