Scomparsa Mirella Gregori, persa la testimonianza su un'auto che la pedinava: la relazione con il caso Orlandi

Un anno prima della scomparsa Mirella Gregori e una sua amica sarebbero state pedinate da due uomini a bordo di un'auto: le analogie col caso Orlandi

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Un’auto avrebbe pedinato Mirella Gregori circa un anno prima della sua scomparsa. Lo ha riferito Simona De Santo nel corso della sua audizione davanti alla Commissione Bicamerale d’Inchiesta sui casi Orlandi e Gregori. Simona, ai tempi amica di Mirella, rivela che quando al mattino andavano insieme a prendere l’autobus che le avrebbe portate a scuola “eravamo seguite da una macchina scura. A bordo c’erano due uomini. Sembravano mediorientali“. De Santo rivelò questi episodi alle forze dell’ordine dopo la scomparsa dell’amica, “ma la deposizione non si trova”, ha riferito ai commissari. Nello stesso anno – il 1983 – scomparve Emanuela Orlandi e la sua amica Raffaella Gugel riferì che per un periodo era stata pedinata sull’autobus “da un giovane con fattezze mediorientali”.

Mirella Gregori pedinata con una sua amica?

Giovedì 9 ottobre la Commissione Bicamerale d’Inchiesta Gregori-Orlandi ha ascoltato Simona De Santo, amica di Mirella Gregori.

La donna ha riferito che nel 1982, un anno prima della scomparsa di Mirella, quando erano solite incamminarsi verso l’autobus che ogni mattina le accompagnava all’Istituto padre Reginaldo Giuliani, notò un’auto che sembrava pedinarle.

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Mirella Gregori fu pedinata con un’amica un anno prima della scomparsa? C’è un collegamento con il caso di Emanuela Orlandi?

“Mi sono accorta che eravamo seguite da una macchina scura. A bordo c’erano due uomini. Sembravano mediorientali”.

Simona De Santo, andando nello specifico, ha aggiunto: “Quando scendevamo dal bus c’era, ai tempi, un negozio di articoli religiosi e tante volte ho visto questa macchina scura di grande cilindrata“, ma sul colore ha ricordi sbiaditi. “Sono incerta se di colore nero o verde scuro”, ha aggiunto.

Il verbale scomparso

Eppure di questa sua testimonianza non esisterebbe traccia. De Santo ha dichiarato che fu sentita dai carabinieri nei primi mesi dopo la scomparsa di Mirella Gregori: “Andai da sola e ricordo questa verbalizzazione; fui ascoltata da una persona e vedevo due faldoni con il nome della mia amica e di Emanuela Orlandi”.

Dunque “questa cosa l’ho detta e verbalizzata”, eppure “la deposizione non si trova“.

I due uomini misteriosi

Nel corso dell’audizione Simona De Santo, oggi 58enne, ritorna sul ricordo di quei due uomini misteriosi a bordo dell’auto scura di grossa cilindrata. “Una volta sono scesi, guardavano e basta, non hanno detto nulla”, ha riferito ai commissari.

“Erano persone non italiane, con la pelle abbastanza scura, le ho definite ‘mediorientali’ ma non so dire la nazionalità”, ha aggiunto, dimostrandosi “certa” che quelle due persone fossero concentrate proprio su Mirella e lei.

Il collegamento con il caso Emanuela Orlandi

Appresa questa audizione il giornalista Fabrizio Peronaci, che da tempo si occupa del caso, sul Corriere della Sera scrive che un episodio analogo riguarda la scomparsa di Emanuela Orlandi. Mirella Gregori scomparve il 7 maggio 1983, Emanuela Orlandi svanì nel nulla poco più di un mese dopo, il 22 giugno 1983.

A proposito di Emanuela, Peronaci riporta alla memoria la deposizione di Raffaella Gugel, ai tempi amica e concittadina vaticana di Orlandi, che agli inquirenti raccontò che ogni mattina prendeva l’autobus della linea 64 il cui capolinea si trovava proprio di fronte a Porta Sant’Anna, da cui Gugel usciva per andare a scuola. Una volta sul bus, alla fermata successiva al capolinea “saliva a bordo un uomo sui 28-30 anni” che “prendeva posto a sedere” e “mi osservava ripetutamente“. Anche in questo caso si trattava di “un giovane con fattezze mediorientali“.

Sempre Peronaci trova in questi episodi un possibile tassello del presunto ricatto internazionale: non dimentichiamo che sia la famiglia Orlandi che la famiglia Gregori, dopo la scomparsa delle loro figlie, ricevettero telefonate da presunti rapitori che chiedevano la liberazione di Ali Agca, l’attentatore di Giovanni Paolo II, in cambio del rilascio delle due ragazzine.

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