Roberta Petrelluzzi punge Franca Leosini, tensione tra le giornaliste Rai: "Si faceva trattare da diva"

Roberta Petrelluzzi (Un giorno in pretura) ha dato della "diva" a Franca Leosini (Storie maledette) nel corso di un'intervista senza peli sulla lingua

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Roberta Petrelluzzi, decana della cronaca nera sul piccolo schermo, si è tolta qualche sassolino dalla scarpa parlando delle profonde differenze fra il suo modo di fare tv e quello di Franca Leosini, conduttrice di Storie maledette. “Siamo due opposti – ha raccontato – Leosini era la diva“. “Mi rivedo più nella Sciarelli”, ha aggiunto mostrando vicinanza alla conduttrice di Chi l’ha visto? su Rai 3.

Roberta Petrelluzzi su Franca Leosini

La figura del pretore non c’è più, essendo stata abolita da una legge del 1998. Però Un giorno in pretura di Roberta Petrelluzzi, da quarant’anni, c’è ancora.

Il programma che portò la cronaca nera nelle case degli italiani c’era prima delle Storie maledette di Franca Leosini, del Telefono giallo di Corrado Augias, di Chi l’ha visto? e di Quarto grado.

Roberta Petrelluzzi Franca LeosiniFonte foto: IPA

Roberta Petrelluzzi

I rotocalchi hanno spesso parlato di una presunta rivalità fra le due signore del giallo, Petrelluzzi e Leosini.

Il volto di Un giorno in pretura ha detto la sua nel corso di un’intervista rilasciata a Repubblica.

“Siamo due opposti. Leosini era la diva. Lei diceva sempre ‘Io. Io. Io di cosa sono capace’. Bravissima eh. Con quel modo di scrivere ampolloso. Diceva ‘io non leggo, solfeggio’. Una precisione, una puntualità che non è la mia. Io se mi toglievano una puntata dicevo, ‘meno male ragazzi’. Lei lottava, “come vi permettete?”. Non è che non correva buon sangue ma eravamo due mondi. Mi rivedo più nella Sciarelli, più ruspante, verace. Lei mette sempre il petto avanti, non difende sé stessa, difende i suoi. Leosini non aveva i suoi, c’era solo lei. Era una diva e si faceva trattare da diva”.

All’intervistatrice che chiede se anche lei amasse essere trattata con certi riguardi, Petrelluzzi ha risposto in questi termini:

“Non ci ho mai tenuto. Io l’autorevolezza l’ho sempre cercata attraverso l’impegno. Detto così sembra che sono una stronza che dice ‘guarda come sono brava’. Che poi un po’ stronza lo sono veramente”.

Del rapporto con Leosini, Petrelluzzi ne aveva già parlato nell’ottobre del 2022 intervenendo a Tv Talk:

“Il mio rapporto con Franca Leosini è un rapporto fra colleghe. Siamo molto diverse. Lei è più star, è più brava, più capace. Io sono più dietro le quinte”.

Chi è Roberta Petrelluzzi

Roberta Petrelluzzi è nata ad Adrara San Martino (Bergamo) l’1 gennaio 1944. Dopo la laurea in Scienze Biologiche a Milano venne assunta come ricercatrice presso la facoltà di Medicina e Chirurgia della Sapienza di Roma. Nel 1979 vinse un concorso indetto dalla Rai per una posizione di programmista regista.

Negli anni successivi divenne conduttrice di diversi programmi (La posta del cittadino, L’anno santo e Roma città-anticittà). Dal 1985 è autrice e conduttrice di In pretura, poi diventato Un giorno in pretura. Suoi anche altri programmi, come La valle del TorbidoAlé…oh…oh Roma – Inter con gli ultras, fra gli altri.

Chi è Franca Leosini

Franca Leosini (Lando è il nome da nubile) è nata a Napoli il 16 marzo 1934. Dopo la laurea in Lettere moderne ha cominciato a lavorare per la sezione culturale de l’Espresso.

È stata direttrice del mensile Cosmopolitan e successivamente ha curato la pagina culturale de Il Tempo. Dal 1988 collabora con la Rai. Prima divenne autrice di Telefono giallo, condotto da Corrado Augias. Poi prese la conduzione dei programmi Parte Civile e I grandi processi, con Sandro Curzi.

Oggi è famosa soprattutto per Storie maledette e per il suo stile di conduzione, elegante e dal lessico forbito. Stile che l’ha fatta diventare, fra l’altro, un’icona gay.

Perché siamo attratti dal true crime

La passione per il true crime – storie vere di crimini violenti – è esplosa negli ultimi anni, alimentata da podcast, serie tv e documentari. Come spiegano le psicoterapeute Anna Cappa e Cristina Colantuono in un articolo per istitutopsicoterapie.com (“Il fascino della TRUE CRIME: perché siamo ossessionati dai crimini violenti”), questo interesse affonda le radici nella nostra psicologia evolutiva.

Ascoltare questi racconti – infatti – ci aiuta a riconoscere i pericoli, come se fosse un addestramento mentale. Ma c’è di più: i crimini violenti ci attraggono perché rappresentano un disordine che vogliamo comprendere, per ristabilire un senso di controllo.

E l’empatia per le vittime si mescola a una curiosità, creando un mix emotivo potente. A livello culturale, questi racconti riflettono paure collettive e ingiustizie sociali.

Mutatis mutandis, aveva già riflettuto sul tema Aristotele, nella Poetica, ragionando sul concetto di “catarsi” nella tragedia: secondo il filosofo, la tragedia ha la funzione di purificare l’animo dello spettatore attraverso le emozioni di pietà (eleos) e terrore (phobos). Per Aristotele attraverso l’identificazione e il coinvolgimento, lo spettatore che assiste a una tragedia dell’umano si purifica interiormente, uscendo dal teatro con maggiore consapevolezza di sé e del mondo.

Roberta Petrelluzzi Franca Leosini Fonte foto: ANSA
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