Villa Pamphili, i sospetti dell'amico di Rexal Ford sul lavoro della moglie: "Non può essere stato lui"
Un amico di Rexal Ford, e della moglie trovata morta a Villa Pamphili, lancia sospetti sul lavoro di lei, descritta come una "Robin Hood della rete"
Mentre il caso di Villa Pabmphili si ingarbuglia, la testimonianza di un amico del presunto assassino tratteggia i contorni di un intrigo internazionale. Si tratta di un cantante di musica messicana, Oskar Christian, che dice di aver vissuto nella casa di Rexal Ford e della moglie a Malta, di non riuscire a credere che il 46enne possa aver ucciso la donna e la figlia, lanciando piuttosto sospetti sul lavoro di lei.
- L'identità di Rexal Ford e della donna
- Le indagini sul caso di Villa Pamphili
- La testimonianza dell'amico della coppia
L’identità di Rexal Ford e della donna
Nell’ambito dell’indagine sui cadaveri della neonata e della mamma scoperti a Villa Pamphili a Roma, gli investigatori sono al lavoro per chiarire innanzitutto l’identità della donna e del marito, presunto assassino.
Il corpo della moglie è stata trovato senza documenti e di lei, al momento, si sa soltanto che, durante i tre controlli di polizia ai quali è stata sottoposta per le strade di Roma dopo l’aggressione subita dal compagno, ha detto agli agenti di chiamarsi Stella e che, secondo quanto riportato dal Tg1, sarebbe una 29enne di origini russe o ucraine.
ANSA
I rilievi della polizia scientifica a Villa Pamphili
Il presunto marito, Rexal Ford, è stato individuato e arrestato nell’isola greca di Skiathos, in attesa delle procedure di estradizione in Italia o, come da richiesta fatta da lui stesso, che venga rimpatriato negli Stati Uniti.
Ma anche la sua identità non è più certa dopo la scoperta che il nome riportato sul passaporto non coinciderebbe con quello inserito nei registri dell’anagrafe statunitense, nonostante il documento valido per l’espatrio risulti autentico.
Le indagini sul caso di Villa Pamphili
Un campione del suo Dna è stato inviato alla polizia scientifica per chiarire se sia effettivamente il padre della piccola trovata morta a Villa Pamphili, che teneva in braccio mentre piangeva durante l’ultimo controllo di polizia del 5 giugno.
Gli investigatori sperano di trovare elementi in più sulla famiglia dai registri dei matrimoni di Malta, isola in cui la coppia si sarebbe sposata e avrebbe una casa.
Secondo il Corriere della Sera, però, dall’anagrafe de La Valletta non ci sarebbero conferme in questo senso.
La testimonianza dell’amico della coppia
Eppure ad avvalorare questa versione è arrivata la testimonianza di un cantante e chitarrista di musica messicana, che in un’intervista a Repubblica ha affermato di aver vissuto per diversi mesi nella casa della coppia.
“Erano una coppia bellissima, si amavano – ha detto Oskar Christian – Per questo non riesco a credere a quello che è successo. Non l’avrebbe mai uccisa. Il suo soprannome era Stella, ma non credo si chiamasse così. Mi pare fosse russa, o forse islandese, comunque del Nord Europa. Credo che Rexal non mi abbia mai detto esattamente di dove fosse. Vivevamo in un contesto internazionale, c’erano anche un polacco, un coreano.”
Il musicista ha raccontato di aver conosciuto il 46enne a Malta, “dove viveva con la compagna che poi è diventata moglie” e di essere stato loro ospite per un periodo.
Secondo la sua descrizione, non solo l’uomo non è un clochard, ma sarebbe proprietario di diversi immobili che affittava per soggiorni brevi, è di famiglia benestante e “diceva di essere il figlio della rockstar Lita Ford (bassista delle Runaways e poi cantante solista, ndr). Non so se fosse vero, ma parlava spesso della presunta madre, di politici e star di Hollywood che conosceva”.
“Non posso credere che Rexal possa aver fatto una cosa del genere. Lui è un uomo di pace, un viaggiatore come me. Deve essergli successo qualcosa, forse si erano messi in giri strani. Lei era un genio dell’informatica, una sorta di hacker. Un Robin Hood della rete. Nemmeno Rexal sapeva bene quello che faceva”.
Stando alla testimonianza di Christian, l’amico di sarebbe messo in fuga per “paura che potessero fargli del male”, probabilmente “per il lavoro di lei“, un’esperta di informatica che “faceva cosa che pochi sanno fare”, alle dipendenze di “una compagnia importante e trattava dati sensibili, su questioni globali”.
