Violenza a Cortina d’Ampezzo, 3 arresti: banda puntava agli appalti delle Olimpiadi 2026, il video del blitz
Tre arresti e quattro perquisizioni a Cortina d’Ampezzo e Roma: i Carabinieri smantellano una rete mafiosa che controllava spaccio, locali e appalti.
È di tre arresti e quattro perquisizioni il bilancio di una vasta operazione condotta dai Carabinieri a Cortina d’Ampezzo e Roma, che ha portato alla luce un sistema di estorsione aggravata dal metodo mafioso finalizzato al controllo dello spaccio di stupefacenti, dei locali della movida e degli appalti legati alle Olimpiadi Invernali. L’azione, coordinata dalla Procura di Venezia e scattata nella mattinata odierna, ha visto coinvolti soggetti ritenuti vicini alla criminalità organizzata romana.
Operazione “Reset”: la fonte della notizia e i dettagli dell’indagine
Secondo quanto si legge sul sito dei Carabinieri, l’operazione, denominata “Reset”, è stata avviata nel giugno 2024 come sviluppo di precedenti attività investigative in materia di stupefacenti risalenti alla fine del 2022. L’indagine è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Venezia e ha coinvolto i militari della Compagnia di Cortina d’Ampezzo, supportati dai Nuclei Investigativi di Belluno e della Capitale.
I protagonisti: due fratelli e la rete criminale
Al centro dell’inchiesta ci sono due fratelli originari di Roma, noti per i loro precedenti di polizia e per la militanza nella frangia degli “Irriducibili” degli ultras della S.S. Lazio. I due, legati a esponenti della criminalità romana come il capo ultras Fabrizio Piscitelli, detto “Diabolik” (ucciso in un agguato nell’agosto 2019), avrebbero sfruttato la propria reputazione e i contatti criminali per consolidare la loro influenza a Cortina d’Ampezzo.
Il modus operandi: intimidazioni e violenza per il controllo del territorio
Gli indagati, frequentatori abituali di Cortina d’Ampezzo soprattutto durante le vacanze natalizie, avrebbero adottato una strategia criminale progressiva. Inizialmente, si sarebbero imposti come “boss” della malavita romana, estendendo i loro interessi illeciti e utilizzando minacce e violenza per affermare la propria supremazia. Le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia hanno confermato la presenza attiva dei due fratelli e dei loro sodali nella zona.
Le tre fasi del progetto criminale
L’inchiesta ha permesso di ricostruire un disegno criminoso articolato in tre fasi:
- Acquisizione dell’egemonia sullo spaccio di stupefacenti a Cortina d’Ampezzo, tramite la creazione di una rete di pusher e l’intimidazione di assuntori insolventi e spacciatori estranei al gruppo.
- Controllo diretto e indiretto di locali pubblici della movida, imponendo l’organizzazione di eventi e l’ingaggio di personale compiacente attraverso una società di copertura con sede legale a Roma. Questa fase aveva anche lo scopo di favorire e monitorare lo spaccio all’interno dei locali.
- Infiltrazione negli eventi privati e tentativi di corruzione negli appalti legati alle Olimpiadi Invernali “Milano-Cortina 2026”, con l’obiettivo di ottenere vantaggi economici e illeciti.
Episodi emblematici: violenza e minacce per affermare il potere
Tra i numerosi episodi riportati nel provvedimento spiccano atti di particolare gravità:
- L’agguato a un assuntore di stupefacenti moroso, sequestrato e rinchiuso nel portabagagli di un’auto, minacciato di morte.
- Due pestaggi ai danni di dipendenti di un ristorante e di un albergo, colpevoli di essere spacciatori “non autorizzati”.
- Minacce di morte rivolte al titolare di un noto rifugio-ristorante-discoteca, per imporre servizi ed eventi gestiti dal gruppo.
- L’aggressione a un organizzatore di eventi, trascinato in un bosco in pieno inverno, malmenato e minacciato con una pistola per costringerlo a interrompere attività non approvate dal sodalizio e a rendicontare gli incassi.
- Un tentativo di estorsione ai danni di un componente della Giunta comunale di Cortina d’Ampezzo, al quale gli indagati si sono presentati come “imprenditori” e persone influenti prima delle elezioni amministrative di giugno 2022, offrendo sostegno elettorale in cambio dell’assegnazione di appalti per i lavori pre-olimpici. Dopo le elezioni, hanno inviato un messaggio minatorio tramite un conoscente comune, reclamando l’assegnazione di lavori che non è mai avvenuta.
Le indagini: intercettazioni, pedinamenti e testimonianze
L’attività investigativa si è protratta per oltre un anno e ha previsto l’utilizzo di tecniche sofisticate come intercettazioni telefoniche e ambientali, installazione di telecamere, oltre a metodi tradizionali quali osservazioni, pedinamenti e audizioni di vittime e testimoni. Un ruolo fondamentale è stato svolto dalle testimonianze di cittadini, esercenti e amministratori locali, che, pur intimiditi dalle minacce, hanno collaborato con gli inquirenti una volta convocati, contribuendo in modo decisivo alla ricostruzione dei fatti.
Le misure cautelari e le perquisizioni
L’ordinanza di misure cautelari, emessa dal GIP di Venezia su richiesta della DDA, ha colpito tre soggetti: uno è stato condotto in carcere, uno agli arresti domiciliari e uno sottoposto all’obbligo di dimora a Roma. Contestualmente, sono stati eseguiti decreti di perquisizione nei confronti di quattro persone indagate per concorso negli stessi reati.
Carabinieri
Il presente articolo è stato redatto con l’ausilio di sistemi di intelligenza artificiale e con una successiva verifica e valutazione umana.