Anche se non se ne parla più così spesso, il più grande problema globale è ancora la fame: grazie a nuove ricerche, però, all’orizzonte si profilano interessanti soluzioni.
Fino a poco tempo fa, una preziosa pianta perenne endemica dell’Etiopia era del tutto sconosciuta al di fuori del continente africano: grazie all’interessamento dei ricercatori britannici dei Royal Botanic Garden di Kew, una località a sud-ovest di Londra, si stanno ora approfondendo gli studi sull’Ensete ventricosum, uno pseudo banano dall’alto valore nutrizionale, che per centinaia di anni ha sfamato la popolazione etiope. Si tratta di un vegetale molto longevo, particolarmente resistente alla siccità e disponibile tutto l’anno, che ha anche la caratteristica di stabilizzare il suolo sul quale viene coltivato.
Di questo albero della famiglia delle Musaceae si consuma la farina ricavata dalle radici ricchi di amidi, con cui si preparano speciali pani ed una variante del porridge, una zuppa cremosa molto apprezzata dagli anglosassoni, che tradizionalmente la preparano con avena o mais e la servono per colazione. Le fibre dei fusti dell’Ensete possono essere lavorate per ricavarne dei tessuti, mentre tutto il materiale di scarto della pianta viene utilizzato nell’allevamento degli animali: per questo motivo, il falso banano viene anche soprannominato “albero contro la fame”.
L’equipe capitanata dal dott. James Borrel ha calcolato che se venisse estesa l’area di coltivazione dell’Ensete, al momento ristretta al sud dell’Etiopia, si potrebbero sfamare oltre 100 milioni di persone nei prossimi 40 anni, senza intaccare i delicati equilibri dell’ecosistema o dipendere dalle precipitazioni atmosferiche, spesso scarse o assenti, come attualmente accade nell’Africa subsahariana.
