Separazione delle carriere, riforma approvata tra l'attacco di Scarpinato a Berlusconi e cartelli in aula
Approvata la riforma della giustizia sulla separazione delle carriere tra tensioni e cartelli: cosa prevede e quando ci sarà il referendum
Bagarre in Senato giovedì 30 ottobre, nel giorno dell’approvazione della riforma della giustizia, durante le dichiarazioni di voto sulla separazione delle carriere dei magistrati. Pierantonio Zanettin, esponente di Forza Italia, ha parlato di "riforma costituzionale più significativa dal Dopoguerra", prendendo la parola dal seggio di Silvio Berlusconi. Poi, Roberto Scarpinato del M5S ha fatto esplodere la tensione con un intervento contro il Cav, dicendo che non fosse un "fiore di giglio", alludendo ai suoi guai giudiziari. Immediata la reazione della maggioranza, mentre l’opposizione (Pd, M5S e AVS) ha mostrato i cartelli con scritto "No ai pieni poteri" dopo l’approvazione della riforma, passata con 112 voti a favore.
- La dedica di Forza Italia a Silvio Berlusconi
- L'attacco di Scarpinato del M5S
- La risposta di Licia Ronzulli e Lucia Malan
- Riforma approvata con 112 voti
- I cartelli dell'opposizione contro i "pieni poteri"
- Cosa prevede la riforma della giustizia
La dedica di Forza Italia a Silvio Berlusconi
Dal seggio appartenuto in passato a Silvio Berlusconi, il senatore azzurro Pierantonio Zanettin ha voluto dedicare al suo storico leader la giornata del voto sul ddl relativo alla separazione delle carriere dei giudici.
Questo il suo intervento:
"Sarà la più significativa riforma costituzionale dal Dopoguerra. Oggi, come nel luglio scorso, parlo dal seggio che è stato del nostro rimpianto presidente Silvio Berlusconi. Che per tutta la sua carriera si è battuto contro la giustizia ingiusta e che per primo ha voluto inserire nel programma del centrodestra la separazione delle carriere. A lui vogliamo dedicare questa storica giornata".
L’attacco di Scarpinato del M5S
Quando è toccato a Roberto Scarpinato fare la sua dichiarazione di voto, il senatore del M5S ha fatto esplodere l’Aula.
Ecco l’intervento completo:
"Per la prima volta una riforma della Costituzione viene imposta dal Governo con un testo blindato, trasformando i parlamentari di maggioranza a semplici comparse. Un atto di imperio unilaterale che si vorrebbe imporre a una vasta parte del Paese che non si riconosce nei partiti di Governo che rappresentano una minoranza, perchè la coalizione ha raccolto alle ultime elezioni 12 milioni e 300 mila voti, corrispondenti a meno di un quarto degli aventi diritto al voto. Questa riforma è una tessera di una guerra alla Costituzione, un risiko del potere. In Italia esiste una larga maggioranza di italiani di destra, di centro e di sinistra che non se la bevono la panzana che Berlusconi , Dell’Ultri, Cosentino, Matacena, Previti, Galan erano tutti fiori di giglio e sono stati condannati dalla magistratura politicizzata. La maggioranza degli italiani sa bene che sono stati condannati perchè esistevano delle prove della loro colpevolezza e non è disposta a consegnare l’Italia a una politica che non sa autoregolarsi ed emendarsi e che continua a celebrare come vittime uomini simbolo di una politica corrotta e collusa con le mafie".
Immediata la protesta di Forza Italia, col presidente Ignazio la Russa costretto a intervenire per riportare l’ordine.
La Russa ha permesso a Scarpinato di concludere l’intervento difendendo "la libertà di esprimersi" e lanciando anche una stoccata al M5S, "vedo che il gruppo è un po’ agitato…".
La risposta di Licia Ronzulli e Lucia Malan
Licia Ronzulli, senatrice di Forza Italia e per anni al fianco di Silvio Berlusconi, ha risposto a Scarpinato aggiungendo all’elenco Chiara Appendino, ex sindaca di Torino, anche lei condannata in Cassazione a 1 anno e 5 mesi per i fatti di piazza San Carlo. Anche Ronzulli è stata richiamata all’ordine da La Russa.
La capogruppo di Forza Italia, Lucia Malan, ha invece dichiarato che "due Governi Berlusconi sono caduti per questo, come anche un Governo Prodi è caduto per una inchiesta giudiziaria finita nel nulla. Scarpinato doveva dire anche dei processi in cui si è arrivati all’assoluzione".
Riforma approvata con 112 voti
Poi si è passati alla votazione, che ha dato il via libera definitivo del Parlamento alla riforma del ministro Carlo Nordio:
- 112 voti a favore
- 59 voti contrari
- 12 astenuti
Era già passata alla Camera (anche lì c’era stata bagarre): dopo l’ok del Senato parte l’attesa per il referendum popolare, su cui si gioca probabilmente anche la vita della legislatura, previsto nella primavera 2026 (tra marzo e aprile, secondo la previsione di Nordio).
Come annunciato dal capogruppo di Forza Italia, Maurizio Gasparri, sarà lo stesso centrodestra a raccogliere le 500 mila firme necessarie.
I cartelli dell’opposizione contro i "pieni poteri"
Dopo l’approvazione, dai banchi dell’opposizione (Pd, M5S e AVS), i senatori si sono alzati mostrando dei cartelli con sopra scritto "No ai pieni poteri".
Cosa prevede la riforma della giustizia
Come riassunto da Pagella Politica, ecco i punti salienti della riforma:
- separazione netta tra giudici e pubblici ministeri: oggi tutti i magistrati seguono il medesimo percorso formativo e nei primi 10 anni di carriera possono cambiare funzione una volta, passando dal ruolo giudicante a quello requirente o viceversa. Con le nuove regole, ogni magistrato dovrà scegliere sin dall’inizio se diventare giudice o pm. L’obiettivo, secondo i promotori della riforma, è la maggiore imparzialità dei giudici; chi la critica, invece, suggerisce che potrebbe aumentare l’influenza della politica sulla magistratura;
- creazione di due Consigli superiori della magistratura distinti, uno per i giudici e uno per i pubblici ministeri, con membri scelti tramite sorteggio per limitare il peso delle correnti interne all’Associazione nazionale magistrati (Anm);
- introduzione dell’Alta Corte disciplinare, nuovo organo composto da 15 membri che dovrà decidere sulle sanzioni ai magistrati (oggi di competenza del Csm).
Dopo l’eventuale entrata in vigore della riforma, il Parlamento dovrà approvare entro un anno altre norme per adeguare il sistema giudiziario, tra cui le regole specifiche per il funzionamento dei due nuovi Consigli superiori della magistratura.