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CURIOSITÀ 29 GIUGNO 2025

L’aria diventa acqua potabile, il nuovo meccanismo del MIT

Marta Ruggiero

Marta Ruggiero

Giornalista pubblicista e videomaker

Giornalista, videomaker, copywriter e content creator. Mi occupo di attualità, economia, politica, intrattenimento, costume e società. In passato ho lavorato in ambito televisivo. Osservo e racconto storie: penna e videocamera sono le mie fedeli compagne di viaggio.

In un contesto in cui le risorse scarseggiano e il surriscaldamento globale mette a rischio la salute del pianeta e di chi lo abita, gli scienziati stanno sperimentando metodi alternativi di approvvigionamento dei beni di prima necessità. L’acqua potabile è uno di questi e, a quanto pare, può provenire anche dall’aria. I ricercatori del MIT, il Massachusetts Institute of Technology, infatti, hanno messo a punto un sistema che sfrutta le proprietà del vapore acqueo.

È una sorta di pluriball high-tech, che funziona anche in aree come la Death Valley. Il nome stesso – la Valle della Morte – è esemplificativo della scarsità di vita in questa zona: il deserto più arido del Nord America. Si tratta di uno strumento rivoluzionario che può dotare di un bene prezioso come l’acqua ogni parte del mondo.

Come funziona il raccoglitore di acqua potabile

Per ottenere l’acqua potabile basta che ci sia del vapore acqueo da trasformare. Il macchinario è fato con l’idrogel, un materiale altamente assorbente che è posizionato fra due strati di vetro. È come se si trovasse all’interno di una finestra, per intendersi.

Durante la notte, il dispositivo assorbe il vapore acqueo dall’atmosfera, di giorno poi l’acqua si condensa sul vetro grazie a un rivestimento che lo mantiene fresco, gocciola e viene raccolta grazie a un sistema di tubi. Il riferimento al pluriball è dovuto all’aspetto di questo raccoglitore.

Una serie di cupolette, infatti, ricordano il foglio di plastica fatto di mini-bolle d’aria utilizzato come rivestimento protettivo per imballare gli oggetti fragili. Sono proprio loro ad aumentare la superficie e a raccogliere una quantità maggiore di acqua. Come se non bastasse, è anche autonomo e non necessita di energia elettrica per essere alimentato.

Quantità e qualità: dall’aria si ottiene l’acqua migliore

Che dall’aria si possa ottenere acqua potabile è già un grande risultato, se poi si ottiene una qualità elevata e si migliora anche l’aspetto della quantità raccolta, si è a buon punto e non si deve andare nello Spazio per correre ai ripari. All’idrogel, infatti, sono stati aggiunti dei sali di litio che incrementano l’assorbimento del liquido ricavato dal vapore acqueo.

Questa sostanza, di norma, si disperde e non permette di utilizzare l’acqua senza ulteriori trattamenti. Il nuovo meccanismo del MIT, invece, comprende uno stabilizzatore di sale chiamato glicerolo che riduce la perdita al di sotto di 0,06 ppm, il limite imposto dall’US Geological Survey che non deve essere superato nelle falde acquifere se non si vogliono correre dei rischi per la salute. Inoltre i pannelli sono piccoli e facili da installare. Secondo le stime, otto da un metro per due è il numero sufficiente per soddisfare il fabbisogno di una famiglia che non ha il libero accesso all’acqua.

“Immaginiamo che un giorno si possa installare una serie di questi pannelli, con un ingombro ridotto perché sono tutti verticali – ha spiegato Xuanhe Zhao, uno degli autori dello studio e professore ai dipartimenti di ingegneria meccanica e di ingegneria civile e ambientale del MIT – Ora è possibile costruirne di ancora più grandi, o integrarli in pannelli paralleli, per fornire acqua potabile alle persone e ottenere un impatto concreto”.

È anche sostenibile economicamente. Infatti, rispetto al prezzo dell’acqua in bottiglia negli Stati Uniti, si potrebbe rientrare dai costi del dispositivo in meno di un mese e il funzionamento sarebbe garantito per oltre un anno. Adesso si aspettano i risultati di nuovi test in luoghi e condizioni diversi, ma – a occhio e croce – è una soluzione più concreta della ricerca di acqua sulla Luna.

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