Robert Francis Prevost eletto nuovo Papa, l'ipotesi del messaggio a Trump: l'americano Leone XIV vuole la pace
Il nuovo Papa, Robert Francis Prevost, ha invocato subito la pace nel mondo: cosa può cambiare dall'argentino Francesco all'americano Leone XIV
Una fumata bianca a metà pomeriggio poi, dopo circa un’ora, l’annuncio del nome del nuovo Papa, il cardinale Robert Francis Prevost, ora Leone XIV. La scelta del successore di Bergoglio è arrivata dopo appena 4 scrutini, che avevano lasciato intendere che ci potesse essere una convergenza sul candidato, confermando anche le previsioni della vigilia. Il favorito pre-Conclave era monsignor Pietro Parolin, ma anche le quotazioni di Prevost, nelle ultime ore, erano salite parecchio. Per la scelta del 267esimo Santo Padre era necessaria una maggioranza dei due terzi, ossia 89 cardinali sui 133 elettori. Non si esclude che a prevalere, di fronte a una divisione interna al Conclave, sia stata la scelta su un cardinale di mediazione. Leone XIV ha parlato dell’importanza della pace, parola citata più volte: un messaggio anche al connazionale Donald Trump? Secondo alcuni sì, come don Stefano Stimamiglio, direttore di Famiglia Cristiana: la sua intervista a Virgilio Notizie.
- Chi è Robert Francis Prevost
- Perché ha scelto Leone XIV come nome: qual è il significato
- Le posizioni rispetto a Bergoglio
- Il rapporto con Donald Trump
- L’intervista a don Stefano Stimamiglio
Chi è Robert Francis Prevost
La formula dell’Habemus papam è stata pronunciata dal cardinale protodiacono, Dominique Mamberti.
Dall’iconico balcone si è poi affacciato Robert Francis Prevost, nato il 14 settembre 1955 a Chicago (Illinois), da una famiglia di origini francesi, spagnole e italiane.
Fonte foto: Getty
A 69 anni appartiene, come lui stesso ha ricordato nel primo discorso, all’ordine di Sant’Agostino dal 1981.
È stato a lungo missionario in Perù, per questo le sue prime parole sono state anche in spagnolo.
Negli anni scorsi è stato accusato di aver coperto o non indagato a sufficienza su presunti abusi sessuali di rappresentanti della Chiesa, in America e in Perù: accuse sempre respinte con forza.
L’ultimo incarico è stato come prefetto del Dicastero dei Vescovi, cioè la persona responsabile della selezione dei vescovi in tutto il mondo.
Perché ha scelto Leone XIV come nome: qual è il significato
Il nome scelto dal nuovo Papa eletto richiama Leone XIII, noto per la sua sensibilità e impegno sociale.
L’enciclica più famosa di Leone XIII, Rerum Novarum, promulgata nel 1891, faceva leva su argomenti nuovi per la Chiesa, ma importantissimi per la popolazione, come:
- tutela dei ceti deboli e dei poveri
- tutela dei diritti delle donne
- tutela dei diritti dei bambini
- ammonimento della classe operaia affinché non sfogasse la propria rabbia attraverso idee rivoluzionarie
- tutela della classe operaia, con la richiesta ai padroni di non trattare i dipendenti come schiavi
Le posizioni rispetto a Bergoglio
Ad accomunarlo a Bergoglio, la conoscenza del mondo latino, da cui l’argentino Francesco proveniva.
Dal carattere schivo e, secondo il New York Times, meno “caloroso” rispetto al suo predecessore, avrebbe una posizione differente e più conservatrice sull’inclusione nella Chiesa della comunità LGBTQIA+ e su un maggior coinvolgimento delle donne in ruoli clericali.
Nonostante questo, è considerato comunque progressista.
Il rapporto con Donald Trump
Prevost è il primo Papa americano e proprio dal presidente statunitense, Donald Trump, sono arrivate le prime congratulazioni.
Gli Usa hanno avuto solo due presidenti cattolici, Joe Biden e John Fitzgerald Kennedy, quindi resta l’incognita dei possibili rapporti con l’attuale capo della Casa Bianca, caratterizzato da un atteggiamento e un carattere muscolare in contrapposizione con quelli pacati del nuovo Pontefice.
Per quel che riguarda i conflitti mondiali, l’età di Prevost e la consistente presenza di rappresentanti del mondo musulmano ed ebreo nella società statunitense potrebbero agevolare il dialogo di Leone XIV con il mondo mediorientale.
L’intervista a don Stefano Stimamiglio
Le prime parole di Leone XIV hanno rappresentato un grande messaggio di pace, parole scandita più volte. Può essere un segno di continuità rispetto a quella definizione di Bergoglio di “guerra mondiale a pezzi”?
“Sì, anche noi come gruppo editoriale abbiamo citato questa espressione più volte, specie ora che assistiamo a una crescente conflittualità tra India e Pakistan, che sono due potenze nucleari, e che si somma alle crisi in Medio Oriente e in Ucraina. Il suo primo messaggio, dunque, è molto significativo. D’altro canto Prevost viene da una lunga esperienza in America latina, è il meno ‘statunitense’ tra i cardinali USA, e ha una grande esperienza in mezzo ai poveri. Lo dimostra anche il suo saluto, in spagnolo, ai fedeli provenienti dal Perù che lo ha fatto emozionare: è un segno di grande umanità, tratto che lo accomuna a Bergoglio”.
Come Bergoglio potrebbe continuare a dare priorità alla Chiesa dei poveri e degli ultimi?
“Certo e la Chiesa del resto è sempre in cammino verso l’idea di unità nel mondo e al suo interno. È significativo che abbia scelto il nome di Leone, richiamandosi a Leone XIII, il Papa delle encicliche sociali, il primo Pontefice che ha preso atto il mondo era cambiato, tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. Era il periodo in cui le masse proletarie si riunivano 900 mass e della sua enciclica Rerum novarum, con la quale per la prima volta si parlò di lavoro, di condizioni di lavoro umano e ingiustizie sociali”
È anche considerato un Papa progressista. Potrebbe esserlo anche nei confronti della comunità LGBTQ+ e delle donne nella Chiesa?
“Credo sia troppo presto per dirlo, sono temi dei quali si discute comunque non da adesso: Papa Francesco ha istituito una decina di commissioni per affrontare questi aspetti, come il ruolo delle donne nel diaconato e queste commissioni continueranno a lavorare. Poi si tireranno le somme in occasione del sinodo, per ora bisogna attendere. In ogni caso si tratta di iniziative che non sono centrali in un discorso più ampio di evangelizzazione della Chiesa, ma che rientrano in un ambito interno. Il fatto che sia stato nominato come responsabile del Dicastero dei vescovi, cioè colui che nomina gli altri vescovi nel mondo, rappresenta comunque un segno di continuità”.
In molti hanno accostato, invece, la sua nazionalità all’attuale amministrazione americana. Che tipo di rapporti ci si può aspettare?
“La sua nazionalità di origine è certamente importante perché si tratta di un cardinale americano, anche se non il più conservatore, anzi. Ma stiamo alle sue prime parole: ha parlato di ponti in un tempo di divisioni, lui che è Pontefice, cioè dal latino ‘colui che getta ponti’. Potrebbe essere un messaggio forte proprio agli Stati Uniti, in un’epoca in cui la geopolitica è cambiata enormemente proprio a causa della nuova amministrazione Trump. Si tratta di una presidenza ha sta compiendo passi in contrasto con la sociale della Chiesa, ad esempio sui migranti, sulla politica sanitarie e sui fondi destinati agli aiuti umanitari, come per l’agenzia USAID. Di fronte a un approccio così muscolare della Casa Bianca l’auspicio è proprio quello di gettare un ponte verso l’America che sta cambiando”.
